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Riflessioni sulla memoria a partire dalla visione del film Moglie e Marito (2017)

Moglie e Marito è il titolo di un film recentemente nelle sale: il film consente di riflettere sul ruolo della memoria e dei ricordi nelle nostre vite.

Di Manuela Agostini

Pubblicato il 20 Giu. 2017

Moglie e Marito è il titolo di un film di Simone Giordano, recentemente nelle sale: la visione del film è un ottima occasione per riflettere sul ruolo della memoria nelle nostre vite.

 

Moglie e Marito è il titolo del film di Simone Giordano, uscito recentemente nelle sale e che vede protagonisti Sofia (Kasia Smutniak) e Andrea (Pierfrancesco Favino), sposati da dieci anni con due figli piccoli. Lui è un neurochirurgo impegnato in una ricerca sperimentale, un macchinario in grado di collegare due cervelli con obiettivo la trasmissione di immagini da una mente all’altra. Lei un opinionista, presentatrice televisiva .

La felicità dei primi anni ha però lasciato posto ad una vita cadenzata da ritmi frenetici, incomprensioni e frustrazioni, tanto che i due non riescono più a comunicare e il film evidenzia la cosa aprendo con i due alla prima, e si fa intendere anche l’ultima, seduta di terapia di coppia. Sarà il progetto di Andrea a smuovere gli animi invece, infatti senza intenzione questo macchinario trasporterà l’uno nei panni dell’altra o meglio, sovrapporrà la memoria di uno sulla memoria dell’altro.

Moglie e Marito: come le esperienze passate modellano il presente

Siamo abituati a pensare, ma soprattutto a considerare la memoria, come un fenomeno che, per realizzarsi, ha bisogno della partecipazione cosciente della nostra mente. In realtà̀, la maggior parte degli avvenimenti, delle esperienze, degli eventi che hanno plasmato la nostra mente sono per lo più inconsci. Le nostre esperienze precoci modellano la mente e ciò̀ che siamo, il nostro modo di comportarci ed in maniera decisiva, le nostre relazioni. Di tutto questo, spesso non siamo in grado di rievocare l’origine, non ne possiamo avere un ricordo consapevole, poiché́ fino a circa due anni di età̀, non si sono ancora sviluppate nel nostro cervello quelle strutture come l’ipotalamo e l’amigdala che presiedono alla formazione dei ricordi coscienti.

La memoria dunque, non è solo la possibilità̀ di ricordare il nostro passato in modo consapevole, ma è anche l’insieme dei processi in base ai quali gli eventi accaduti in un tempo anche molto lontano, influenzano le nostre risposte future.

Gli elementi del nostro passato determinano il nostro modo di leggere ed interpretare la realtà attuale, condizionano le nostre relazioni, si ripercuotono sul presente. A partire dai primissimi momenti della vita, anche quella intrauterina, il nostro cervello è in grado di rispondere alle esperienze, interne ed esterne all’organismo stesso, e di modificare attivamente i collegamenti tra i neuroni cambiandone la struttura. Queste connessioni neuronali rappresentano “l’impalcatura del cervello” e si ritiene siano la base che ci permetterà̀ di ricordare le esperienze. Non solo. Queste connessioni svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo della mente che sarà̀ essenziale per l’evoluzione del cervello stesso il quale, per tutta la vita, continuerà̀ a cambiare e a modificarsi.

Sono dunque le esperienze che generano la complessa rete di connessioni neuronali unica e tipica di ciascun individuo. In questo modo sono le esperienze e la memoria che incameriamo di esse e definiscono ciò̀ che siamo.

La memoria è quindi un insieme di cambiamenti che avvengono all’interno della complessa rete di connessioni neuronali che, quando vengono attivate contemporaneamente, creano legami tra loro di tipo associativo.

L’esperienza cosi intesa provoca l’attivazione di meccanismi genetici che generano nel cervello modificazioni sostanziali della sua rete di connessioni interne, ovvero, la memoria.

