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Gerontofilia: l’attrazione sessuale verso le persone anziane

La gerontofilia indica l'attrazione sessuale specifica, tendenzialmente esclusiva, verso persone anziane da parte di soggetti molto più giovani.

Di Maria Carlucci

Pubblicato il 06 Dic. 2017

Aggiornato il 03 Apr. 2019 12:21

Il termine gerontofilia deriva dal greco geron che significa anziano e philia cioè amore, affinità. Indica l’attrazione sessuale specifica, tendenzialmente esclusiva, verso persone anziane da parte di soggetti molto più giovani. Seppur né il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) né la Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati (ICD) hanno mai inserito un riferimento specifico a questo disturbo, in contesti forensi può essere classificato negli slot diagnostici del DSM 5, come “altra specificazione” o come “Disturbo Parafilico non specificato” (APA 2013, p. 705).

Maria Carlucci, OPEN SCHOOL STUDI COGNITIVI San Benedetto del Tronto

 

La parafilia e il disturbo parafilico

Recentemente, il DSM 5 ha introdotto un importante cambiamento in tema di parafilia/comportamento parafilico. Vengono considerate parafilie tutti quei comportamenti sessuali atipici per i quali il soggetto sente una forte e persistente eccitazione erotico-sessuale; tale condizione erotica è vissuta in perfetta egosintonia. Quando il comportamento parafilico invece, diventa una forma di dipendenza e il soggetto accusa un certo disagio interpersonale (egodistonia), allora è utile introdurre il concetto di Disturbo Parafilico. Il Disturbo Parafilico è quindi una parafilia, ma il soggetto, oltre ad avere un intenso e persistente interesse sessuale per particolari attività erotico-sessuali, vive l’esperienza e i vissuti parafilici con disagio, tanto da arrecare danni a se stesso e/o agli altri.

Gli studi sulla gerontofilia

Per quanto riguarda la gerontofilia, le descrizioni psicopatologiche variano, i casi sono scarsi e la riflessione medico/psicologica resta ancora tutta da scrivere.

Secondo l’ottica psicoanalitica, le cause del disturbo potrebbero essere riconducibili al mancato superamento dei complessi infantili di Edipo (per la madre) e di Elettra (per il padre). Si tratta certamente di una manifestazione della sessualità insolita che non deve essere necessariamente etichettata come “sbagliata” o “anormale” ma che diventa tale nel momento in cui l’oggetto di attrazione è una persona non consenziente o comunque soggetta ad umiliazione e sofferenza.

D’ altro canto, i case reports presenti in letteratura, generano spesso più domande che risposte.
Ad esempio una Letter to Editor pubblicata su Lancet, riporta i casi di 3 uomini, rispettivamente di 68, 82 e 85 anni che avevano avuto rapporti sessuali con donne anziane e cognitivamente compromesse, di età compresa tra gli 85 ed i 104 anni. Dato che gli uomini si erano rivelati come condannati in passato per violenza sessuale su minori, gli autori hanno sollevato la questione se i soggetti siano virati con il passare del tempo “da pedofilia a gerontofilia“.

Diversi studi, hanno tentato di dare informazioni sui sex offenders che prenderebbero di mira le persone anziane, ed alcuni di questi evidenziavano che la maggior parte degli abusi sessuali si verificano in strutture residenziali.

Recentemente, un articolo del 2014, riportava i risultati di una ricerca relativa a 119 presunti “sexual abusers” statunitensi (32 dei quali confermati come colpevoli) che sono stati segnalati alle autorità statali come abusatori di persone anziane residenti in strutture di cura; il più grande gruppo di accusati erano impiegati delle strutture di accoglienza oppure residenti nelle strutture stesse. Le caratteristiche degli abusatori che vittimizzavano sessualmente gli anziani erano prevalentemente: malati mentali, abusatori di sostanze o personalità con tratti dominanti o sadici.

In aggiunta, Holt (1993) ha riferito che la maggior parte degli offenders, in 90 casi di sospetto abuso sessuale verso anziani in Gran Bretagna, erano maschi e spesso impiegati del centro che forniva cure e l’abuso si era verificato all’interno delle residenze stesse.
Ovviamente nei casi di gerontofilia non consensuale, ad esempio con anziani malati che subiscono violenze sessuali, passiamo nel campo legale propriamente detto.

Uno studio americano del 2006 asseriva che le aggressioni sessuali che si verificavano in strutture venivano raramente segnalate alle forze dell’ordine ed i colpevoli erano spesso residenti della struttura coinvolta.

Nel nostro Paese la violenza sugli anziani è poco segnalata all’Autorità Giudiziaria, eppure la tendenziale crescita demografica della popolazione di età avanzata ha posto la società di fronte al problema dell’assistenza agli anziani.

Analizzando i casi di abuso sugli anziani, riferendosi agli articoli del Codice Penale, è stato constatato che, in un intero quinquennio, sono giunte all’osservazione della magistratura solamente pochissime denunce. I casi di “maltrattamento” ai danni delle persone di età avanzata che giungono alla Magistratura sono presumibilmente una minima parte della reale presenza del fenomeno.

Prendendo in esame l’ordinamento giuridico vigente in Italia, nel Codice Civile non vi sono riferimenti diretti agli anziani. Alcune citazioni si riscontrano, per contro, nella legge istitutiva del Sistema Sanitario Nazionale, la Legge 833/78, all’interno della quale si annovera, tra gli obbiettivi del nostro Sistema Sanitario Nazionale, la “… tutela della salute degli anziani, anche al fine di prevenire e rimuovere le condizioni che potrebbero concorrere alla loro emarginazione …”.

Analogamente, nel Codice Penale vi sono rare citazioni specifiche di tale figura; in merito a tale codice gli articoli che richiamano in modo più specifico al fenomeno della violenza contro le persone anziane sono quelli di “Abuso dei mezzi di correzione o di disciplina”, di “Maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli”, di “Abbandono di minore o incapace”, di “Violazione degli obblighi di assistenza familiare” e di “Circonvenzione di incapace”; in misura meno specifica sono coinvolti, inoltre, i delitti di “Lesioni personali” e di “Violenza sessuale”.

Attenendosi ai dati raccolti dall’ISTAT relativi all’anno 2005, all’interno della popolazione italiana i soggetti con più di sessantacinque anni sono ben il 20%. Applicando a tali numeri la stima dell’incidenza del fenomeno proposta dal NEAIS (National Elder Abuse Incidence Study) relative alle altre nazioni europee, ci si dovrebbe aspettare un numero annuo di casi di maltrattamento, in Italia, che si avvicinerebbe alle 500.000 vittime. È evidente, pertanto, quanto il fenomeno dell’abuso sull’anziano debba necessariamente iniziare ad essere considerato ed approfondito soprattutto da parte dei medici operanti in strutture pubbliche ed in residenze assistenziali, e degli operatori sanitari che si trovano quotidianamente a contatto con gli anziani; essi, infatti, rappresentano spesso l’unico accesso ai visibili segni di “maltrattamento” dell’anziano costituendo per la vittima una delle poche risorse di tutela cui possa fare riferimento.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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