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Binge Watching: la dipendenza a portata di click

Il binge-watching rischia di trasformarsi in una vera dipendenza, causando complicate conseguenze negative sullo stato psicofisico dell’individuo

Di Andrea Arrigoni, Francesca Vinciullo

Pubblicato il 13 Dic. 2017

Aggiornato il 03 Set. 2019 15:03

Letteralmente il termine binge-watching si riferisce all’unione dei termini “guardare” (watching) e “abbuffata” (binge). In buona sostanza, ci si riferisce all’atto di guardare più puntate di una serie tv o puntate di un programma televisivo, una dopo l’altra.

Arrigoni Andrea, Vinciullo Francesca – OPEN SCHOOL Psicoterapia Cognitiva e Ricerca Milano

 

Che cosa succede quando mettiamo un essere umano a contatto con uno stimolo piacevole e sempre disponibile, se la persona decide in autonomia quanto tempo o impegno dedicare a questo stimolo?

Letteralmente il termine binge-watching si riferisce all’unione dei termini “guardare” (watching) e “abbuffata” (binge). In buona sostanza, ci si riferisce all’atto di guardare più puntate di una serie tv o puntate di un programma televisivo, una dopo l’altra. Che cosa ci ricorda questo termine? La letteratura scientifica ha ampiamente approfondito il tema del binge-eating, ovvero l’abbuffata di grandi quantità di cibo in pochissimo tempo. Questo termine è entrato recentemente nel linguaggio clinico comune e fa parte dei disturbi della condotta alimentare, insieme all’anoressia, alla bulimia nervosa e all’obesità. Altro termine affine, è quello del binge-drinking, l’abbuffata alcolica, che riguarda l’assunzione di più bevande alcoliche in un arco di tempo limitato.

Sia nel fenomeno del binge-eating che in quello del binge-drinking si riscontra una significativa sensazione di perdita di controllo durante l’atto di abbuffarsi, come se la persona non fosse in grado di interrompere quell’attività considerata in modo negativo: spesso si riscontra la volontà di fermare l’abbuffata ma la totale incapacità di opporsi allo stimolo. La perdita di controllo rappresenta, quindi, un elemento fondante il disturbo, il quale è strettamente collegato a difficoltà nella regolazione delle emozioni, che rappresenta il principale fattore scatenante le abbuffate.

Tra binge-watching e dipendenza

Abbuffata, insomma, di puntate televisive, di serie-tv, di fiction. Una “maratona” televisiva che obbliga a incollarsi al televisore, o al computer, per diverse ore consecutive.

Il binge-watching rappresenta un fenomeno difficile da misurare. Jenner (2014) lo identifica nell’atto di guardare tre o più ore di contenuto televisivo in una singola sessione, ma, qualora diventasse frequente, il binge-watching rischia di trasformarsi in una forma di dipendenza.

Non dimentichiamo che non tutte le sostanze che creano dipendenza sono illecite e anzi molte di queste sono disponibili facilmente. Basti pensare allo shopping, al gioco o semplicemente all’alcool che nel contesto italiano può essere acquistato senza alcun controllo. Talvolta gli oggetti di dipendenza possono essere comportamenti e talvolta pensieri. Che caratteristiche deve avere un fenomeno del mondo (o dell’uomo) per poter essere reso oggetto di dipendenza? Ci sono differenze con le caratteristiche di un oggetto “buono per il binge”?

Alcuni autori (Sussman, Lisha & Griffiths, 2011) hanno approfondito il tema delle dipendenze, cercando di chiarire che cosa si intende con questo termine. Per dipendenza, non intendiamo solamente attività intrinsecamente appaganti o che portano ad un aumento della perdita di controllo (ad esempio il binge-eating) ma anche a comportamenti che non derivano da una ricerca appagante di piacere, quanto piuttosto ad una tendenza allo spreco del tempo, come, appunto, il binge-watching.

Sussman (2012) ha identificato dodici categorie di dipendenze allo scopo di buttare luce ulteriore su questo fenomeno.

Quali sono queste categorie? Le dipendenze correlate all’uso di sostanze stupefacenti, al cibo e a comportamenti anti-sociali, quelle che riguardano le tecnologie, il Gambling, le attività lavorative o la sfera sociale e relazionale; quelle correlate alla ricerca della perfezione fisica (ad esempio, la chirurgia estetica); quelle connesse alla tendenza a fantasticare (ad esempio, l’isolamento), all’esercizio fisico, alle ossessioni spirituali, alla ricerca del dolore fisico (automutilazione), allo shopping. Secondo questo schema, la Dipendenza da Televisione rientra nella Dipendenza da Tecnologie.

