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Diagnosi e terapia cognitivo comportamentale dei disturbi d’ansia in età evolutiva – Report dal corso della Fondazione Don Gnocchi

Il 22 ottobre 2016 la Fondazione Don Gnocchi ha organizzato un corso sulla terapia cognitivo comportamentale dei disturbi d'ansia nell'infanzia.

Di Daniela Voza

Pubblicato il 06 Dic. 2016

Aggiornato il 28 Giu. 2019 12:13

Il settore formazione della Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus ha organizzato e realizzato l’evento rivolto a psicologi, medici e terapisti dell’Età evolutiva. L’evento si è svolto presso il Centro Santa Maria al Castello a Pessano c/B (MI).

 

La direzione scientifica dell’evento è stata affidata al Dr. Flavio Cimorelli, Medico Neuropsichiatra infantile e la conduzione alla Dr.ssa Alessia Incerti, psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale e Practitioner in EMDR. La dottoressa è consulente presso la Fondazione Don Carlo Gnocchi, Pessano (MI), Didatta presso Studi Cognitivi Spa e Responsabile di “Equipe Kairos”.

“…Non si fugge perché si ha paura ma si ha paura perché si fugge…”
(Krohne 1993; Ledoux 1996; Oatley, Johanson Laird 1987).
“Le gazzelle che hanno voluto verificare sperimentalmente tale ipotesi hanno effettivamente provato un senso di grande serenità restando immobili di fronte alla leonessa che le annusava ma non hanno avuto modo di trasmettere geneticamente tale apprendimento a una ricca figliolanza.
Tuttavia ciò è certamente vero soprattutto per gli uomini spesso tutta la vita in fuga da pericoli non oggettivi e credono che fuggire sia cosa buona…”
(Castelfranchi, Mancini, Miceli 2002; Pardighe, Mancini 2008)

 

I disturbi d’ansia nell’infanzia

Nella prima parte della giornata la dr.ssa Alessia Incerti, ha illustrato le caratteristiche principali dei disturbi d’ansia nell’infanzia secondo la nosografia del DSM 5.

I disturbi d’ansia corrispondono a diverse paure, convinzioni, previsioni negative, preoccupazioni su come potrebbero verificarsi gli eventi temuti e su come fronteggiarli, essi sono sempre più diffusi in età evolutiva e causano disagio non solo nel bambino, ma in tutta la famiglia.

Il DSM 5 descrive i disturbi d’ansia in una categoria specifica e lungo il continuum del ciclo di vita. Essi sono caratterizzati da: sentimenti pervasivi di preoccupazione o ansia con evidenti sintomi fisici, difficili da controllare e che si manifestano per la maggior parte dei giorni per almeno sei mesi.

In bambini e adolescenti: preoccupazioni per impegni scolastici o per prestazioni in generale, come gli impegni sportivi, o gli impegni sociali.
Può essere presente una tendenza al perfezionismo che genera uno stato di tensione, che può causare impegno eccessivo o comportamenti di evitamento.

L’ansia, la preoccupazione, o i sintomi fisici causano disagio clinicamente significativo o menomazione del funzionamento sociale, scolastico, o di altre aree importanti;
– costante sentimento d’oppressione, “un peso”;
– atteggiamento di attesa di un avvenimento vissuto come spiacevole ed imprevisto;
– sintomi somatici soprattutto nei bambini.

La dottoressa ha descritto nello specifico il funzionamento del bambino ansioso, quali sono i pensieri più tipici, gli errori cognitivi, i comportamenti e i fattori di mantenimento.

Allen e Rapee (2001) individuano il circolo vizioso di trasmissione della paura dal genitore al bambino e dal bambino al genitore, cosa che spesso rende impossibile stabilire dove risieda il problema primario. Spesso i pensieri dei bambini sono infatti conseguenza dei pensieri dei genitori. Non esiste un bambino ansioso, esiste una “famiglia ansiosa”.

