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Essere brutte persone è molto (troppo?) facile. Ecco perchè

Essere brutte persone e comportarsi male con gli altri sembra una tendenza innata secondo il neuroscienziato Jarrett. Ma.. conviene vederla così?

Di Chiara Daldosso

Pubblicato il 13 Mar. 2019

Essere brutte persone sarebbe la nostra innata tendenza di esseri umani. Nessuno escluso, saremmo tutti portati a dare il peggio di noi quando ci rapportiamo agli altri.

 

Lo afferma il neuroscienziato Christian Jarrett e ne avrebbe anche le prove.

Leggendo i 10 punti della ricerca di Jarrett riportati da Anna Maria Testa nell’articolo apparso recentemente su L’Internazionale, mi sorprendo a pensare in modo alternato: In effetti forse sarebbe meglio che il genere umano si estinguesse, oppure; Ma io credo nella capacità delle persone di trovare e dare il meglio di se!. Vengono in mente anche le teorie dell’approccio evoluzionista secondo cui per sopravvivere dobbiamo collaborare e cooperare con gli altri. Cooperare, aiutare ed essere empatici ci conviene. Lo sostengono anche alcuni studi neuroscientifici su altruismo ed empatia. Se ne sarebberro accorti i nostri antenati molto prima di arrivare alle forme di società attuali, perchè dovremmo averlo dimenticato proprio noi, oggi?

Essere brutte persone: ma gli altri sono peggio di me!

In effetti qualche dubbio sorge, confrontando quanto afferma Jarrett con le notizie di attualità. Secondo lui tutti tendiamo a considerare meno umane di noi le persone fragili, facenti parte di minoranze o appartenenti a culture molto diverse dalla nostra. E’ una tendenza molto pericolosa, specie se unita ad ignoranza e povertà e se al Governo ci fosse un Ministro della Paura, come quello del comico Antonio Albanese.

Oltretutto commettiamo anche parecchi errori cognitivi. L’hanno affermato premi Nobel come Kahneman. Volendo vedere del marcio ancor più di Jarrett, viene da pensare anche che qualcuno di noi lo sappia e se ne serva deliberatamente e intenzionalmente per “fregare” gli altri. Ad esempio: consideriamo solo una piccola parte di informazioni e rimaniamo in superficie. Poi, sulla base di queste poche cose che sappiamo ci costruiamo opinioni, parliamo al bar, votiamo.. Ah, come se non bastasse, di solito siamo anche convinti di saperne parecchio. In ogni caso, sempre più degli altri. Non importa se non è il nostro lavoro oppure se ci siamo fermati a leggere solo il titolo scorrendo la home di un social oppure se la nostra sia l’eccellente e famigerata Università della Strada.

Essere brutte persone: ognuno ha ciò che si merita

Un altro aspetto che provoca quasi ribrezzo, tra i dieci punti illustrati da Jarret, è la tendenza che abbiamo di pensare che, in fondo in fondo, ognuno ha quello che si merita. Esiste una giustizia divina e ognuno raccoglie quel che ha seminato, che siano malattie, relazioni o condizioni socio-economiche. Un proverbio dice Chi è causa del suo mal, pianga se stesso, in qualche modo escludendo dalle possibili cause la sfortuna, il caso, le difficoltà e non considerando che, come afferma Marsha Linehan, ognuno di noi, sebbene sommerso da enormi difficoltà, fa sempre del suo meglio, ci prova.

Agire correttemente e comportarsi bene è l’altra faccia della medaglia di questa convinzione: se mi impegno, la giustizia divina mi ripagherà, su questa terra e oltre. Se non mi impegno, me la vedrò con il senso di colpa. Ergo: chi se la passa male, chissà cosa avrà combinato per meritarselo.

Preferisco dare fiducia alle persone: mi serve perché non potrei mai vivere in solitudine e ho bisogno come il cibo di calore, amore, affetto ed amicizia. Preferisco dare fiducia alle persone perché la voglio dare anche a me: penso di poter evolvere, migliorare, perdonarmi, volermi bene. Preferisco dare fiducia alle persone perché credo profondamente che si possa crescere umanamente e secondo me si riesce più facilmente all’interno di una relazione in cui l’altro ci dà fiducia.

 

 

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