Ciò che accomuna questi comportamenti è la marcata perdita di controllo associata all’attività, caratterizzata dall’incapacità di predire quando la persona riuscirà ad interrompere il comportamento. La persona, così, sperimenta una sensazione di craving, di desiderio impellente di vedere una puntata di una serie tv con l’incapacità di sapere quando riuscirà a fermarsi (Sussman, 2012).

Nel binge-watching la persona, quindi, sperimenta un forte desiderio di abbuffarsi di serie-tv e volutamente appaga questo desiderio consumando una puntata dopo l’altra, in misura maggiore rispetto al suo stato psico-fisico e al contesto di riferimento. Quando l’abbuffata di puntate televisive diviene ripetuta nel tempo e non ha più carattere occasionale si parla di dipendenza, che si accompagna alle diverse conseguenze psico-fisiche già menzionate.

Le dipendenze comportamentali, tra cui il binge-watching, presentano uno spettro sintomatologico simile a quelli riscontrato nelle tossicodipendenze: sono presenti in entrambi i casi fenomeni di craving ed astinenza ed una serie di conseguenze sul funzionamento sociale e lavorativo che impattano largamente sulla qualità della vita. Per quanto riguarda il funzionamento cerebrale, inoltre, le dipendenze coinvolgono i medesimi circuiti nervosi: esse agiscono sul sistema di ricompensa, che è responsabile del rilascio di dopamina, che innesca la sensazione di benessere conseguente all’assunzione della sostanza. Allo stesso modo, l’abbuffatore di serie tv, proverà la medesima sensazione di rilassamento e benessere durante la visione della serie tv e ricercherà assiduamente tale sensazione, andando incontro ad una vera e propria forma di dipendenza.

Sono già noti gli effetti della Dipendenza da Internet (o Internet Addiction), sindrome riconosciuta ufficialmente nel panorama scientifico e catalogabile del DSM-IV nell’ambito dei disturbi ossessivo-compulsivi. Si tratta di una sindrome che solo recentemente ha ricevuto l’attenzione che merita, considerato il largo diffondersi di problemi psicopatologici connessi all’utilizzo massiccio e spesso inadeguato della rete. Il dibattito sull’argomento riguarda la scelta di considerare l’abuso di Internet come vera e propria dipendenza, accomunabile a quella per le sostanze stupefacenti, o più semplicemente come un fenomeno che porta a conseguenze negative per la salute dell’individuo ma che non si caratterizza come dipendenza.

Secondo Kymberly Young (2009), l’abuso di Internet genera una mole di conseguenze nocive per la salute che possono essere raggruppate in quattro macro-categorie: l’ambito relazionale, quello lavorativo o scolastico, l’ambito della salute e quello finanziario. L’eccessivo coinvolgimento nella rete, dunque, debilita la salute della persona, “costretta” per ore seduta davanti un computer, che la esclude dalle attività sociali, gravando sulla qualità delle relazioni personali e in caso di “Gambling” (Gioco d’azzardo patologico) anche sulle finanze.

Implicazioni dannose per i binge-watcher

In che modo l’abbuffata di serie tv rischia di trasformarsi in una dipendenza, una brutta abitudine per il nostro corpo e il nostro cervello? La piattaforma Netflix, il servizio di streaming online più famoso nel mondo, ha condotto recentemente un sondaggio per indagare i vissuti psicologici nascosti dietro gli abbuffatori seriali di puntate televisive: pare che la maggioranza degli intervistati riferisca sensazioni positive riguardo il proprio consumo della rete, un certo grado di benessere e soddisfazione nel vedere e nel considerare l’uso del proprio tempo libero. Secondo Netflix, si può considerare “maratona televisiva” o binge-watching la visione prolungata di serie tv, indicativamente tra le due e le sei puntate consecutive. Si tratta di un comportamento che viene da un lato sottoposto ad indagine, quanto contemporaneamente incoraggiato: ad esempio, in una si può leggere: “obiettivi della giornata raggiunti? 13 ore di visione.” e così via. Sempre Netflix, e sempre in chiave buffa, traccia i profili dei binge-watchers, come il “velocista”, lo “scalatore” e lo “sprinter”, a seconda di qual è l’approccio scelto non solo alla visione, ma all’abbuffata e al dedicare immense quantità di tempo a scavare in profondità nel catalogo offerto.

