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Gli effetti terapeutici dell’attività motorio-sportiva nei disturbi da uso di sostanze

L’attività motorio-sportiva ha una buona efficacia nel trattamento delle dipendenze da uso di sostanze, in particolare sui sintomi da astinenza.

Di Vincenzo Amendolagine

Pubblicato il 06 Mar. 2019

Molte ricerche hanno evidenziato gli aspetti positivi che l’attività fisica svolge sul bisogno della sostanza, agendo sui sintomi legati all’ astinenza e incrementando la durata dell’ astinenza stessa.

 

I disturbi da uso di sostanze sono delle sindromi psichiatriche di un certo rilievo, per via dei riverberi che essi producono sulla salute fisica e mentale di chi ne è affetto. Fra di essi si possono citare il disturbo da uso di alcol, il disturbo da uso di oppiacei, il disturbo da uso di stimolanti e il disturbo da uso di tabacco. L’approccio terapeutico ai disturbi da uso di sostanze è avvenuto su due fronti, preventivo e curativo. Dal punto di vista preventivo, si sono implementate le strategie per ridurre il numero delle persone che si accostano all’uso di tali sostanze. In ambito curativo, sono stati messi a punto dei protocolli terapeutici, che prevedono l’utilizzo di farmaci e di trattamenti psicoterapeutici. Il percorso terapeutico non è affatto agevole: difatti, esiste un alto numero di ricadute, che si attesta fra il 70-85%. In virtù di ciò, diversi studi si sono occupati di ricercare terapie coadiuvanti, che possano far persistere nel tempo i risultati terapeutici ottenuti e, quindi, limitare il numero delle ricadute. Un posto di rilievo, in questo ambito, lo occupa l’attività motorio-sportiva. Essa dimostra una certa efficacia nell’ambito della terapia delle dipendenze: infatti, sembra svolgere un ruolo attivo nella riduzione dei sintomi da astinenza.

Keywords: disturbi da uso di sostanze, trattamenti terapeutici, attività motorio-sportiva.

 

I disturbi da uso di sostanze sono delle sindromi psichiatriche di un certo rilievo, per via dei riverberi che essi producono sulla salute fisica e mentale di chi ne è affetto. Fra di essi si possono citare il disturbo da uso di alcol, il disturbo da uso di oppiacei, il disturbo da uso di stimolanti e il disturbo da uso di tabacco.

Il disturbo da uso di alcol è caratterizzato da un uso eccessivo di bevande alcoliche nel corso della giornata, difficoltà a controllare la quantità di alcol ingerita, desiderio eccessivo di assumere alcol in più momenti della quotidianità, compromissione delle attività lavorative, sociali e ricreative a causa del consumo di alcol. Con il passare del tempo, il soggetto ha necessità di incrementare la quantità di alcol assunta per ottenere lo stesso risultato iniziale (tolleranza) (DSM – 5, 2014). Allorquando il consumo di alcol viene sospeso, si presenta una sindrome da astinenza, caratterizzata da una sintomatologia ben specifica. Fra i sintomi legati all’ astinenza, si possono annoverare iperattività, tremore alle mani, insonnia, senso costante di nausea, allucinazioni, che possono essere visive, tattili e uditive, stato marcato di ansia, convulsioni (DSM – 5, 2014).

Il disturbo da uso di oppiacei presenta le stesse caratteristiche cliniche del disturbo da uso di alcol, con il relativo fenomeno della tolleranza. I sintomi da astinenza sono simili a quelli osservati nell’ astinenza da alcol, con aggiunta di febbre, diarrea e dolori muscolari diffusi (DSM – 5, 2014).

Anche il disturbo da uso di stimolanti (cocaina) mostra la stessa sintomatologia descritta per le altre dipendenze e le stesse peculiarità dell’ astinenza. Parimenti anche nel disturbo da uso di tabacco si riconoscono alcune delle manifestazioni cliniche elencate per le altre dipendenze. La sindrome da astinenza da tabacco è contrassegnata da irritabilità, ansia, difficoltà di concentrazione, incremento dell’appetito, agitazione, insonnia, umore depresso (DSM – 5, 2014).

A livello mondiale, l’11,5% dei decessi sono imputabili alle conseguenze del disturbo da uso di tabacco (Reitsma e al., 2017), il 3,8% sono correlati al disturbo da uso di alcol (Rehm e al., 2009) e lo 0,4% all’utilizzo di droghe (Fisher e Roget, 2009). Infatti, il tabagismo è alla base di molte neoplasie polmonari, di malattie cardiovascolari e polmonari. Le conseguenze legate all’abuso di alcol sono rappresentate da differenti patologie, ovvero un incremento di neoplasie, disturbi cardiovascolari e malattie psichiatriche (Room e al., 2005). L’utilizzo di droghe è, frequentemente, correlato con malattie infettive (aids, epatiti virali) e disturbi psichiatrici (Chen e Lin, 2009).