 

La terapia cognitivo comportamentale dei disturbi d’ansia nell’infanzia

Nel pomeriggio la relatrice, dott.ssa Alessia Incerti, ha illustrato i principi fondamentali della terapia cognitivo-comportamentale del disturbo d’ansia secondo gli assunti della REBT. La terapia razionale emotiva comportamentale (Rational Emotive Behavior Therapy, REBT), fondata da Albert Ellis negli anni Cinquanta del secolo scorso, è uno dei primi esempi di pratica psicoterapeutica pienamente cognitiva. Come si evince dall’attuale denominazione, è evidente la vocazione integrativa di quest’approccio, che unisce tecniche cognitive, emotive e comportamentali. Ellis riteneva che la sofferenza mentale derivasse da “elaborazioni verbali esplicite che il soggetto si autoinfligge consapevolmente”. Ellis è riuscito a sfiorare la possibilità di disegnare un moderno modello di psicopatologia metacognitiva, in cui la sofferenza emotiva dipende da valutazioni disfunzionali che il cliente fa dei propri stati mentali più che del mondo esterno (Ruggiero e Sarracino, 2014, p. XI, XIII).

Ampio spazio è stato dato alla metodica dell’ABC applicata ai bambini, con suggerimenti anche per rappresentare graficamente la relazione tra eventi, pensieri, emozioni e comportamento.

E’ importante introdurre sia i bambini che i genitori al collegamento tra pensieri e emozioni (ABC) e al modello sulla natura e sulle cause dell’ansia, si insegna loro ad attribuire un nome alle emozioni, attraverso immagini suggestive come il fiore di Plutchik o le vignette di Di Pietro; a collegare le emozioni alle situazioni vissute da altri attraverso storie, fumetti, role play; quantificare l’intensità delle emozioni con l’ausilio di un termometro; adoperare il modello ABC a 3 colonne o a disegni, presentato come un cuore da riempire con l’emozione provata; introdurre il concetto di distorsione cognitiva o “virus”.

Il programma Cool Kids, protocollo di trattamento manualizzato dei Disturbi d’Ansia nei bambini e negli adolescenti rappresenta una versione revisionata dell’originale modello cognitivo-comportamentale “Coping Cat” di Kendall e “Coping Koala” di Paula Barrett e Ron Rapee (1996),
esso si basa su un modello d’ansia in cui fattori genetici, stile genitoriale, vulnerabilità individuale e eventi esterni concorrono a generare il disturbo d’ansia; per ognuno dei fattori il protocollo prevede una tranche di terapia che va a lavorare sugli elementi disfunzionali.

E’ un trattamento evidence-based e la sua efficacia è basata su ricerche effettuate in un decennio alla Macquarie University, al Royal North Hospital e alla Queensland University.

I risultati di tali studi hanno dimostrato che: più dell’80% dei bambini che hanno completato il programma sono diagnosis-free o migliorati sensibilmente. Questi effetti si mantengono anche nei 6 anni successivi al trattamento.

Il programma prevede l’inclusione dei genitori ed è basato sull’acquisizione di competenze su come gestire meglio l’ansia, è stato infatti dimostrato che tale coinvolgimento produce risultati migliori rispetto a trattare il bambino da solo.

Il lavoro con i genitori, considerati i massimi “esperti” del proprio bambino, prevede un intervento che riduca l’iperprotettività e favorisca il supporto all’esposizione. Nello specifico, gli obiettivi consistono: nell’acquisire competenze di gestione dell’ansia dei bambini agendo sui fattori di mantenimento del disturbo come l’evitamento, incoraggiandoli all’indipendenza; rinforzare coerentemente i progressi e fornire supporto nei momenti di difficoltà; condividere con il clinico obiettivi realistici; esplorare nuove modalità di interagire con i comportamenti ansiosi del bambino.

