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Teneramente folle. Il rapporto complicato tra un padre con disturbo bipolare e le figlie (2014) – Cinema & Psicologia

Il film Teneramente folle tratta del rapporto tra un padre con disturbo bipolare e le sue figlie, mettendo in evidenza le emozioni delle bambine. 

Di Costanza Valentini

Pubblicato il 21 Lug. 2016

Aggiornato il 16 Ott. 2017 11:22

Il film Teneramente folle (2014) di Maya Forbes è la versione romanzata della biografia della regista stessa. Maya e sua sorella China, infatti, hanno vissuto per un periodo sole con il padre affetto da disturbo bipolare, mentre la madre si trovava per studio a New York.

Introduzione

Negli anni sono stati prodotti, sia in Italia che all’estero, diversi film che hanno affrontato il tema del disturbo bipolare, ma questo ha la particolarità di incentrarsi su come la malattia incida e influenzi il rapporto tra il paziente e le sue figlie. Cosa significa per i bambini vivere con un genitore affetto da un disturbo mentale? Come viene vista, vissuta e compresa la malattia? I figli si trovano immersi in una situazione che non comprendono pienamente e che è accompagnata da emozioni diverse, che oscillano dalla tenerezza alla paura. Emblematico in questo senso è il titolo originale del film “Infinetely Polar Bear” che è tratto da una frase del film in cui la piccola Faith, non comprendendo bene che cosa sia il disturbo bipolare, spiega così agli amici la malattia del padre “mio padre è un Orso Polare”.

Teneramente folle: trama del film

Ci troviamo in Massachussetts alla fine degli anni ’70. Cameron Stuart (interpretato da Mark Rufalo) è felicemente sposato con Maggie (Zoe Saldana) con cui ha avuto due figlie: Amelia e Faith. Cameron è affetto dal disturbo bipolare (un tempo chiamato “psicosi maniaco depressiva”) ed in seguito all’ultima delle sue crisi perde il lavoro, viene ricoverato e la moglie lo allontana da casa. Maggie si trova quindi da sola a gestire e a mantenere economicamente la famiglia dal momento che i suoceri, pur avendo notevoli possibilità economiche non forniscono loro alcun aiuto. Maggie non riesce a trovare un lavoro sicuro ma dopo che ottiene una borsa di studio per un master di Business Administration alla Columbia University di New York ha un piano per il bene delle figlie: ottenere il titolo in 18 mesi per poi tornare e cercare un lavoro più soddisfacente che possa consentirle di dare loro una educazione scolastica migliore.

Per raggiungere il suo scopo è costretta a lasciare a malincuore le figlie in Massachussetts e chiede al marito, con cui non vive più da tempo, di trasferirsi a casa loro ad occuparsi delle bambine. Lei è l’unica ad avere fiducia in lui, poiché sia i suoceri che i vicini di casa e conoscenti, non solo non pensano che Cameron stia così bene da poter occuparsi a lungo delle figlie ma, soprattutto, contestano l’indipendenza di Maggie, il ruolo “maschile” che ella assume all’interno della famiglia. Il film Teneramente folle descrive quindi tutto il periodo in cui Cameron si trova ad occuparsi delle figlie e a cercare di recuperare con loro un rapporto di affetto e fiducia. La relazione è influenzata dalle fasi maniacali e depressive di Cameron e, pertanto, oscilla costantemente tra momenti di condivisione e affetto ad altri più tesi e difficili. Cameron riuscirà comunque a cavarsela spinto dal desiderio di riconquistare l’affetto della moglie.

L’ARTICOLO CONTINUA DOPO IL TRAILER:

Il disturbo bipolare

Secondo il DSM –5 il disturbo bipolare è un disturbo dell’umore caratterizzato dall’alternanza di episodi maniacali e depressivi o misti (disturbo bipolare tipo I), oppure da episodi depressivi e ipomaniacali (disturbo bipolare tipo II).
Il disturbo bipolare, nel DSM 5, viene separato dai disturbi depressivi e collocato in una categoria unitaria, tra il capitolo dei disturbi dello Spettro Schizofrenico e gli altri disturbi Psicotici e quello dei Disturbi Depressivi, riconoscendo che si tratta di un disturbo “a ponte” tra queste due diagnosi in termini di sintomi, storia familiare e genetica.

Nello specifico:
EPISODIO MANIACALE: Un periodo di tempo caratterizzato da umore persistentemente elevato o irritabile associato ad un aumento di attività o energia presenti per gran parte della giornata per almeno una settimana. Devono essere presenti almeno 3 (4 se umore irritabile) dei seguenti sintomi: autostima ipertrofica o grandiosità; ridotto bisogno di sonno; logorrea; fuga delle idee; distraibilità; aumento della attività finalizzata; coinvolgimento in attività piacevoli ma pericolose. L’alterazione dell’umore ha una gravità tale da provocare un netto deterioramento nelle attività socio-lavorative dell’individuo o da richiedere l’ospedalizzazione per prevenire eventuali danni a se stesso o agli altri.

