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I sogni dei bambini. Seminario tenuto nel 1936-41 da C. G. Jung – Recensione

I Sogni dei bambini è frutto dell’insegnamento di Jung negli anni 1936-37 e 1940-41: un documento importante per la storia della psicologia.

Di Marco Innamorati

Pubblicato il 08 Giu. 2016

Carl Gustav Jung colto nella sua attività di docente universitario. Un’integrazione alla teoria junghiana del sogno e un documento importante per la storia della psicologia.

In Ricordi, sogni, riflessioni, Carl Gustav Jung (1961) racconta che il suo primo approccio alla lettura dell’Interpretazione dei sogni di Sigmund Freud sarebbe stato di incomprensione, salvo rivalutarne l’importanza dopo i propri studi sull’esperimento associativo. In realtà, da come cita il libro di Freud fin dalla tesi (Jung, 1902, pp. 68, 88, 111), si capisce che lo psicologo svizzero aveva capito subito il significato dell’opera freudiana, che costituì per lui (come per molti altri) il motivo della sua adesione iniziale alla teoria psicoanalitica. In ogni caso, fin dal periodo della collaborazione con Freud, Jung aveva già talmente metabolizzato la teoria del sogno da iniziare a introdurre delle proprie innovazioni (Jung, 1906; 1909). Tali innovazioni diventeranno sempre più originali nel corso di pochi anni, fino alla proposta di un modello ermeneutico radicalmente diverso rispetto a quello di Freud.

 

In estrema sintesi, e con qualche approssimazione, si può riassumere la versione definitiva della teoria junghiana del sogno come segue:

  1. Il sogno costituisce in alternativa:
    1. una compensazione rispetto alla vita diurna del sognatore;
    2. il riflesso della condizione presente del sognatore; per quelli che Kohut, senza citare Jung, chiamò in seguito sogni sullo stato del Sé (Kohut, 1972-76, p. 162);
    3. un’elaborazione inconscia volta a prevedere possibili sviluppi futuri della vita del sognatore (funzione prospettica). In ogni caso il sogno tendenzialmente guarda al presente e al futuro piuttosto che al passato e marca spesso una tappa in direzione dell’autorealizzazione del soggetto (ciò che Jung chiama ‘processo di individuazione‘).
  2. Il sogno deve essere interpretato in senso letterale e non come un rovesciamento pressoché totale del contenuto latente (idea ripresa dal gruppo di Lichtenberg con il motto ‘il messaggio contiene il messaggio‘; si veda Lichtenberg et al., 1996, pp. 173-90). Le difficoltà di comprensione sono legate alla diversità del linguaggio con il quale si esprime l’inconscio piuttosto che da una necessità di censura. Ciò non vuol dire, come Jung sottolinea anche ne I sogni dei bambini, che il sognatore non possa riscontrare una certa difficoltà a parlare dei propri sogni, ma ciò sarebbe dovuto alla resistenza operata ex post dai suoi complessi (Jung, 1936-41, p. 244).
  3. I simboli onirici non hanno un significato univoco (segnico, in termini di filosofia del linguaggio) e spesso mettono in contatto il sognatore con i contenuti dell’inconscio collettivo, ovvero quella parte dell’inconscio che è in qualche misura comune a tutta l’umanità.

Con L’interpretazione dei sogni, Freud propose un trattato completo sull’argomento, che peraltro avrebbe voluto riscrivere del tutto in capo a pochi anni dalla prima uscita, avendo posto le pulsioni e non più i desideri al centro della propria teoria della motivazione (McGuire, 1974, pp. 423 e ss.). Ad impedirlo fu il suo editore Franz Deuticke, il quale, non a torto, pensava che rivedere completamente un’opera così ponderosa a breve distanza dall’uscita avrebbe suscitato notevoli perplessità nel pubblico dei lettori (McGuire, 1974, p. 453). Jung, invece, scrisse solo brevi saggi al riguardo (oltre ai citati: Jung, 1914; 1931; 1945; 1948; 1961a), per quanto osservazioni sulla sua teoria dei sogni siano disseminate in tutte le opere e addirittura tutta la prima parte di Psicologia e alchimia (Jung, 1944) non sia altro che l’articolata interpretazione di una lunga sequenza di sogni del fisico Wolfgang Pauli (si veda la recensione dell’epistolario Jung-Pauli). Da questo punto di vista quindi, un particolare interesse rivestono i Seminari di Jung sui sogni. Quello sui sogni degli adulti è da tempo disponibile in italiano (Jung, 1928-30). Questo sui sogni dei bambini ha visto la luce nel nostro paese molto di recente.

