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Manuale di psicopatologia perinatale. Profili psicopatologici e modalità di intervento (2016) – Recensione

Il 'Manuale di psicopatologia perinatale', scritto da vari autori, raccoglie contributi di natura psicologica, medica e giuridica rispetto alla perinatalità

Di Marianna Palermo

Pubblicato il 21 Set. 2017

Il Manuale di psicopatologia perinatale è scritto a più mani e ciascun autore, esperto di perinatalità, fornisce il proprio contributo psicologico, medico e giuridico rispetto a diverse questioni che riguardano appunto il periodo della perinatalità.

 

La maternità è un’esperienza di vita complessa che comporta una serie di modificazioni non solo nella donna, ma anche nel partner e nella coppia. Si tratta di un’esperienza spesso faticosa e impegnativa, caratterizzata da responsabilità, difficoltà e nuovi ruoli.

Sebbene spesso la maternità venga dipinta con volti sempre felici e sorridenti, sottintendendo che non si possa non essere entusiasti quando arriva un bimbo in famiglia, la realtà alle volte è molto lontana da tali pregiudizi e stereotipi culturali e informare le mamme del fatto che se non si sentono sempre contente di essere madri non significa essere delle “cattive madri”, è un passo fondamentale.

Manuale di psicopatologia perinatale: una visione globale al periodo della perinatalità

Il Manuale di psicopatologia perinatale è scritto a più mani e ciascun autore, esperto di perinatalità, fornisce il proprio contributo psicologico, medico e giuridico rispetto a diverse questioni che riguardano appunto il periodo della perinatalità.

Nella prima parte del libro, viene fornita una panoramica descrittiva delle patologie psichiatriche che possono insorgere durante la gravidanza e il post-partum, i fattori epidemiologici, i principali fattori di rischio, le conseguenze sulla salute della madre e del bambino e le possibilità di intervento più efficaci.

Sebbene sia il DSM-5 che l’ICD-10 facciano riferimento solo alla depressione come disturbo con esordio nel peripartum, gli studiosi sono ormai concordi nel dire che la depressione non è affatto l’unico disturbo che può insorgere in tale periodo. I disturbi dell’umore possono includere il Baby Blues, la depressione e il disturbo bipolare; i disturbi d’ansia più frequenti che si possono riscontrare sono il disturbo ossessivo compulsivo (caratterizzato dalle ossessioni della contaminazione o da quelle di poter fare del male al bambino), il disturbo d’ansia generalizzato, il disturbo da attacchi di panico, il disturbo da stress post-traumatico (a volte il parto può essere vissuto come un’esperienza traumatica) e la tocofobia, ossia la paura del parto. Con minore frequenza possono presentarsi disturbi psicotici e deliranti, che possono mettere ad alto rischio l’incolumità sia della madre che del bambino. In comorbidità possono, inoltre, presentarsi anche disturbi del comportamento alimentare o disturbi da uso di sostanze.

Le patologie psichiatriche in epoca perinatale possono comportare importanti effetti sulla salute della madre e del bambino e sullo sviluppo del bambino e in alcuni casi possono presentarsi casi di suicidio o infanticidio (Oates, 2003). I figli di madri con disturbi psichiatrici sono a rischio di neglect o di cure inadeguate e possono sviluppare disturbi psichici durante l’infanzia e l’adolescenza.

Dopo aver descritto le principali patologie psichiatriche perinatali, i fattori di rischio e gli effetti che possono avere sulla mamma e sul bambino, vengono descritte nel libro Manuale di psicopatologia perinatale altre situazioni possibili, tra cui il diniego della gravidanza, il suicidio della madre e il neonaticidio. Il diniego della gravidanza si verifica quando le madri non riconoscono il loro stato di gravidanza, manca il processo di consapevolezza della stessa e ciò può comportare seri rischi per la salute di entrambi, tra cui l’assenza di cure per il neonato, la messa in atto di comportamenti pericolosi, i maltrattamenti e perfino il neonaticidio. Le donne che presentano diniego della gravidanza sono spesso giovani, single, primipare, studentesse e vivono ancora con i genitori.

