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Il carteggio originale: l’incontro tra Psiche e Materia di Jung e Pauli – Recensione

Il carteggio originale è un epistolario tra lo psicanalista Jung e il fisico Pauli e rappresenta un incontro tra mondo fisico e psichico.

Di Marco Innamorati

Pubblicato il 12 Apr. 2016

L’epistolario tra un grande psicologo e un grande fisico legati dalla comune fede nel valore euristico universale della psicologia analitica.

Furono Freud e Einstein gli autori dello scambio di lettere più famoso del Novecento tra uno psicologo e un fisico. Si tratta tuttavia di lettere singole, concepite fin dall’origine per la pubblicazione. L’Istituto internazionale di cooperazione intellettuale in seno alla Società delle Nazioni intendeva promuovere il dialogo epistolare tra esponenti di spicco della cultura mondiale con l’intento di renderne pubblico il contenuto. Einstein, una volta contattato, propose il nome del padre della psicoanalisi. Ne risultarono le due lettere (una di Einstein e una di Freud) note in italiano con il titolo “Perché la guerra?”. Freud vi ha modo di ribadire la sua teoria della pulsione di morte e di ammonire l’umanità sui rischi dell’autodistruzione (Einstein e Freud, 1932). Il rapporto tra Freud e Einstein fu amichevole ma non condusse a rilevanti reciproche influenze. Freud, anzi, scherzando con Ernest Jones ebbe modo di affermare che la reciproca cordialità era dovuta anche al fatto che Einstein capisse di psicologia quanto Freud capiva di fisica – ovvero nulla (Jones, 1957, p. 162).

 

L’epistolario tra Jung e Pauli

Carl Gustav Jung e Wolfgang Pauli rivestono probabilmente un’importanza relativamente minore di Freud e Einstein nelle rispettive discipline, per quanto si tratti di figure comunque di assoluto rilievo. Il loro epistolario, d’altra parte, riveste un’importanza storica notevolissima, testimoniando una profonda reciproca influenza umana e teorica, protrattasi nell’arco di un lunghissimo periodo (1930-1958). Più di settanta lettere sono raccolte nell’edizione curata da Carl Alfred Meier (fisico e psicologo analista) e appena tradotta in italiano per Moretti e Vitali: vari indizi lasciano supporre che altre lettere siano andate perdute.

Nel 1930 Pauli affrontò un’analisi junghiana breve quanto proficua in un momento di crisi. Decise nondimeno di incontrare periodicamente in persona lo stesso Jung fra il 1932 e il 1934. A partire dalla prima analisi, Pauli produsse centinaia di sogni, molti dei quali sono riprodotti (anonimamente) in sequenza in una delle opere più note di quello che si potrebbe definire il “secondo Jung”, ovvero Psicologia e alchimia. Com’è noto, infatti, la maggior parte delle innovazioni teoriche rilevanti della psicologia analitica risale al periodo 1913-1921, ovvero dal momento del distacco da Freud alla pubblicazione di Tipi psicologici.

La produzione successiva di Jung è dedicata ad approfondire i temi legati all’esistenza dell’inconscio collettivo. Una serie di scritti apparsi a partire dagli anni trenta del Novecento si concentra in particolare sul simbolismo dell’alchimia, che costituisce a parere di Jung un tentativo inconsapevole di illustrare la profonda trasformazione spirituale necessaria all’umanità. In questo senso la ricerca di cambiare la materia vile in oro esprimerebbe una metafora di ciò che Jung chiama il processo di individuazione, ovvero il percorso che porta l’essere umano a conoscere la propria vera natura. Non sarebbe privo di significato, da questo punto di vista, il motto alchemico spesse volte ripetuto: “aurum nostrum non est aurum vulgi” (il nostro oro non è quello del volgo). I sogni di Pauli costituiscono, ad avviso di Jung, una testimonianza particolarmente significativa di come gli archetipi dell’inconscio collettivo trovino espressione nel mondo onirico, variando singoli elementi eppure riproponendo simbolismi assai simili attraverso lo spazio e il tempo. La circostanza che attraverso l’alchimia lo studio della materia riconducesse allo studio della psiche affascina Pauli, che si propone di contribuire come fisico al rinnovarsi di un simile scambio. La psicologia analitica diviene così, per Jung e Pauli, una sorta di equivalente moderno dell’alchimia.

 

Il rapporto tra Jung e Pauli, un rapporto tra mondo psichico e mondo fisico

Pauli, all’inizio del carteggio, pur essendo uno scienziato già noto, si rapporta a Jung come a una figura paterna (Jung del resto era di venticinque anni più anziano). Le sue considerazioni riflettono un’accettazione convinta della psicologia analitica junghiana. Nelle primissime lettere emergono sia alcuni problemi nevrotici già affrontati e risolti nel percorso analitico (come la fobia delle vespe), sia alcune ipotesi interpretative su di sé e sul rapporto con la compagna nelle quali Pauli adotta una terminologia specificamente junghiana (Animus, Ombra etc.). Tuttavia, fin da subito il più giovane fisico si dimostra tutt’altro che passivo di fronte alle interpretazioni junghiane del proprio universo onirico: per esempio propone delle chiavi di lettura diverse da quelle junghiane proprio per i sogni destinati alla pubblicazione.