Il piccolo paziente apprende invece nuove strategie di gestione dell’ansia; impara a ridurre l’evitamento delle situazioni temute ed affrancarsi dai genitori e dal terapeuta, utilizzando le competenze e conoscenze acquisite.

Gli effetti del programma sono costanti anche per bambini con alti livelli di condizioni di comorbilità, bambini svantaggiati e basso ambiente socioculturale; esso è indirizzato alle famiglie ed utilizza piccoli gruppi, sono stati raggiunti buoni risultati anche su singole famiglie di bambini e adolescenti. I gruppi di partecipanti sono costituiti da circa 5 bambini dello stesso range di età (6/8; 8/10; 11/13; 14/18) con diagnosi di Disturbo d’Ansia (le comorbilità come la depressione possono venire accettate ma devono essere affrontate prima di intervenire sull’ansia), suddivisi per genere; più che per disturbo è fondamentale che i gruppi siano omogenei per livello di gravità. E’ prevista la partecipazione di almeno un genitore a tutti gli incontri.

Ogni sessione tratta un aspetto specifico del trattamento in modo graduale e razionale, i concetti di psicoterapia dell’adulto sono tradotti in formati adatti ai bambini che permettono di lavorare a un livello più pragmatico.

La ristrutturazione cognitiva viene introdotta già nella seconda sessione, attraverso la metafora del detective: ai bambini viene detto che impareranno a fare gli investigatori, che indagheranno sui pensieri che causano la loro paura e che i loro “strumenti del mestiere” saranno delle domande specifiche da utilizzare per contrastare i pensieri dannosi. Dovranno quindi allenarsi sia in seduta sia con homework in concomitanza di eventi che provocano loro emozioni negative ed intense; trovare i pensieri irrazionali attraverso il “detective thinking”, applicare le tecniche apprese per trovare prove contro le proprie previsioni in base all’esperienza passata; mettere in discussione (disputing) i pensieri disfunzionali; generare “pensieri calmanti” basati su una valutazione realistica dell’evento ansiogeno; dopo aver stabilito la gerarchia delle situazioni temute, i piccoli pazienti potranno cimentarsi in esperimenti ed esposizioni graduali allo scopo di consentire loro di capire che la situazione non è minacciosa e che hanno le capacità di affrontarla, illustrare ai genitori la non terapeuticità dell’evitamento.

Dopo le esposizioni le ultime sessioni del programma si incentrano sull’insegnamento di abilità sociali e sul consolidamento di quanto appreso.
La dottoressa ha inoltre arricchito la giornata formativa con numerosi esempi clinici dati dalla sua decennale esperienza di lavoro nell’ambito della neuropsichiatria infantile.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Barrett, P.M., Duffy A. L., Dodds, M.R., & Rapee, R.M. (2001). Cognitive-behavioral treatment of anxiety disorders in children: Long-term (6-years) follow-up. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 69, 135-141.
  • DiGiuseppe R., Doyle K. A., Dryden W., Backx, W. (2014). Manuale di terapia razionale emotiva comportamentale . Milano: Raffaello Cortina Editore.
  • Incerti, A., D. Nahum, D. (2014). “Cool Kids Program per il trattamento dei disturbi d’ansia nell’infanzia e nell’adolescenza” . Quaderni di Psicoterapia Cognitivo Comportamentale SITCC.
  • Kendall, P.C. (1994). Treating anxiety disorders in children: Results of a randomized clinical trial. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 62, 100-110.
  • Rapee, R.M. (2000). Group treatment of children with anxiety disorders: Outcome and predictors of treatment response. Australian Journal of Psychology, 52, 125-129.
  • Rapee, R. M. (2003). The influence of comorbidity on treatment outcome for children and adolescents with anxiety disorders. Behavior Research and Therapy, 41, 105-112.
  • Rapee, R. M., Wignall, A. (2008). Helping Your Anxious Child: A Step-by-Step Guide for Parents. New Harbinger Publications.
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