Il suicidio materno, pur essendo piuttosto raro, costituisce comunque un fenomeno piuttosto grave ed è una delle prime cause di morte per le donne durante la gravidanza e il primo anno del post partum in alcuni Paesi, come Nuova Zelanda, Regno Unito, Stati Uniti e Australia. Per questo, è importante indagare il rischio di suicidio materno già in gravidanza, ponendo domande alle donne rispetto alla possibile presenza di pensieri suicidari, al’ipotetica pianificazione e approfondire anche la presenza di fattori di rischio e protettivi, lo stato mentale della donna, la familiarità per il suicidio, precedenti tentativi di suicidio, la rete di supporto. Le donne che più frequentemente commettono il suicidio hanno precedenti esperienze di ospedalizzazione, presentano disturbi psichiatrici, sono più mature e multipare.

Il neonaticidio è, purtroppo, un altro tema difficile da affrontare, di cui si parla nel Manuale di psicopatologia perinatale. Esso consiste nell’uccisione del bambino subito dopo il parto e generalmente il figlio non è desiderato dalla madre. Si parla di infanticidio, invece, se l’uccisione avviene entro un anno di vita del bambino e di figlicidio se avviene dal primo anno di vita in poi. Vengono di seguito forniti nel testo i principali fattori di rischio, tra cui la presenza di sintomi psicotici o di patologie psichiatriche, la familiarità psichiatrica, l’abuso di sostanze, la gravidanza non desiderata, l’aver vissuto abusi o violenze nell’infanzia, lo status socio-economico basso, l’isolamento, ecc. In alcuni casi il neonaticidio è seguito dal suicidio della madre. In questi casi è molto importante la prevenzione e il riconoscimento precoce di tali situazioni a rischio, in modo tale da poter intervenire tempestivamente.

Successivamente, il Manuale di psicopatologia perinatale lascia spazio alle situazioni in cui sono presenti disturbi alimentari nelle donne o disturbi da uso di sostanze, sottolineando i possibili rischi che questi possono avere sul bambino e descrivendo le possibili modalità di intervento più adeguate in queste situazioni.

Segue il capitolo in cui vengono fornite indicazioni sugli psicofarmaci che si possono utilizzare in gravidanza e nel post-partum a seconda della diagnosi psichiatrica della mamma. La ricerca ha, infatti, dimostrato come vi siano farmaci che comportano pochi rischi per il bambino e la mancanza di una terapia farmacologica in alcuni casi può risultare devastante sia per la madre che il bambino.

Manuale di psicopatologia perinatale: il ruolo del padre

Infine, l’ultimo capitolo del Manuale di psicopatologia perinatale viene dedicato ai disturbi affettivi nei padri. Si sostiene, infatti, che, sebbene la ricerca abbia spesso dato spazio al ruolo fondamentale della madre per lo sviluppo del bambino, anche il ruolo del padre stia diventando sempre più rilevante. In particolare, nel periodo perinatale il padre svolge una funzione di base sicura per la compagna, la aiuta a superare le difficoltà e a creare una buona relazione con il bambino. In alcuni casi, il padre può soffrire degli stessi disturbi affettivi della madre e possono mostrarsi anch’essi depressi, ansiosi, ipocondriaci o presentare problemi di alcolismo o altre dipendenze. Questo può costituire una minaccia sia per la compagna che per il bambino; per questo sono importanti interventi di prevenzione o trattamento che considerino l’intero sistema familiare.

La maternità, dunque, non rappresenta sempre un periodo completamente felice della vita della donna e della coppia e informare tutto il personale medico (ginecologi, ostetriche, pediatri, medici, psicologi) delle possibili manifestazioni patologiche che possono insorgere nel periodo perinatale può essere un modo efficace per prevenire o trattare tempestivamente possibili disturbi psichiatrici o eventi negativi.

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SCRITTO DA
Marianna Palermo
Marianna Palermo

Dottoressa in Psicologia Clinica

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • (A cura di) P. Grussu, A. Bramante (2016). Manuale di psicopatologia perinatale. Profili psicopatologici e modalità di intervento. Erickson
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