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Concettualizzazione del caso con l’Inflexahex nei clienti affetti da trauma – Report della terza giornata del Congresso 3G Ponti fra Isole

Nella terza giornata del congresso Ponti fra isole, Daniel J. Moran racconta cosa significa concettualizzazione del caso secondo il modello ACT.

Di Alessia Incerti

Pubblicato il 26 Nov. 2018

Aggiornato il 06 Dic. 2018 17:49

Daniel J. Moran parte dalla descrizione del modello esagonale dell’hexaflex per addentrarsi poi nella concettualizzazione del caso secondo l’ ACT (Acceptance Committente Therapy) con il racconto dell’uso dell’Inflexahex in alcuni casi clinici.

Terzo giorno di congresso: ultima tavola rotonda

Ultimo dialogo tra isole, sì perché in questo congresso è stato evidente come siano importanti le isole quanto i ponti che le collegano. Le prospettive come i punti di contatto tra le diverse prospettive.

L’ultimo dialogo tra isole di questo congresso è stato affidato al dottor D.J. Moran, Ph.D., BCBA-D, e past-president dell’Association for Contextual and Behavioral Sciences – ACBS. È stato coautore del primo manuale di formulazione del caso ACT e membro del primo comitato sulla formazione in ACT. È peer reviewed ACT Trainer e ha contribuito alla diffusione dell’utilizzo di ACT con l’amministrazione dei veterani. Ha fondato a Chicago il Mid American Psychological Institute e inoltre ha fondato Pickslyde Consulting al fine di portare consapevolezza e comportamenti impegnati orientati ai valori sul posto di lavoro.

Cos’è la concettualizzazione del caso?

Cos’è la concettualizzazione del caso? È la domanda postagli da Paolo Moderato

Per me, spiega il relatore

La concettualizzazione è un modo per capire com’è il paziente e perché è così. La si ottiene dall’integrazione di dati di valutazione con il focus sui comportamenti rilevanti dal punto di vista clinico mediante il modello esagonale dell’ ACT.

Il relatore illustra i punti chiave del modello esagonale dell’hexaflex, che riportiamo di seguito.

L’ARTICOLO CONTINUA DOPO L’IMMAGINE:

ACT: il contributo di D.J. Moran il terzo giorno del Congresso Ponti fra isole

Imm. 1 – Modello dell’Hexaflex – ACT

 

  1. Accettazione versus evitamento esperienziale (che non sempre è segno di patologia, ci rammenta il relatore);
  2. Defusione versus fusione cognitiva (anche qui, può essere utile vivere un’esperienza di fusione ad esempio se leggiamo la nostra poesia preferita, vogliamo fonderci con essa e sentirci commossi, non vogliamo dire che sono soltanto parole bene scritte);
  3. Sé come contesto versus concettualizzazione del sé;
  4. Azione impegnata versus persistenza nell’inattività o impulsività o eccitamento;
  5. Valori versus mancanza di valori. Ecco come Il dottor Moran presenta il tema dei valori ai pazienti:

    Se la vita fosse un viaggio come vorreste che fosse questo viaggio? Quale direzione vorreste scegliere? Una volta chiarita la direzione, si potranno selezionare gli obiettivi specifici, quindi stabiliti in base ai valori. Se non abbiamo valori, siamo soggetti a vagabondaggio senza meta.

  6. Contatto con il momento presente versus scarsa autoconoscenza (in questo polo domina il passato e preoccupa il futuro).

L’Inflexahex come strumento di lavoro. Alcuni esempi clinici

L’Inflexahex Foglio è un foglio di lavoro – spiega D.J. Moranche consente al terapeuta di concettualizzare il caso clinico direttamente con il paziente mentre racconta di sé e della sua sofferenza. Nella mia clinica i clinici prendono appunti direttamente su questo foglio di lavoro per classificare le informazioni e categorizzare le sei aree e passare alla fase terapeutica; Questo consente in pochi minuti una concettualizzazione.

Il relatore ci mostra i dialoghi di casi reali di persone con trauma e dolore reale. Si tratta di trascritti di sessioni di terapia con pazienti con PTSD.

Ci presenta come primo caso, un paziente che ha subito un abuso da un clericale. Ha un comportamento di evitamento esperienziale e dice di essere senza speranza. Il “sono senza speranza” del paziente è un sé concettualizzato sulla base della sua disabilità e rispetto ciò che la moglie gli ha rimandato. Non è su questo che il terapeuta dovrebbe concentrarsi, ci indica il relatore. Moran fa notare al pubblico come il terapeuta nel dialogo con il paziente non si sia agganciato al contenuto (“sono senza speranza”) ma ha opportunamente praticato la defusione, non cadendo nella trappola del contenuto e validando il paziente:

Capisco e voglio aiutarti a individuare i tuoi valori e fare azioni di valori.

In questa battuta c’è la formulazione del contratto terapeutico con il paziente e lo scopo della terapia stessa.

Ci raccomanda Moran di analizzare quale sia per il paziente la maggiore inflessibilità psicologica per poi, mediante la matrice ACT, dirigere il lavoro per ampliare la flessibilità psicologica del paziente anche se in presenza di trauma grave.

Il relatore presenta poi un’altra concettualizzazione clinica mediante l’Inflexahex. Si tratta di un veterano di guerra, che a seguito di un ferimento durante una missione critica ha riportato disabilità fisica agli arti inferiori. Al rientro a casa la moglie lo lascia con la seguente motivazione: “Non sei più lo stesso”. Frase che il veterano si fa tatuare sul braccio. Non esce da casa ed è gravemente depresso. Al terapeuta racconta: “Sono arrabbiato, non sono più me stesso, non sono più un maratoneta, sono solo una debole prostituta!”. Nell’ascoltare le parole del paziente, il terapeuta già compila l’Inflexahex, inserendo le parole negli opportuni box che si riferiscono a ciascun punto specifico dell’esagono. Il relatore ci illustra come mostrare quindi al paziente, attraverso il diagramma esagonale, il suo attaccamento al sé concettualizzato e lo stimola a vedere il sé contestuale.

Conclusioni e un “desiderato” Arrivederci!

E poi c’è il Suggestaflex, mediante lo stesso processo e la medesima rappresentazione grafica fornisco i suggerimenti al paziente, ma questa è un’altra storia e un’altra relazione! Arrivederci a Dublino!

Moran si congeda così. Il relatore salutato da un forte applauso del pubblico, che ha apprezzato la chiarezza con la quale ci ha mostrato il suo modo di concettualizzare e lavorare con il paziente.

Come gli organizzatori hanno spiegato nell’introduzione al congresso per L’ Acceptance Committment Therapy, saper assumere prospettive diverse in modo flessibile e portare i propri valori con leggerezza sono abilità psicologiche fondamentali per la salute e l’adattamento.

Questo congresso si è definito come una buona opportunità per allenare queste importanti abilità e per la comunità scientifica è stata occasione feconda di confronto sui temi cardini della psicopatologia.

La terza generazione di psicoterapia cognitivo comportamentale nell’intenzione degli organizzatori non è una nuova isola ma un ponte straordinario che arricchisce il dialogo e il confronto e, lo sappiamo, dialogo, confronto e ricerca alimentano la conoscenza.

Il congresso si chiude formalmente alle 17h40 con l’invito a partecipare alla XVII conferenza mondiale ACBS a Dublino dal 25 al 30 giugno 2019.

Arrivederci!

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Alessia Incerti
Alessia Incerti

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

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