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Euforia (2018) di Valeria Golino: quando la malattia bussa inaspettatamente alla porta di casa – Recensione del film

Euforia (2018) di Valeria Golino parla in modo delicato di accettazione della malattia e di morte, a livello personale e famigliare

Di Giorgia Maestri

Pubblicato il 04 Dic. 2018

Aggiornato il 11 Dic. 2018 12:05

Ettore e Matteo sono due fratelli caratterialmente molto diversi. Cauto, riservato e introverso il primo; eccentrico, spigliato e socievole il secondo. Ettore insegna alle scuole medie nella città natale di provincia, Matteo fa l’imprenditore a Roma. La scoperta della malattia del primogenito (Ettore), permette ai due di riavvicinarsi e rafforzare il loro legame.

 

Euforia è anzitutto un film delicato.

La Golino affronta realisticamente il tema della malattia, senza patetismi né retorica, attraverso uno sguardo ironico, tenero e profondamente umano.

Euforia: quando la morte entra in famiglia

Il film descrive quei meccanismi familiari di protezione – e di inganno – che si innescano quando la morte bussa inaspettatamente alla porta di casa e tutti lo sanno, ma nessuno vuole ammetterlo. E così, Matteo – che sente di dover animare chiunque lo circondi – decide di non fare sapere a nessuno che Ettore ha un tumore al cervello e una prognosi infausta. Si inventa una piccola cisti da asportare. Non togliere speranza al fratello (e agli altri familiari) diventa la sua ‘missione’ e al tempo stesso la sua condanna.

Il suo tentativo di fare sembrare tutto normale è a tratti irritante ed eccessivo. Ma maledettamente umano. Ha paura Matteo. Ma non se lo può dire. Continua la sua vita sfarzosa e mondana, all’interno della quale tenta di coinvolgere anche Ettore: scherza, ride, esce, fuma, si droga, è ossessionato dal suo corpo.

E’ sfacciato e a tratti inopportuno. Ha la necessità di essere provocatorio e cinico, per non concedersi di entrare in contatto con il suo mondo emotivo.

Euforia: la difficile accettazione della malattia

Sembra non cogliere nulla, ma gradualmente si accorge che il fratello maggiore inizia a incespicare, a sbagliare i vocaboli, a far cadere gli oggetti. Le sue bugie cominciano a crollare, la tristezza inizia a farsi sentire.

Ettore – dal canto suo – appare impassibile, impermeabile, evitante. Si sottopone passivamente alle cure prescritte dai medici. Non vuole relazionarsi con nessuno, neanche con il figlio. Sembra lasciarsi completamente vivere. E finge – o forse no – di credere che il suo disturbo sia curabile.

Come in una danza, si fa completamente guidare dal fratello minore, lasciando a lui il ruolo principale. Sempre pronto a fare un passo indietro, a essere la spalla. Rimanendo spettatore anche della sua malattia.

La stretta vicinanza tra i due fratelli però, aiuta a far emergere le autentiche emozioni di entrambi, attraverso momenti di scambio taglienti e a tratti feroci.

Ettore pertanto a un certo punto fa sentire la sua voce e pretende di essere ascoltato. Arrabbiato, esorta Matteo a smettere di mentire. Gli dice che non può decidere per la sua vita e che, soprattutto, non gli può impedire di avere paura.

Euforia è un film autentico che non indugia a mostrare le fragilità e le inconsapevolezze di ognuno. I personaggi sono profondamente umani e pertanto lo spettatore li sente vicini, si emoziona insieme a loro, alla fine non può che avvertire un sentimento di profonda tenerezza ed empatia nei confronti di tutti i protagonisti.

 

EUFORIA – GUARDA IL TRAILER:

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Coratti, B., Lorenzini, R., Scarinci, A., Segre, A., (2012) Territori dell’incontro. Strumenti psicoterapeutici, Alpes Italia, Roma.
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