Netflix non è l’unica a immaginare lo spettatore, e di conseguenza la comunicazione, in questo modo: dedicare tanto tempo da un lato e fare ciò che viene descritto in maniera chiarissima come abbuffate sono elementi chiave nella comunicazione di tanti competitori. Per farsene un’idea in pochi istanti basta sfogliare le pagine Facebook delle varie “Amazon Prime Video”, “Infinity”, “Mediaset”. Verrebbe da pensare che se tutto questo viene offerto in questo modo, non vi sia nessun pericolo. Secondo i ricercatori, però, questo abuso di serie tv ha implicazioni dannose per il funzionamento psico-fisico dell’individuo nel momento in cui al benessere per aver visto l’ultima puntata di How I Met Your Mother o Criminal Minds, si sostituisce la tendenza ad andare sempre più avanti, così che le puntate da tre diventano sei. La persona tende a trascurare altri ambiti della propria vita, come le relazioni sociali o l’attività fisica: è così che la visione di serie tv passa dall’essere un passatempo ad essere un comportamento di dipendenza.

Altra caratteristica spesso associata al comportamento dipendente riguarda la tendenza ad isolarsi per compiere l’attività: come l’alcolista che predilige l’abbuffata di sostanze tra le mura di casa, in completa solitudine, così anche l’abbuffatore di serie tv che si chiude nella propria stanza e macina una puntata dopo l’altra (il 98% del campione secondo una ricerca di Marketcast, altro colosso mondiale della ricerca audiovisiva). Le conseguenze disfunzionali di queste scelte riguardano spesso l’isolamento dagli altri, dagli amici o dalla famiglia; la tendenza a trascurare le attività lavorative e quelle di svago e la sensazione di non riuscire a smettere, di essere entrati in un vortice in cui si ricerca sempre più l’oggetto o il comportamento che ci fa stare bene, come appunto nella dipendenza.

Kubey e Csikszentmihalyi (2004), in un lavoro pubblicato sulla rivista Scientific American Mind, precisano che la visione vorace di serie tv non è di per sé problematica se non quando al piacere di guardare un telefilm si sostituisce l’urgenza di doverlo fare e la difficoltà nell’interrompere l’attività. Ciò che più sorprende, secondo gli autori, riguarda lo stato d’animo della persona durante e dopo la visione della serie tv. Se, nel momento in cui si sta gustando la puntata della propria serie tv preferita, la persona sperimenta un senso di rilassamento, subito dopo la fine della puntata si sperimenta perlopiù un senso di passività e di vigilanza sempre più basso; gli intervistati riferiscono, inoltre, una difficoltà maggiore a concentrarsi in compiti diversi dopo aver trascorso diverse ore davanti alla tv. Per cercare di comprendere maggiormente il peso delle conseguenze negative del binge-watching, gli autori hanno indagato lo stato psicofisico delle persone dopo essere state coinvolte in un altro genere di attività, come attività sportive o altri hobbies: in questi casi, i soggetti riferivano uno stato emotivo maggiormente positivo ed attivo.

Le ricerche in ambito scientifico tendono a dare conferma del fatto che il binge-watching rischia di trasformarsi in una vera dipendenza, causando una serie di complicate conseguenze negative sullo stato psicofisico dell’individuo. Come abbiamo già visto, però, il web spesso non interpreta nel medesimo modo la portata di questo fenomeno, fornendo considerazioni e spunti alquanto discordanti. Ad esempio, il sito internet movieplayer.it, offre al visitatore la possibilità di trovare “25 serie tv perfette per il binge-watching”, allo scopo di fornire un pacchetto di opportunità televisive in grado di tenere incollato lo spettatore per diverse ore. In questo articolo, in realtà, lo scopo è quello di dare all’utente un’opportunità di “svago ed emozioni davanti lo schermo”, qualcosa di molto piacevole insomma. Ma si tratta veramente di questo? Come abbiamo analizzato in precedenza e secondo la letteratura, la situazione è ben diversa. La linea che separa lo svago davanti a una serie tv dalla tendenza a starci incollato per ore, con la difficoltà a staccarsene, risulta essere talvolta sottile e difficile da comprendere e, soprattutto, tra trattare.