I Seminari di Carl Gustav Jung sono cicli di lezioni tenuti dallo psicologo svizzero in varie sedi, il cui testo è stato fortunatamente raccolto dagli uditori (similmente con quanto è avvenuto nel caso di Jacques Lacan, del quale i seminari costituiscono di fatto la gran parte del lascito). La loro importanza è considerata tale da averne fatto ritenere opportuna la pubblicazione come volumi supplementari delle Opere sia nell’edizione in tedesco che in quella in inglese. In Italia l’editore Bollati Boringhieri ne aveva inizialmente sottovalutato il rilievo, onde Psicologia analitica (Jung, 1924) e Visioni (Jung, 1930-34) sono usciti per Magi, che ha pubblicato anche il dialogo Sui sentimenti e sull’ombra (Jung, 1957-59), le giovanili Conferenze di Zofingia (Jung, 1896-99) e le Lettere (Jung, 1906-61), recentemente ristampate. Bollati Boringhieri ha dapprima pubblicato La psicologia del Kundalini Yoga (Jung, 1932) e il già menzionato Analisi dei sogni (Jung, 1928-30); di recente, forse sulla scorta dell’interesse suscitato dal Libro rosso (Jung, 1913-30), si è profusa in uno specifico sforzo produttivo. Hanno così visto la luce i quattro volumi del commentario allo Zarathustra di Nietzsche (Jung, 1934-39; su di essi si tornerà a parlare su State of Mind) e i due dei Sogni dei bambini. Dell’edizione italiana del Libro rosso, in ogni caso, i due Seminari di più recente pubblicazione mantengono l’impostazione grafica e cromatica della copertina.

I Sogni dei bambini è il frutto dell’insegnamento di Jung presso l’università di Zurigo negli anni 1936-37 e 1940-41. Il testo è stato edito in tedesco per la prima volta nel 1987. Potrebbe sembrare strano e paradossale che importanti testimonianze dell’insegnamento di un personaggio così noto siano state rese disponibili tanti anni dopo la sua morte. La ragione è connessa a scelte dello stesso Jung, che teneva queste lezioni per una cerchia molto ristretta di partecipanti e inizialmente aveva autorizzato la circolazione delle relative trascrizioni solo fra i partecipanti stessi. In generale, ciò sembra dovuto sia a ragioni di discrezione, legata a contenuti clinici discussi in modo aperto e senza mascheramenti; sia a una modalità molto libera e informale di commentare da parte dello stesso Jung, che avrebbe forse voluto rivedere i testi in vista di eventuali pubblicazioni; sia al coinvolgimento nelle discussioni di terzi (pressoché tutti i partecipanti), i quali pure avrebbero dovuto essere consultati prima che i loro contributi circolassero. La famiglia di Jung ha col tempo autorizzato invece l’edizione dei Seminari, anche interpretando in senso possibilista il sempre minore rigore da parte dello psicologo svizzero verso una diffusione meno esclusiva di essi, nel corso degli anni.

Questo specifico seminario è caratterizzato da una partecipazione molto intensa da parte degli allievi di Jung, ognuno dei quali illustra a rotazione almeno un esempio clinico. Il testo complessivo, dunque, è costituito da brevi introduzioni generali ai corsi da parte di Jung; da una serie di sogni raccolti e commentati dai partecipanti e naturalmente da Jung stesso, che a sua volta propone alcuni dei sogni discussi; dall’esposizione del contenuto e dal commento di alcuni testi antichi sul significato dei sogni, da Artemidoro in poi. I sogni presentati non provengono psicoterapie infantili in corso ma da ricordi dei propri primi sogni, raccontati in analisi molti anni dopo dai rispettivi sognatori. Secondo Jung, i sogni così raccolti rivestirebbero un interesse specifico:

Perché provengono dai più intimi recessi della personalità, costituendo perciò non di rado un’anticipazione del destino del sognatore. I sogni successivi divengono via via meno importanti, a meno che il sognatore non abbia un destino particolare. Durante la pubertà e fino ai vent’anni i sogni tornano a divenire rilevanti, per poi perdere nuovamente d’importanza e riprenderla solo dopo il trentacinquesimo anno di età (Jung, 1936-41, p. 3).