EPISODIO IPOMANIACALE : Un periodo di tempo caratterizzato da umore persistentemente elevato o irritabile e persistente aumento di attività o energia per almeno 4 giorni. Devono essere presenti almeno 3 (4 se umore irritabile) dei seguenti sintomi: autostima ipertrofica o grandiosità; ridotto bisogno di sonno; logorrea; fuga delle idee; distraibilità; aumento della attività finalizzata; coinvolgimento in attività piacevoli ma pericolose. Sebbene sia osservabile un cambiamento netto nel funzionamento dell’individuo, non è presente una compromissione marcata come invece avviene durante un episodio maniacale. Non è necessaria l’ospedalizzazione. Non sono presenti sintomi psicotici.

EPISODIO DEPRESSIVO: Caratterizzato da umore depresso o perdita di interesse e di piacere per le attività per quasi tutto il giorno per un periodo minimo di due settimane, associato ad almeno 5 dei seguenti sintomi: Perdita o incremento dell’ appetito; insonnia o ipersonnia; agitazione psicomotoria o rallentamento psicomotorio; diminuzione dell’energia; eccessivo o inappropriato senso di colpa e impotenza; difficoltà a concentrarsi; ricorrenti pensieri di morte, ideazione suicidaria senza un piano specifico, tentativi di suicidio o piani per commettere il suicidio.

L’episodio depressivo nell’ambito del disturbo bipolare presenta alcune peculiarità che lo differenziano sia dalla depressione endogena unipolare che da quella reattiva e situazionale. E’ infatti caratterizzato dal predominio dell’apatia sulla tristezza, dell’inibizione psicomotoria sull’ansia, e dell’ipersonnia sull’insonnia (Colom e Vieta, 2006).

EPISODIO MISTO: Si caratterizzano per la compresenza di una sintomatologia maniacale e depressiva combinate differentemente tra loro secondo l’alterazione dell’umore, le cognizioni e il comportamento. Sono associati ad un grave rischio suicidario.

Per quanto riguarda gli aspetti cognitivi del disturbo bipolare, così come si parla di “triade negativa” di pensieri distorti catastrofici nella visione di sé, del mondo e del futuro nella depressione, allo stesso modo è possibile individuare una “triade positiva” nella mania (Colom e Vieta, 2006). I pensieri automatici maniacali sono caratterizzati da cognizioni e interpretazioni positive che non corrispondono alla realtà; si tratta di una visione eccessivamente positiva e rigida.

Le manifestazioni del disturbo bipolare nel personaggio del protagonista

E’ la voce di Amelia, la primogenita, a narrarci gran parte degli eventi e a metterci al corrente del disturbo del padre. Già dalle prime battute vengono sottolineate alcune bizzarrie comportamentali che molto spesso possono essere sottovalutate e ricondotte ad una personalità più estroversa ed eccentrica, mentre in realtà si tratta di sintomi conclamati. La stessa Maggie spiega alle figlie che, pur essendo sempre stata a conoscenza della diagnosi del marito, aveva sottovalutato la gravità della situazione (“negli anni ‘70 quasi tutti avevano avuto un esaurimento nervoso…”). Quelli che possono sembrare agli osservatori esterni comportamenti solamente eccentrici, come Cameron che girava per il campus in bicicletta indossando una barba finta, nascondono un profondo malessere. Le fasi maniacali, sebbene associate ad un incremento di energia, idee, progetti e voglia di fare non sempre sono accompagnate da emozioni di piacere. Possono essere presenti ideazioni paranoidee, angoscia e tensione.

Le fasi maniacali

Per gran parte della durata del film Cameron mostra un umore costantemente elevato, a tratti irritabile soprattutto quando viene contestato, associato a una notevole energia. Mostra la perdita delle inibizioni, del buon senso, dell’esame di realtà. Festeggia il proprio licenziamento senza preoccuparsi delle conseguenze. Si mostra eccessivamente loquace e disponibile con i vicini senza redensi conto di superare il limite: tra aiutare una signora a portare fino a casa le buste della spesa e proporle poi di sistemarle le cose nel frigo o di spostarle i mobili il passo è breve. La reazione del suo interlocutore è dapprima perplessità fino poi ad arrivare all’evitare di incontrarlo. L’incremento dell’energia fa sì che Cameron si senta complessivamente bene, gli consente di dedicarsi a numerose attività e di pulire l’intera casa in un pomeriggio. Tuttavia tutta questa energia, anche se può sembrare un aspetto positivo, in realtà non riesce ad essere incanalata in modo produttivo. Cameron inizia mille cose diverse che poi vengono lasciate incompiute e su cui appende il cartello “non spostare, ci lavorerò più tardi”.