Considerare il fenomeno del binge-watching come potenzialmente patologico può risultare utile per evitare di sottovalutare le conseguenze del fenomeno stesso e fornire al pubblico uno spunto di riflessione diverso. Ti è davvero utile passare ore davanti al computer o alla televisione? Chiedersi, dunque, se un comportamento è utile, e se non distoglie da attività più importanti per il proprio benessere, può essere sicuramente una buona strada. Ma, come tutte le dipendenze, non è così facile rendersene conto e trattarle nel modo corretto.

Binge-watching, dipendenza e depressione: la post-binge watching blues

Gli studi sulle dipendenze in genere hanno portato a evidenziare l’alta correlazione tra questi fenomeni e la depressione. Spesso nelle dipendenze la depressione ha alcune caratteristiche fondamentali, come l’abulia, l’apatia e la carenza di gratificazione e di stimoli, come se la persona fosse incapace di riconoscere altri stimoli piacevoli disponibili. Nell’ambito del fenomeno del binge-watching, sintomi depressivi si declinano in quella che viene comunemente chiamata “post-binge watching blues”, ovvero la depressione di fine serie. Di cosa si tratta? Pare che, una volta conclusa l’ultima stagione della nostra serie tv preferita, la persona sperimenta un forte senso di vuoto, di abbandono da qualcosa da cui ha avuto compagnia per lunghi giorni. È la malattia del nostro tempo, qualcosa di nuovo, ma altamente diffuso. Riconoscerlo è quasi semplice: una volta finita l’ultima puntata ci si sente tristi, irrequieti, vuoti, come se non ci fosse più quella cosa che ci fa stare bene.

Il binge-watching è diventato, nel corso degli ultimi anni, un fenomeno sociale, che rispecchia i comportamenti di numerose persone in giro per il mondo, diverse per attitudini caratteriali, abitudini, caratteristiche di personalità e che rispecchia un radicale cambio di rotta avvenuto nelle comunicazioni: l’ascesa di Netflix, o altre piattaforme on-line di distribuzione di contenuto televisivo, hanno sconvolto le abitudini di milioni di cittadini. In che modo? Secondo una ricerca condotta dall’Istituto SNL Kagan, solo nel 2010 le televisioni americane hanno visto drasticamente diminuire il numero di clienti (oltre 700 mila persone) a favore dell’azienda Netflix, la quale ha avuto una significativa ascesa come strumento di intrattenimento televisivo.

Recentemente, mi sono imbattuta in un interessante articolo sul fenomeno del binge-watching, dal titolo “Netflix, i trucchi per usarlo meglio: dal binge-watching di coppia alle categorie nascoste” nel quale l’autore offre suggerimenti e scorciatoie manuali da utilizzare sulla piattaforma al fine di ottimizzarne il suo utilizzo. Il titolo dell’articolo parla da sé: per “usarlo al meglio” è lecito anche abusarne, meglio se in coppia o con gli amici, perché più puntate riesci a vedere meglio è per il tuo “tempo libero”. L’articolo sembra essere in linea, difatti, con la rivoluzione apportata da Netflix e dalla altre piattaforme che da sempre investono sul potere persuasivo della ricerca del benessere e del divertimento come conseguenza della visione delle serie-tv preferite. Se siete in coppia e volete seguire la stessa serie del vostro partner, Netflix ve lo lascia fare attraverso una sincronizzazione della riproduzione delle puntate che vi permette, a distanza, di gestire in automatico pause e salti nella visione. Se siete studenti, inoltre, è possibile utilizzare uno specifico browser che permette di lasciare in primo piano la finestra di Netflix, mentre studiate o fate delle ricerche. Cosa volere di più? Si fa per dire.

Gli hobby, come la visione di film o serie-tv nel tempo libero, sono diventati così qualcosa di diverso da un passatempo, in quanto spesso si sostituiscono al tempo impiegato in modo produttivo per lavorare o studiare. Con l’influenza dei media, infatti, è facile sottovalutare l’influenza negativa che l’abuso di questi strumenti di streaming online ha sul comportamento e le abitudini delle persone. Anche una ricerca pubblicata sul Journal of Social and Personal Relationship sfata il mito per cui l’abbuffata televisiva sia qualcosa di dannoso per la salute, in quanto ne evidenza gli effetti positivi purché consumato in buona compagnia. Secondo questi dati, seguire diverse serie tv, macinando diverse puntate dopo l’altra, fa bene alla coppia perché favorisce l’intimità e la condivisione. Il rischio nel sostenere questa tesi non è però irrilevante, in quanto per alcune persone potrebbe essere difficile porsi dei limiti ed evitare di trasformare un hobby in un comportamento di dipendenza.

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