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Training autogeno: il ruolo della respirazione

Nel training autogeno è fondamentale controllare la propria respirazione: questa infatti può influenzare il nostro stato emotivo ed esserne influenzata

Di Susanna Fontani

Pubblicato il 22 Mar. 2019

Aggiornato il 08 Mag. 2019 13:01

Il training autogeno è una tecnica di autorilassamento che riesce a sviluppare la correlazione fra esercizio mentale e risposta dell’organismo per raggiungere un corretto equilibrio psicofisico e alleviare i disturbi legati allo stress. Aumenta la capacità di concentrazione e apporta benefici sia a livello fisico che psicologico.

 

Il training autogeno si basa sull’apprendimento di 6 esercizi che favoriscono la consapevolezza di sé e l’acquisizione della giusta metodica di rilassamento.

La tecnica del training autogeno fu ideata dallo psichiatra tedesco Johannes Heinrich Schultz negli anni 30. Schultz si rifece alle tecniche di meditazione e ipnosi allora conosciute per sviluppare un percorso di consapevolezza autoterapico, in cui il paziente fosse in grado di raggiungere da solo, una volta acquisito il giusto allenamento, il raggiungimento dello stato di rilassamento.

Come la respirazione influisce sul training autogeno

La particolarità del training autogeno rispetto ad altre tecniche psicosomatiche è che il corpo si lascia guidare passivamente dalla mente. Questa, a sua volta, acquisisce la capacità di influenzare la risposta psicosomatica senza che il paziente debba intervenire, sfruttando solo le immagini mentali legate a una determinata condizione.

Se pensiamo alla respirazione, ci appare chiaro come già solo questa possa influenzare il nostro stato emotivo e ne sia allo stesso tempo influenzata. Uno stato di stress provoca un respiro corto e affannoso che, di conseguenza, aumenta ancora di più la sensazione di stress.

Una corretta gestione del respiro può, già di per sé, portare grandi benefici a livello psicosomatico. È molto comune, proprio a causa del costante stato di stress in cui si trova la maggior parte di noi, che il nostro respiro si trasformi, passando dalla respirazione naturale a una più forzata. Questa modalità di respirazione, detta toracica, vede il diaframma in una posizione quasi passiva. È infatti la cassa toracica a compiere il movimento per espellere l’aria. In questo modo, però, non si riesce ad effettuare il naturale ricambio totale di aria nei polmoni.

Training autogeno: perché concentrarsi a respirare bene

Gli sportivi, così come chi pratica meditazione o yoga, conoscono perfettamente l’importanza di esercitare il controllo sulla propria respirazione. Con l’esercizio del training autogeno verrà naturale acquisire il giusto modo di respirare, con un ritmo più lento, allungando i tempi di inspirazione e soprattutto di espirazione per garantire un corretto apporto di aria a tutti i tessuti.

Grazie al cosiddetto esercizio del Respiro, il soggetto acquisirà una maggior consapevolezza di come funziona il proprio organismo, fino a rendere automatica la pratica della corretta respirazione diaframmatica. Le prime volte egli dovrà cercare di respirare senza gonfiare la cassa toracica, non alzando le spalle. Egli percepirà nettamente la piacevole sensazione dell’aria che scende verso la pancia. Sarà proprio l’addome a gonfiarsi durante l’inspirazione. Facendo ciò, il diaframma scenderà verso il basso permettendo all’aria di riempire i polmoni.

Più il paziente avanzerà nell’apprendimento della tecnica del training autogeno, più sarà semplice e automatico mantenere il giusto ritmo respiratorio. La sensazione di rilassamento sarà gradualmente sempre maggiore, producendo un vero e proprio senso di benessere generale.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Schultz J.H. (1968). Il training autogeno I – esercizi inferiori. Milano: Feltrinelli.
  • Schultz J.H. (1968). Il training autogeno II – esercizi superiori. Milano: Feltrinelli.
  • Bernt Hoffmann (1977). Manuale di training autogeno. Roma: Astrolabio.
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