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La depressione bipolare (2007) di G. Graus – Recensione

Il libro si rivolge ai familiari e ai pazienti che convivono con il disturbo bipolare, con lo scopo di amplificare le conoscenze ed evitare alcuni errori

Di Filippo Turchi

Pubblicato il 01 Feb. 2016

Aggiornato il 31 Ott. 2019 11:00

Il libro di Gianfranco Graus, ormai alla seconda edizione, si rivolge ai familiari e ai pazienti che devono convivere con il disturbo bipolare, con lo scopo di amplificare le loro conoscenze, la loro consapevolezza, e se possibile evitare alcuni errori che spesso hanno un alto prezzo di vita.

 

Purtroppo il disturbo bipolare è fra le malattie psichiatriche meno curate, per cui solo un individuo su tre ha una diagnosi e una cura corrette. Il rischio lifetime di suicidio è del 15%, almeno tre volte più elevato quello per un tentato suicidio. È una patologia che causa una riduzione dell’attività produttiva di 14 anni rispetto alla popolazione generale. Il peccato è più grave se si pensa che ormai sono molte le soluzioni terapeutiche possibili, con una complessiva buona efficacia nella cura del disturbo.

L’autore spiega nel capitolo 1 in modo semplice ma completo le fasi del disturbo, con casi clinici che rendono la trattazione più immediata e chiara, mentre nel capitolo 2 si sofferma sulle difficoltà diagnostiche, così come sugli elementi personologici e psicologici che fanno da sfondo al disturbo e che spesso portano alla sottovalutazione del problema da parte dei diretti interessati e ad un errore diagnostico da parte degli addetti ai lavori.

Seguono i capitoli dedicati al trattamento del disturbo bipolare. Il capitolo 3 si sofferma sui trattamenti farmacologici, asse imprescindibile della terapia del disturbo bipolare. Ne espone le classi e si sofferma sul rapporto con i farmaci, che spesso risulta difficile e conflittuale. Chiarisce i ruoli delle figure professionali che gravitano introno al paziente e i setting di trattamento possibili (capitolo 4). Spiega e racconta il ruolo della psicoterapia, dà indicazioni sui tempi di trattamento, indica in che momento è meglio iniziare la psicoterapia e quali sono i tipi di psicoterapia efficaci per il disturbo, quali la psicoeducazione, la psicoterapia cognitivo-comportamentale, la psicoterapia focalizzata sulla famiglia e la psicoterapia interpersonale e dei ritmi sociali.

Nei capitoli 6 si spiega e si documentano le ipotesi circa la vulnerabilità biologica del disturbo, riportando le ipotesi principali, ma attraverso conversazioni cliniche e suggerimenti il lettore beneficia di una psicoeducazione al disturbo e al suo funzionamento.

I fattori psicologici vengono trattati nel capitolo 7 e 8. Vengono fornite, anche in questo caso, spiegazioni e consigli che risultano a tutti gli effetti degli strumenti terapeutici auto-gestibili, come la ricostruzione della storia degli episodi del disturbo, la registrazione dei sintomi prodromici, la registrazione degli ostacoli mentali, la promozione del rilassamento muscolare e della mindfulness.

I capitoli 9 e 10 raccolgono una serie di riflessioni e di raccomandazioni per familiari ed amici, oltre che una valutazione più generale sul concetto di patologia mentale al giorno d’oggi e di stigma sociale.

Non meno utile la nota finale sulle letture consigliate e sui siti internet specializzati sull’argomento, così come i riassunti alla fine dei capitoli, che focalizzano l’attenzione sui punti chiave.

Non c’è dubbio che il merito principale del libro sia quello di riportare l’attenzione sul disturbo bipolare, dopo anni di colpevole trascuratezza. Il disturbo è subdolo, ha una lunga latenza nella diagnosi e spesso prevede anni di trattamento prima di un’efficace stabilità.

Nel libro è chiaro il superamento anche di quell’antitesi tra trattamenti farmacologici e psicoterapia, o altre forme di trattamento, ormai del tutto pregiudiziale, ma ancora molto presente nella pratica clinica. Fornire elementi concreti e strumenti efficaci per la consapevolezza e la gestione di questo disturbo appare quindi di grande attualità.

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