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La malattia invisibile. Diagnosi e terapia della fibromialgia – Report Congresso di Palermo

La fibromialgia è una sindrome clinica dai sintomi eterogenei in cui la componente ansioso-depressiva è un correlato classico. La psicoterapia, individuale e di gruppo, può essere un utile strumento nell'affrontare il dolore cronico, realmente sentito e non solo immaginato, che contraddistingue tale patologia.

Di Angela Ganci

Pubblicato il 27 Mar. 2018

Il 17 marzo si è svolto a Palermo il Congresso di aggiornamento promosso dall’Ordine degli Psicologi della Regione Siciliana e dall’Università degli Studi di Palermo, avente come oggetto di analisi la valutazione diagnostica e il trattamento della fibromialgia.

 

Si è svolto lo scorso 17 marzo a Palermo, nella prestigiosa cornice di Palazzo Steri, il Congresso di aggiornamento promosso dall’Ordine degli Psicologi della Regione Siciliana e dall’Università degli Studi di Palermo ed avente come oggetto di analisi la valutazione diagnostica e il trattamento della fibromialgia, sindrome cronica dolorosa riconosciuta nella sua specificità nosografica solo nel 2010, nell’International Classification of Diseases dell’Organizzazione mondiale della Sanità.

Un evento innovativo, dal punto di vista di un’informazione scientifica finalizzata a delineare le caratteristiche di una patologia ancora poco nota e a tracciare l’efficacia dei trattamenti neuronali e psicologici attualmente disponibili.

Ad aprire i lavori la lectio magistralis del Professore Massimiliano Oliveri, neurologo e professore ordinario di neuroscienze cognitive all’Università degli Studi di Palermo, che sottolinea la caratteristica neuronale distintiva della fibromialgia nella perdita della capacità di modulazione del dolore.
“Nella fibromialgia i processi inibitori del dolore non risultano adeguatamente funzionanti, con una riduzione del neurotrasmettitore inibitorio GABA, con il risultato che i processi eccitatori prendono il sopravvento, nello specifico l’eccitazione della corteccia motoria – spiega Oliveri – Da tale constatazione scientifica derivano i trattamenti di neuro modulazione più adeguati, che consistono nell’eccitazione delle aree motorie, finalizzata all’attivazione del GABA e della serotonina verso le vie discendenti. Dobbiamo riconoscere due fondamentali sistemi trattamentali: la stimolazione magnetica ad alta frequenza diretta alla corteccia motoria, utile se applicata per un periodo di due settimane, tutti i giorni, benchè il dolore tenda a ricomparire, e la stimolazione elettrica transcranica, i cui risultati di efficacia risultano ancora limitati. È altresì da sottolineare come ai trattamenti di tipo neurologico si debbano affiancare trattamenti psicologici e, se necessario, farmacologici”.

Fibromialgia: quali sono i sintomi

A procedere nella descrizione approfondita dei sintomi specifici della fibromialgia la relazione del Dr. Piercarlo Sarzi Puttini, Professore a contratto in Reumatologia presso l’Università degli Studi di Milano.
“La fibromialgia, con una prevalenza femminile dal 2% all’8%, è una sindrome clinica contraddistinta da un insieme di sintomi eterogenei quali un dolore muscoloscheletrico cronico e diffuso, rigidità, affaticamento cronico, disturbi del sonno, in una percentuale che arriva al 90% dei casi, disturbi della memoria e della concentrazione, ansia, depressione, con generale scadimento della qualità di vita e costi socio-economici diretti e indiretti. Insomma, il cervello del fibromialgico è di venti anni più vecchio rispetto a un cervello di un soggetto sano. Nonostante i progressi nella gestione del dolore, bisogna dire che a oggi il dolore cronico rimane un problema irrisolto in molti Paesi”.

Aspetti cognitivi e strumenti terapeutici

Sugli aspetti cognitivi della fibromialgia, e sugli strumenti terapeutici, si è quindi concentrata la relazione del Dr. Massimiliano Curatolo, psicologo.
“A livello cerebrale nella fibromialgia si riscontra una significativa riduzione del volume encefalico, della dopamina a livello presinaptico e della sostanza grigia – sottolinea Curatolo – Una situazione che si traduce in tutta una serie di deficit cognitivi riassumibili nel concetto di nebulosità mentale, quali difficoltà nell’attenzione, nella memoria, in particolare verbale, spaziale e a lungo termine, rallentamento dei tempi di reazione e alterazione delle funzioni esecutive, che determina deficit nella capacità decisionale. Dal punto di vista dei trattamenti la stimolazione elettrica transcranica permette di ottenere un miglioramento dei sintomi deficitari a carico di memoria e attenzione”.

A concludere le relazioni non poteva mancare la disamina delle componenti affettive della fibromialgia, nella misura in cui la componente ansioso-depressiva è da considerarsi correlato classico della patologia, in una genesi multifattoriale in cui le componenti psicologiche, quali traumi psichici, hanno altresì un ruolo, insieme a componenti di tipo medico, come traumi fisici, incidenti, infezioni.

“Al momento le cause della fibromialgia non sono note, anche se tra le ipotesi multifattoriali più accreditate sono inclusi traumi fisici e psicologici, come lutti. Resta comunque certo che la diagnosi di fibromialgia porta con sé correlati di tipo ansioso e depressivo – spiega la Dr.ssa Sandra Giordano, psicologa – La malattia è devastante e può innescare un drammatico effetto domino che non risparmia il lavoro, la famiglia, la comunità, la vita di coppia e la percezione del futuro. Si tratta di una malattia invisibile: chi ne è affetto non di rado viene definito malato immaginario, benchè la sua sia una sofferenza tangibile, scandita continuamente dalle parole Sto male, in un racconto di sé che la terapia ha il compito di cambiare in maniera più funzionale. Un’azione terapeutica che si scontra con lo scetticismo dei pazienti verso medici e farmaci, infatti non di rado vengono riportati insuccessi e insoddisfazioni per le terapie seguite. Dal punto di vista del trattamento molto importante è il gruppo psicoeducativo, composto da non più di venti pazienti e due terapeuti, e della durata massima di venti sedute, in cui, assegnato un tema, questo viene discusso, con la finalità di contenere le ansie della patologia e di portare a casa con sé informazioni utili. Riguardo invece ai gruppi di mutuo aiuto essi risultano efficaci nella misura in cui permettono la libera circolazione di emozioni e vissuti e la condivisione di esperienze simili, benchè, nel caso della fibromialgia, sia necessario prevedere una terapia individuale, viste le esigenze di visibilità e di richiesta di attenzioni che i pazienti portano. Grazie infine alla psicoterapia di gruppo è favorita la narrazione della storia di vita dei pazienti e la messa in gioco nello psicodramma”.

La fibromialgia, una patologia al confine tra cervello e mente, emozioni e cognizione, che richiede aggiornamento scientifico, sensibilità clinica, multi-professionalità, affinché il lamento somatopsichico di chi soffre non resti relegato a questione di pura immaginazione e isterica richiesta di attenzioni, prolungando le sofferenze di chi ha diritto a un ascolto che cura e a una cura basata sull’ascolto di un paziente che sempre resterà, nell’ottica di un’alleanza terapeuticamente fondata, il massimo esperto dei propri disagi.

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Angela Ganci
Angela Ganci

Psicologia & Psicoterapeuta, Ricercatrice, Giornalista Pubblicista.

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