E’ proprio la sensazione di benessere apparente, l’ avere mille idee e molta energia per metterle in pratica a rendere difficile per chi soffre del disturbo realizzare di avere un problema. Gran parte dei pazienti, dopo essersi sottoposti a trattamento farmacologico, provano nostalgia per l’ebbrezza della mania e la vita quotidiana sembra adesso per loro piatta e priva di emozioni. L’incremento dell’energia e la fuga delle idee a breve termine può anche consentire alla persona di raggiungere alcuni obiettivi (per es. lavorativi) ma a lungo termine causa malessere. Spesso alla mania seguono periodi di depressione anche grave. Inoltre se non trattato adeguatamente il disturbo può peggiorare: con il tempo i cicli di alternanza tra mania e depressione si fanno più rapidi. In mania, proprio per la perdita di obiettività, possono essere fatte scelte impulsive controproducenti.

Le fasi depressive

Durante le fasi depressive (rappresentate nel film in misura minore rispetto a quelle maniacali), si nota come Cameron perda interesse per tutto ciò che lo circonda, incluse le figlie. Resta immobile davanti al frigo vuoto o seduto in poltrona mentre il mondo gli scorre letteralmente davanti, senza che lui reagisca in alcun modo. E’ un periodo di assenza di emozioni, sia positive ma anche negative, tutto ciò di cui pare aver bisogno è la vicinanza delle figlie, il non essere lasciato solo a fronteggiare tutto questo. In queste scene sono quindi ben rappresentati l’umore depresso, la perdita di energia, il rallentamento psicomotorio e l’incuria personale (esce di casa in vestaglia senza indossare i pantaloni). Se prima lasciava a metà numerose attività, adesso si limita a restare immobile a fumare.

Il rapporto con i farmaci e le sostanze

Nel film vengono affrontate anche altre due tematiche correlate al disturbo dell’umore: l’uso di sostanze come automedicazione e il rapporto con i farmaci.

C’è un alto tasso di comorbilità tra il disturbo bipolare e l’abuso di alcol e di altre sostanze (Newman et al. 2012). I problemi del disturbo bipolare e dell’abuso di sostanze tendono a potenziarsi a vicenda: le sostanze interferiscono con la farmacoterapia, aggravano l’impulsività, compromettono la capacità di giudizio e aumentano il rischio di comportamenti suicidari. A loro volta gli sbalzi di umore possono costituire stimoli interni che peggiorano il carving per le sostanze (Newman et al. 2012)

Cameron interrompe l’utilizzo dei farmaci e lo “sostituisce” con l’assunzione di birra.
Anche quando la terapia farmacologica sembra funzionare molti pazienti ne interrompono l’assunzione credendo di stare bene e non averne più bisogno (Goodwin e Jamison, 1990), aumentando però il rischio di ricadute sintomatiche. I motivi che portano alla interruzione della farmacoterapia possono essere diversi: la negazione della malattia, gli effetti secondari, il sentirsi a disagio ad assumere sostanze psicotrope, la mancanza della sensazione di euforia, il credere di poter controllare il proprio umore. Hanno quindi un ruolo centrale gli atteggiamenti verso la malattia e il modello di salute di ciascun paziente; queste convinzioni possono pertanto essere modificate attraverso la terapia cognitiva e interventi di psicoeducazione sul disturbo (Newman et al. 2012)

La relazione tra Cameron e le figlie

Le emozioni veicolate in questa relazione padre-figlie sono numerose e si alternano influenzate dall’andamento del disturbo dell’umore di Cameron; le principali sono la tenerezza, la vergogna, la paura, la rabbia e il senso di colpa.

Le bambine sentono la mancanza del padre e ne cercano costantemente la vicinanza, sia scrivendogli lettere sia recandosi a trovarlo durante il ricovero. Sono tuttavia consapevoli che il padre per certi aspetti deve essere accudito e guidato negli impegni quotidiani. Fin dal primo giorno di convivenza dopo la partenza della madre, ma già ne erano consapevoli durante il periodo successivo al ricovero di lui, hanno imparato che devono provvedere a se stesse per le cose di tutti i giorni, come svegliarsi in tempo per andare a scuola, preparare la colazione, pulire casa e fare il bucato. Ci si aspetta che sia compito del padre accudire le figlie, occuparsi di loro anche nella monotona e faticosa routine casalinga e non solo farle divertire portandole in giro per i boschi o cucinando il loro piatto preferito. Il compito genitoriale è essere sempre presenti, condividendo le cose belle ma anche quelle brutte, lasciare i figli liberi di esplorare ma essere per loro un punto di riferimento verso cui tornare in caso di bisogno. Maggie riesce in questo, anche a distanza. Cerca sempre di spiegare alle figlie le motivazioni delle sue decisioni, le rende partecipi del suo stato emotivo e spiega a grandi linee la patologia del marito sottolineandone però gli aspetti positivi di lui come padre facendo sì che anche le figlie si fidino di lui e gli vogliano bene.