In questo senso appare inutile distinguere la “natura” e la “cultura” come responsabili separatamente dello sviluppo del cervello umano; memoria e sviluppo sono due processi sovrapposti, le esperienze contribuiscono a plasmare le strutture cerebrali che, alla nascita, sono presenti ma in via di maturazione. Il patrimonio genetico di cui ogni individuo è dotato, è in parte responsabile di come i neuroni si collegheranno tra loro, ma è altrettanto vero che, attivando i geni, le esperienze determinano ed influenzano il modo in cui queste cellule si assoceranno.

Per tutta la vita noi continuiamo ad imparare ed a ricordare. Per tutta la vita il nostro cervello è in continuo sviluppo.

Le modalità̀ con cui il processo della memoria si attiva, o meglio si attivano questi circuiti neuronali, sono alterazioni biochimiche, segnali chimici quindi, attraverso i quali si rafforzano le associazioni tra neuroni per la registrazione a breve termine delle informazioni. Stessa cosa accade per l’immagazzinamento dei ricordi a lungo termine. Ciò̀ che viene “archiviato” dal cervello e nel cervello, non sono “cose” reali, bensì̀ attivazioni di diversi profili neurali. La memoria non è un’entità̀ statica ma è il risultato di una serie di processi rappresentazionali attivi e dinamici.

Memoria esplicita e memoria implicita

Non possediamo un unico tipo di memoria; sono due sostanzialmente le forme di memoria che possediamo, una memoria implicita ed una memoria esplicita.

La memoria implicita dà vita a delle connessioni neuronali coinvolte nella creazione delle emozioni, nella generazione di risposte comportamentali, di sensazioni somatiche. Si tratta di una forma di memoria presente alla nascita, precoce, non verbale che non è associata all’esperienza soggettiva interna di “ricordare qualcosa”. In questo tipo di memoria, i processi di registrazione non richiedono un’attenzione conscia, non abbiamo la sensazione né la consapevolezza di vivere un’esperienza che trova origine negli avvenimenti del passato. Accade che emozioni, percezioni comportamenti, sensazioni fisiche legate a modelli mentali inconsci, possono condizionare ed influenzare il nostro modo di vivere nell’attuale, influire sulle nostre scelte, determinare le nostre esperienze del presente senza renderci conto di ciò̀ che le ha generate.

L’influenza del nostro passato torna prepotentemente a condizionare il presente senza che il nostro cervello abbia la benché́ minima consapevolezza dei meccanismi impliciti che sottendono la registrazione di ricordi ed esperienze vissute.

Con il trascorrere del tempo e l’accumularsi delle esperienze, il cervello del bambino acquisisce progressivamente la capacità di riconoscere differenze e somiglianze e, attraverso progressive generalizzazioni, la sua mente è in grado di costruire dei “modelli mentali” o “schemi” che serviranno per interpretare il presente e prevedere il futuro. Sulla base di questi schemi, la nostra mente organizza gli eventi attribuendo rapidamente dei significati alle cose che ci accadono.

La possibilità̀ di valutare velocemente le situazioni ed intuire ciò̀ che ci riserva l’immediato futuro, protegge l’individuo e preserva la specie.

In ogni momento il nostro cervello valuta, analizza ed elabora il mondo esterno come anche quello interno al soggetto stesso.

Attraverso la memoria, possiamo “ricapitolare” e ricondurre gli eventi attuali a quelli del passato ed in questo modo provare a classificarli attribuendo loro un significato. Attiviamo i nostri schemi mentali per comprendere le esperienze, la possibilità̀ di prevedere quelli che saranno gli avvenimenti immediatamente successivi, ci permette di reagire con maggiore sollecitudine e, parallelamente, ci aiuta ad organizzare prontamente le risposte più̀ adeguate per affrontare le situazioni.

La capacità di anticipare cosa accadrà̀ in futuro, di prevedere e di fare programmi può̀ essere considerata una componente essenziale della memoria esplicita.

A partire dal secondo anno di vita si sviluppa nel cervello una regione chiamata ippocampo, associata alla formazione di specifici nuovi circuiti neuronali che creano una seconda forma di memoria, quella chiamata “memoria esplicita”. Questa forma di memoria si divide a sua volta in altre due forme denominate “memoria semantica”, che include la conoscenza di parole, dati e simboli, e “memoria autobiografica” che riguarda il senso di sé e del tempo.