Jung, da parte sua, considera l’incontro con Pauli un’occasione fondamentale per mettere alla prova nel dialogo con un illustre esponente delle scienze hard alcune delle proprie ipotesi più speculative sulla natura della mente e sul rapporto tra mondo psichico e mondo fisico. Va rilevato, da questo punto di vista, che l’atteggiamento di Jung è molto cauto, nelle opere edite, a proposito della natura degli archetipi dell’inconscio collettivo. Lo psicologo svizzero sembra oscillare tra l’idea che l’essere umano possa ereditare dei contenuti appartenenti all’esperienza umana primordiale e l’idea che ereditaria sia soltanto la potenzialità di tali contenuti. Come Freud, Jung sembra attratto dalle ipotesi lamarckiane ma cauto di fronte alle stringenti riserve opposte dai biologi evoluzionisti.

Pauli però si mostra molto incline a sostenere Jung anche istituendo paralleli tra la psicologia analitica e la fisica teorica (p. es. pp. 60-61). Trovando in uno scienziato un interlucutore così vicino alle proprie posizioni Jung si mostra pronto a sviluppare una sorta di metafisica psicologica universale. Si prenda in considerazione questo passo: [blockquote style=”1″]In generale ci si immagina l’inconscio come un dato di fatto psichico di un individuo. L’autoraffigurazione elaborata dall’inconscio a partire dalla sua struttura centrale non si accorda tuttavia con questa versione, bensì tutto indica che la struttura centrale dell’inconscio collettivo non può essere fissata spazialmente, ma si configura come esistente dappertutto, in modo sempre identico a se stessa, che deve essere pensata come aspaziale e quindi, se proiettata nello spazio, deve trovarsi ovunque nello spazio[/blockquote] (Jung a Pauli, 14/10/1935, p. 63).

Jung e Pauli condivisero anche la convinzione che i fenomeni parapsicologici fossero reali (all’epoca, del resto, le dimostrazioni di Rhine venivano da molti considerate scientificamente solide). Pauli, per esempio, considerava non casuale il fatto che assai spesso le apparecchiature destinate a esperimenti di fisica applicata; ancora oggi, del resto, la circostanza che esperimenti falliscano a causa di un guasto tecnico in presenza di un fisico teorico viene scherzosamente chiamata un esempio di «effetto Pauli». Jung ipotizzò l’esistenza di legami «significativi a-causali» tra fenomeni, per spiegare l’esistenza di nessi razionalmente inspiegabili ma comunque reali. L’effetto Pauli non costituiva altro che un esempio di tali nessi, che Jung definiva sincronistici. Fu proprio Pauli a insistere perché Jung organizzasse i propri pensieri sulla sincronicità in un testo (Jung a Pauli, 22 giugno 1949, p. 89), che vide infine la luce nell’unica pubblicazione che Jung e Pauli firmarono insieme: Naturerklärung und Psyche (Spiegazione della natura e psiche; Pauli e Jung, 1952). I due saggi che componevano il libro originale sono stati tradotti in italiano ma separatamente: lo scritto di Jung nel volume 8 delle Opere (Jung, 1952) e quello di Pauli nella raccolta Psiche e natura (Pauli, 1952).

 

L’edizione italiana del volume

L’editore italiano ha opportunamente affidato la cura del volume a un fisico teorico (Antonio Sparzani) e una psicologa analista (Anna Panepucci). La traduzione è arricchita da una serie di appendici che comprendono in effetti anche lessici dei termini fisici e dei termini psicologici (limitati ma comunque utili). Si tratta dunque di un’edizione migliorata rispetto alla prima italiana (Il Melangolo, 1999) peraltro da tempo esaurita.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Einstein, A. e Freud, S. (1932), Perché la guerra, trad. it. in S. Freud, Opere, Boringhieri, Torino 1967-1979, vol. 11, pp. 289-303.
  • Jones, E. (1957), Vita e opere di Freud, vol. 3, trad. it. Il Saggiatore, Milano 1962.
  • Jung, C. G. (1952), La sincronicità come principio di nessi acausali, trad. it. in Id., Opere, Boringhieri, Torino 1965ss, vol. 8, pp. 447-550.
  • Jung, C. G. e Pauli, W. (1992), Jung e Pauli. Il carteggio originale: l’incontro tra Psiche e Materia, ed. it. a cura di A. Sparzani e A. Panepucci, Moretti & Vitali, Bergamo 2016
  • Pauli, W. (1952), L’influsso delle immagini archetipiche sulla formazione delle teorie scientifiche di Keplero, trad. it. in Id., Psiche e Natura, Adelphi, Milano 2006.
  • Pauli, W. e Jung, C. G. (1952), Naturerklärung und Psyche, Rascher, Zürich.
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