L’attività motorio-sportiva nel trattamento dei disturbi da uso di sostanze

L’approccio terapeutico ai disturbi da uso di sostanze è avvenuto su due fronti, preventivo e curativo (Colledge e al., 2018). Dal punto di vista preventivo, si sono implementate le strategie per ridurre il numero delle persone che si accostano all’uso di tali sostanze. In ambito curativo, sono stati messi a punto dei protocolli terapeutici, che prevedono l’utilizzo di farmaci e di trattamenti psicoterapeutici (Leshner, 1999). L’obiettivo che questi trattamenti hanno, soprattutto nell’ambito dell’alcolismo e della tossicodipendenza, è quello di favorire la disintossicazione e, al contempo, di contenere la sintomatologia legata all’ astinenza, in vista di un completo abbandono dell’uso della sostanza (Kleber e al., 2006). Il percorso terapeutico non è affatto agevole: difatti, esiste un alto numero di ricadute, che si attesta fra il 70-85% (Ferguson e al., 2005; Moos e Moos, 2006; Xie e al., 2005). In virtù di ciò, diversi studi si sono occupati di ricercare terapie coadiuvanti, che possano far persistere nel tempo i risultati terapeutici ottenuti e, quindi, limitare il numero delle ricadute.

Un posto di rilievo, in questo ambito, lo occupa l’attività motorio-sportiva. Molte ricerche hanno evidenziato gli aspetti positivi che l’attività fisica svolge sul bisogno della sostanza, agendo sui sintomi legati all’ astinenza e incrementando la durata dell’ astinenza stessa. Dal punto di vista neurobiologico, tali effetti potrebbero essere imputabili ad una riduzione dell’attività della corteccia prefrontale (Dietrich, 2009) e ad un incremento della secrezione di BDNF (fattore di crescita delle cellule nervose) e di alcuni neurotrasmettitori, fra cui la dopamina (Heyman e al., 2012).

Fra le diverse ricerche che si sono occupate di stabilire l’efficacia dell’attività motorio-sportiva nei disturbi da uso di sostanze si possono citare le seguenti:

  • Russel e al. (1988) hanno preso in considerazione 42 donne, che fumavano una media di 23 sigarette al giorno da oltre 10 anni e che manifestavano il desiderio di smettere di fumare. Con loro sono state fatte tre sedute alla settimana di attività motorio-sportiva, che includevano il camminare e il correre. Quelle che avevano smesso di fumare mantenevano tale abitudine anche a distanza di 3, 6 e 18 mesi dall’inizio dell’attività motorio-sportiva.
  • La ricerca di Marcus e al. (1999) ha avuto come gruppo sperimentale 134 donne, che fumavano una media di quasi 23 sigarette al giorno da oltre 22 anni e avevano la necessità di smettere di fumare. Esse sono state sottoposte a tre sedute settimanali di attività aerobica per 30-40 minuti. La conseguenza di tale attività è che l’ astinenza dal fumo era ancora presente a 8, 20 e 60 settimane dall’inizio della sperimentazione.
  • Lo studio di Patten e al. (2017) è intervenuto su 15 fumatrici, attraverso un protocollo che prevedeva 3 sedute alla settimana di attività aerobica intensa della durata di 20-30 minuti per ciascuna sessione. Le fumatrici, in seguito all’attività, avevano smesso di fumare e tale abitudine risultava essere presente a distanza di sei mesi.
  • La ricerca di Roessler e al. (2017) è intervenuta su 62 alcolisti adulti, per circa 6 mesi, attraverso due sedute settimanali, della durata di 25-45 minuti ciascuna, di attività fisica di gruppo (camminare e correre). La sperimentazione ha dimostrato che i soggetti partecipanti avevano ridotto considerevolmente la quantità di alcol assunta nel periodo della sperimentazione.
  • La ricerca di Mamen (2011) ha considerato 33 adulti che facevano uso di differenti droghe. Con loro è stato preparato un programma motorio-sportivo di 15 mesi, che prevedeva delle sessioni quotidiane dedicate al jogging, al ciclismo e ad uno sport di squadra. Nel periodo della sperimentazione i soggetti avevano ridotto il consumo di droghe.
  • Lo studio di Trivedi e al. (2017) ha esaminato 152 adulti che presentavano dipendenze da varie droghe e che avevano intrapreso un percorso di disintossicazione. Con loro è stato attuato un programma motorio per 12 settimane, che prevedeva tre sedute settimanali di corsa. Alla fine della sperimentazione, l’attività motoria aveva ridotto i sintomi legati all’ astinenza.

In conclusione, l’attività motorio-sportiva dimostra una certa efficacia nell’ambito della terapia delle dipendenze dall’uso di sostanze. In particolare, sembra svolgere un ruolo attivo nella riduzione dei sintomi da astinenza.

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Vincenzo Amendolagine
Vincenzo Amendolagine

Medico, psicoterapeuta psicopedagogista. Insegna come Professore a contratto presso la Facoltà/Scuola di Medicina dell’Università di Bari Aldo Moro.

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