Jung, inoltre, ritiene che i sogni che alludano a un problema esistenziale già superato vengano in seguito dimenticati, mentre i sogni che si ricordano alludono a qualcosa di non ancora risolto, oppure a qualche aspetto del proprio percorso esistenziale che ‘forse non si è ancora compreso, o non si comprenderà mai‘ (Jung, 1936-41, p. 383).

Una particolare caratteristica della tecnica interpretativa junghiana trova uno spazio particolarmente ampio nelle pagine del seminario, ovvero l’amplificazione. L’analista associa in prima persona ai simboli del sogno elementi che egli ritiene connessi all’inconscio collettivo: ciò avviene quando egli è in grado di accostare contenuti onirici che gli vengono proposti a simbologie archetipiche provenienti anche da culture distanti. ‘Spieghiamo dunque un sogno ampliando la portata dei singoli elementi e utilizzando tutte le nostre conoscenze‘ (Jung, 1936-41, p. 246). Si tratta di quell’aspetto delle idee junghiane che ha trovato il suo massimo sviluppo nella psicologia archetipica di James Hillman. Non si può, in ogni caso, dimenticarne l’indubbio valore storico.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
NB: Ove non diversamente specificato, per gli scritti di Jung si fa riferimento all’edizione delle Opere di C.G. Jung, Boringhieri (dal 1987 Bollati Boringhieri), Torino 1965-2007; d’ora in poi citata con la sigla OCJ, seguita dal numero del volume. Per i diversi Seminari, oltre al titolo, viene menzionata anche l’edizione originale.
  • Jung C. G. (1896-99), Die Zofingia-Vorträge (a cura di H. Egner), Walter-Verlag, Freiburg 1991, tr. it Le conferenze alla Zofingia, Magi, Roma 2004.
  • Id. (1902), Zur Psychologie und Pathologie sogennanter occulter Phänomene, tr. it. Psicologia e patologia dei cosiddetti fenomeni occulti, OCJ, 1.
  • Id. (1906, Assoziation, Traum und hystersches Symptom, tr. it. Associazione, sogno e sintomo isterico, OCJ, 2/2
  • Id. (1906-61), Briefe (a cura di A. Jaffé e G. Adler), Walter, Olten 1972-1973; 3 voll., tr. it. Lettere, Magi, Roma 2006, 3 voll.
  • Id. (1909), L’analyse des rêves, tr. it. L’analisi dei sogni, OCJ, 4.
  • Id. (1913-30), Das rote Buch, Patmos, Düsseldorf 2009, tr. it. Libro rosso, Bollati Boringhieri, Torino 2010.
  • Id. (1914), The Psychology of Dreams, tr. it. La psicologia dei sogni in C.G. Jung, L’inconscio, Mondadori, Milano 1992, pp. 3-21.
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  • Id. (1928-30), Dream Analysis: Notes of the Seminar Given in 1928-1930 by C.G. Jung (a cura di W. McGuire), Routledge & Kegan Paul, London 1984, tr. it. Analisi dei sogni. Seminario tenuto nel 1928-30, Bollati Boringhieri, Torino 2003.
  • Id. (1930-34), Visions: Notes of the Seminar Given in 1930-1934 (a cura di C. Douglas), Princeton University Press, Princeton 1997, 2 voll., tr. it. Visioni, Appunti del Seminario tenuto negli anni 1930-1934, Magi, Roma 2004, 2 voll.
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  • Id. (1936-41), Kinderträume (a cura di L. Jung e M. Meyer-Grass), Walter-Verlag, Freiburg 1987, tr. it. Bollati Boringhieri, Torino 2013-14.
  • Id. (1944), Psychologie und Alchemie, tr. it. Psicologia e alchimia, OCJ, 12.
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  • McGuire, W. (a cura di) (1974), Briefwechsel [C.G. Jung/S. Freud], Fischer, Frankfurt 1974, tr. it. Lettere tra Freud e Jung, Boringhieri, Torino 1974.
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