Se la teoria psicoanalitica ha ragione di affermare che ogni affetto connesso con una emozione, di qualunque tipo essa sia, viene trasformato, in angoscia qualora abbia luogo una rimozione, ne segue che tra le cose angosciose dev’essercene un gruppo nel quale è possibile scorgere che l’elemento angoscioso è qualcosa di rimosso che ritorna…il perturbante (Unheimliche).
Il Doppio e la rimozione
Per Freud, il Doppio è connesso al concetto di rimozione. L’Io, attraverso la scissione, proietta sull’Altro desideri rimossi e pulsioni inconsce; proprio questi aspetti, che lo differenziano dal Simile, gli garantiscono la negazione e gli permettono di dire “Io non sono Lui”.
Freud aveva teorizzato come l’Io volesse mantenere una certa unitarietà individuale e combattere quella tendenza alla duplicazione, alla frammentazione e alla scissione, che caratterizza ogni essere umano. Questa tendenza trova più libera espressione nei sogni, popolati da personaggi che sostanzialmente non sono altro che “doppioni” del sognatore. Essi rappresentano personificazioni di aspetti parziali della personalità, di suoi desideri e tendenze contraddittori e censurati dalla coscienza della veglia.
Tramite questi “doppioni”, i desideri proibiti possono finalmente trovare sfogo e appagamento, proprio per mezzo del sogno notturno. Egli aveva perciò individuato una caratteristica fondamentale del Doppio, e cioè la sua capacità di poter concretizzare tutte le occasioni non vissute dall’Io e tutte le possibilità che la persona non era stata in grado di sfruttare. Volendo analizzare i due termini Heimliche/Unheimliche possiamo notare che:
- Heimliche significa tranquillità del focolare domestico, è il familiare, l’intimo, l’abituale, ciò che conosciamo e che ci conferisce stabilità.
- Unheimliche (il perturbante) descrive essenzialmente la sensazione di spaesamento e di estraniamento. E’ il non nascosto, è tutto ciò che non dovrebbe essere rappresentato e che dovrebbe restare segreto, nascosto, intimo ma che invece è riaffiorato, e riemerso, è l’estraneo segretamente familiare che ci perturba, ci mette in uno stato di incertezza e di inquietudine.
Secondo Freud il perturbante è qualcosa che prima era familiare nella vita psichica fin dai tempi antichissimi (credenze superate o rimosse che sopravvivono nei primitivi e, soprattutto, nei bambini) e che poi è stato estraniato dal soggetto attraverso il processo di rimozione; quindi da una parte è qualcosa di superato e dall’altra di rimosso che ritorna.
Tra il perturbante e il familiare
L’Unheimliche, quindi, analizzandolo approfonditamente, non risulta altro che Heimliche poiché il perturbante si rivela familiare, l’angoscioso fa in realtà parte della vita psichica fin dai tempi più antichi e si è estraniato da essa solo per mezzo del processo di rimozione. Heimliche afferma Freud «è quindi un termine che sviluppa il suo significato in senso ambivalente, fino a coincidere in conclusione col suo contrario».
Il rimosso riguarda non la realtà materiale ma la realtà psichica. Il rimosso è legato alla libido infantile, è un desiderio infantile; è qualcosa che è accaduto molto tempo fa e che la mente ha rimosso, però ciò che viene rimosso in realtà non è superato, quindi basta un input, un elemento in grado di farlo riemergere e riaffiorare. Molto spesso il rimosso è destinato a ritornare.
Il meccanismo psichico che permette queste rappresentazioni, queste riedizioni del passato, è quello che Freud ha chiamato coazione a ripetere. Il momento in cui il perturbante si presenta è quando il confine tra fantasia e realtà si fa labile, quando appare realmente ai nostri occhi qualcosa che fino a quel momento avevamo considerato fantastico: qualcosa di familiare che è stato rimosso. All’origine della vita godiamo dell’illusione del narcisismo, di essere tutto e tutt’uno con il mondo. Seguono poi le fatiche del riconoscimento del distacco, delle separazioni, delle differenziazioni; per essere “uno” bisogna pagare il prezzo di non essere “tutto”.
Come sottolinea la psicoanalisi, tenere insieme tutte le nostre parti è faticoso; non stupisce che, sedotti dalla possibilità di proiettare su un’altra immagine i nostri aspetti più scomodi, proibiti e inquietanti, ricorriamo alla scissione come difesa. Il problema, infatti, non è la scissione ma quando il rimosso ritorna. In realtà fa parte della storia evolutiva di ciascuno, è la caratteristica comune dello strutturarsi dell’Io, che solo talvolta sfocia nella patologia.
Quindi il perturbante è quell’aspetto di noi che sconvolge perché corrisponde alla nostra oggettivazione, perché vi riconosciamo noi stessi al di fuori di noi. Esso può rappresentare un rafforzamento narcisistico dell’identità, ma può anche assumere il connotato inquietante della persecuzione.
Freud afferma che nel corso della storia l’uomo ha dovuto subire tre gravi ferite narcisistiche. Dapprima, con la rivoluzione copernicana, ha dovuto rinunciare all’illusione di essere il centro dell’universo; poi, con Darwin, di non discendere direttamente da dio; con la psicoanalisi, infine, scopre amaramente di non essere padrone neppure in casa propria, poiché l’Io cosciente non è che la minuscola punta emergente dell’iceberg che metaforicamente rappresenta l’intera personalità.