Perché́ questa memoria si sviluppi, c’è bisogno che il cervello ed in particolar modo la corteccia prefrontale e l’ippocampo siano arrivati ad una sufficiente maturazione. Questa memoria, inoltre, è ovviamente associata all’esperienza soggettiva interna di “ricordare qualcosa” ed i processi di registrazione degli eventi e delle informazioni richiedono un’attenzione cosciente.

Dimenticare è importante, tanto quanto ricordare… a tale proposito, si racconta che Pico della Mirandola (citato per la sua portentosa memoria, sembra infatti sapesse recitare la divina commedia dall’ultimo verso al contrario) sostenesse di “voler conoscere il segreto per poter dimenticare”.

La possibilità̀ di dimenticare è un aspetto determinante della memoria esplicita, poiché́ se dovessimo ricordare tutte le parole, i fatti, le situazioni, i dati che stimolano la nostra mente ogni secondo della nostra vita, la memoria verrebbe sommersa e le sue funzioni certamente compromesse.

Soltanto le esperienze accompagnate da un coinvolgimento emotivo e che risultano essere significative per il soggetto o di una qualche utilità̀, vengono trattenute e trasferite dalla “memoria di lavoro” (memoria a breve termine) alla memoria a lungo termine come tracce consolidate. Queste informazioni, catalogate come importanti, hanno quindi una buona probabilità̀ di essere richiamate e rievocate nel momento in cui ne dovessimo aver bisogno.

Ecco allora, ancora una volta, che sono le emozioni, questo complesso stato della mente, che tornano protagoniste della nostra vita mentale. Soltanto quando siamo coinvolti in un elevato stato emozionale e la nostra attenzione è massima che possiamo ricordare le informazioni che giungono al nostro cervello.

Il cervello, infatti, valuta in molti modi il significato degli stimoli, pensiamo però che esperienze eccessivamente emozionanti, come per esempio situazioni terrorizzanti, possono stimolare meccanismi contrari e potare ad un’inibizione dei processi di memorizzazione bloccando l’immagazzinamento e la conseguente possibilità̀ di rievocazione del ricordo.

Quando questioni del passato non sono state elaborate e risolte e pertanto rimangono in sospeso nella nostra mente, tenderanno a tornare in modo intrusivo nella nostra vita attuale esercitando un’influenza profondamente disorganizzante sia nella nostra vita interiore come anche nelle nostre relazioni, soprattutto quelle maggiormente significative.

Quando l’individuo diventa adulto senza aver avuto la possibilità̀ di elaborare le esperienze infantili che hanno indotto paura, terrore, stress ed ansia, potrà̀ da questi ricordi essere profondamente condizionato; questi continueranno a riemergere e ad interferire significativamente con la sua vita e compromettere a volte irrimediabilmente, il suo rapporto con gli altri.

Le questioni lasciate in sospeso, mai o quasi mai, perdono la loro valenza emozionale, in particolar modo quelle scaturite da esperienze negative o dolorose.

Le persone che non riescono a chiarire l’origine di determinate reazioni emotive a fronte di specifici loro comportamenti e non possono comprendere, dunque, l’origine di certe loro reazioni, possono restare “imprigionate” in modelli e schemi mentali rigidi e inefficaci.

Quando i nostri ricordi ci rievocano questioni del passato lasciate irrisolte, perdiamo la possibilità̀ scegliere la vita che vogliamo vivere. Possiamo solo sperimentare come il passato torna prepotentemente a condizionare il presente senza che noi riusciamo ad arginarne gli effetti.

Le esperienze del presente sono plasmate dai nostri ricordi ed il nostro futuro compromesso dalla impossibilità di organizzare liberamente le nostre azioni ed i nostri pensieri. La sceneggiatura del film apparentemente può sembrare un piatto riscaldato ma in effetti pone la sua base su qualcosa di reale, la sovrapposizione delle memorie, perché come spiega Andrea alla fine del film “è la memoria che fa di noi ciò che siamo”.

 

Moglie e Marito (Trailer):

 

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Manuela Agostini
Manuela Agostini

Dott.ssa in Psicologia della salute clinica e di comunità

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Michael S. Gazzaniga ,Richard B. Ivry, George R. Mangun (2017). Neuroscienze cognitive. Zanichelli
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