Cameron però, quando è preso dalla foga dei suoi pensieri, dall’energia incanalata in mille attività diverse lasciate in sospeso, non riesce ad assumersi le responsabilità di genitore anche se poi riesce sempre a rimediare a modo suo, come quando non avendole svegliate in tempo per andare a scuola porta il pacco di biscotti in ascensore affinché le figlie non debbano rinunciare alla “colazione che è il pasto più importante della giornata”. Cameron non è un cattivo padre, fa tutto quello che gli è possibile fare influenzato dall’andamento del suo umore.

Di fronte a questo comportamento paterno le bambine in parte si responsabilizzano, rendendosi autonome e gestendosi da sole: sono loro a pulire i piatti e la casa, si svegliano da sole in orario per poi svegliare anche il padre e così via. Sono per certi aspetti piccole adulte. Amelia arriva a suggerire al padre un piano per riunire la famiglia: deve prendere le medicine, responsabilizzarsi, cercarsi un lavoro per mantenere moglie e figlie “e forse allora mamma lo riprenderebbe in casa”. Tuttavia a lungo termine percepiscono la fatica degli incarichi che si sono assunte, hanno la sensazione che dovrebbero essere loro le figure bisognose di affetto e supporto da parte degli adulti e protestano arrabbiandosi con Cameron. La rabbia delle figlie nei confronti del padre è quindi una “rabbia da protesta” per mancato accadimento e si manifesta quando per l’ennesima volta si trovano a gestire gli impegni degli adulti.

Cameron in base ai suoi sbalzi di umore è imprevedibile nelle sue reazioni. Già durante il ricovero, quando Maggie porta le figlie a salutarlo lui all’inizio scherza con loro dicendo di picchiarlo sul “Pancione” ingrossato dai farmaci ma quando Amelia lo colpisce lui reagisce un po’ troppo bruscamente e la perplessità e la paura compaiono sul volto della bambina. Una persona imprevedibile genera ansia perché non è possibile stabilire come reagirà in ogni occasione, è un qualcosa che non è possibile gestire. Finchè il padre è imprevedibile predomina l’ansia, ma quando diventa involontariamente pericoloso per l’incolumità delle figlie allora le emozioni espresse diventano la paura e il terrore. Cameron lascia di notte le figlie sole in casa sminuendo e invalidando le loro paure. Le vuole forti, coraggiose, indipendenti ma non comprende che deve accogliere i loro timori più che giustificati. Amelia cerca di farlo sentire in colpa per averle messe in una situazione di pericolo. Sul momento Cameron reagisce frustrato e adirato, ma quando ritorna in sé ecco che monta alla porta una serratura più sicura. Vuole bene alle bambine e quando l’umore è abbastanza stabile riesce ad occuparsi di loro nel modo migliore.

Un’altra emozione prevalente è la vergogna che Amelia e Faith provano quando il padre manifesta comportamenti insoliti in pubblico. Cameron vuole fare conoscenza di tutti i vicini, si mostra disponibile fino all’inverosimile e le figlie lo allontanano. Non vogliono invitare amici in casa perché si vergognano di lui: temono che gli altri non comprenderebbero il problema, che le deridano e isolino. I loro amici però colgono solo l’aspetto simpatico di Cameron e alla fine non si sconvolgono più di tanto.

Amelia soprattutto si sente in colpa verso il genitore. Non vogliono che lui vada con loro ma non ce la fa a lasciarlo solo a casa. Percepisce la solitudine e il rifiuto degli altri nei confronti del padre e lo proietta anche in altre circostanze “mi dispiace che hai venduto la nostra vecchia auto. Ora non la vorrà più nessuno…”. Non vuole essere la causa della sofferenza del padre.

La scena conclusiva del film è centrata proprio sul senso di colpa di Amelia che non accetta l’invito del padre a passare il pomeriggio con lui. Riuscirà ad andare avanti con la sua vita solo quando voltandosi vedrà nell’espressione di Cameron comunque serenità senza malinconia né rimprovero.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • American Psychiatric Association. (2013). DSM 5. American Psychiatric Association.
  • Colom, F., & Vieta, E. (2006). Manuale di psicoeducazione per il disturbo bipolare. Giovanni Fioriti.
  • Goodwin, F. K., & e Jamison, K. R. (1990). Manic-depressive illness. Oxford University Press, New York.
  • Newman, C. F., Leahy, R. L., Beck, A. T., Reilly-Harrington, N. A. & Gyulai, L. (2012). Il disturbo bipolare. Un approccio cognitivo. Giovanni Fioriti.
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