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Jung Carl Gustav

Carl Gustav Jung ha dato vita alla psicologia analitica, il cui scopo clinico è riportare il soggetto alla realtà liberandolo dai disturbi patogeni. Per Jung l’inconscio è composto da archetipi che determinano lo psichismo e la cui rappresentazione simbolica si esprime attraverso i sogni, l'arte e la religione.

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Vita di Carl Gustav Jung

Carl Gustav Jung nasce il 26 luglio del 1875 a Kesswil, sul lago di Costanza in Svizzera da Paul Achilles Jung (1842 – 1896), teologo e pastore protestante, e da Emilie Preiswerk (1848-1923) a Kesswil, nel cantone svizzero di Turgovia. Successivamente, la famiglia di Jung si trasferì a Sciaffusa e nel 1879 a Klein Hüningen, dove il padre diventò rettore della Pieve, esercitando poi anche la funzione di cappellano nel manicomio della città.

Carl Gustav Jung rimase figlio unico per nove anni, fino alla nascita della sorella, nel 1884, Johanna Gertrud, detta Trudi. Nel 1895 Jung si iscrisse all’Università di Basilea dove conseguì la laurea in Medicina nel 1902, sostenendo una tesi “Sulla psicopatologia dei fenomeni detti occulti” nella quale analizzò il caso di una giovane medium, sua cugina, e delle sue esperienze di spiritismo. Nel dicembre 1900 cominciò a lavorare all’istituto psichiatrico di Zurigo, il Burghölzli, diretto da Eugen Bleuler. Nell’inverno 1902-1903 Carl Gustav Jung fu a Parigi per frequentare le lezioni di Janet. Nel 1903 sposò Emma Rauschenbach, figlia di un ricco industriale, dalla quale ebbe quattro figli e rimase con lui fino alla fine dei suoi giorni. Nel 1905 divenne libero docente all’Università di Zurigo, dove rimase fino al 1913. Tra il 1904 e il 1907 pubblicò vari studi sul test di associazione verbale e nel 1907 il libro Psicologia della dementia praecox.

Contemporaneamente, iniziò a lavorare nell’ ospedale psichiatrico di Zurigo, diventando un esperto di psicosi. In quegli anni, Carl Gustav Jung si appassionò alle osservazioni cliniche sulle associazioni verbali e studiò le idee fisse e i complessi. Nel 1907, dopo avere fatto pervenire a Freud il suo saggio “Studio diagnostico delle associazioni”, si recò a Vienna per incontrarlo. Fu il punto di avvio di un’amicizia profonda, che durò dal 1907 al 1913, e di una lunga corrispondenza, si scambiarono circa 359 lettere. Per Freud, Jung era il suo papabile erede e colui che avrebbe potuto portare la psicoanalisi fuori da Vienna. Carl Gustav Jung, però, aveva già sviluppato una concezione dell’inconscio e dello psichismo distante da quella freudiana, ed era in disaccordo sulle nozioni di sessualità infantile, di complesso di Edipo e libido, nonostante era totalmente affascinato dalla personalità di Freud e dalla sua opera.

Tra il 1907 ed il 1909, Jung fondò la “Società Sigmund Freud “di Zurigo e la rivista “Annali di ricerche psicanalitiche e psicopatologiche“, prima rivista ufficiale del movimento psicanalitico. Nel 1907, pubblicò “Psicologia della demenza precoce” e due anni dopo, accettando l’invito delle Clark University di Worcester nel Massachusetts, effettuò con Freud un giro di conferenze negli Stati Uniti. Tuttavia, nonostante continuava ad impegnarsi nella psicoanalisi, Carl Gustav Jung attestava ed approfondiva le sue teorie e la pubblicazione “Metamorfosi e simboli della libido” nel 1912, che diventerà nel 1953 “Metamorfosi del cuore ed i suoi simboli” definì la rottura definitiva con Freud.

La teoria di Carl Gustav Jung

La principale causa della rottura tra Jung e Freud fu il rifiuto, da parte di Jung, del pansessualismo freudiano, ovvero la concezione secondo cui al centro del comportamento psichico degli individui vi è l’istinto sessuale. Carl Gustav Jung sosteneva che il comportamento dell’uomo non è condizionato soltanto dalla sua storia individuale e come membro della razza umana, ma anche dalle sue aspirazioni e scopi; sia il passato come realtà, sia il futuro come eventualità, guidano il comportamento presente.

Carl Gustav Jung diede vita alla psicologia analitica, secondo la quale lo scopo clinico è riportare il soggetto alla realtà liberandolo dai disturbi patogeni. Nel 1928, Carl Gustav Jung affermò che l’inconscio è composto da immagini, gli archetipi, che determinano lo psichismo, e la cui rappresentazione simbolica si esprime attraverso i sogni, l’arte e la religione.

La personalità o psiche

La personalità è formata da un certo numero di istanze, separate ma interagenti tra loro. Queste istanze sono:

  • L’Io, ovvero la mente cosciente
  • L’Inconscio personale, formato dalle esperienze rimosse, da quelle troppo deboli per lasciare una traccia cosciente nella persona e dai complessi, che indicano un contesto psichico attivo i cui molteplici elementi, sentimenti- pensieri-percezioni-ricordi, sono unificati dalla comune tonalità affettiva (ad esempio il complesso materno).
  • Inconscio collettivo, base della psiche, struttura immutabile propria dell’insieme dell’umanità. Esso appare come il magazzino di tracce latenti provenienti dal passato ed è il residuo psichico dello sviluppo evolutivo dell’uomo, accumulatosi in seguito alle ripetute esperienze di innumerevoli generazioni. Quindi, dal momento che gli esseri umani hanno sempre avuto una madre, ogni bambino nasce con la predisposizione a percepirla e a reagire ad essa. L’esperienza personale è, dunque, influenzata dall’inconscio collettivo attraverso un’azione diretta sul comportamento dell’individuo sin dall’inizio della vita. Nell’inconscio collettivo sono presenti gli Archetipi, ovvero forme universali di pensiero dotato di contenuto affettivo. Tali forme di pensiero generano immagini o visioni che corrispondono, nel normale stato di vigilanza, ad alcuni aspetti della vita cosciente. Tra gli archetipi troviamo: l’animus, immagine del maschile; l’amima, immagine del femminile; il Selbst, il Sé, se stesso. Ad esempio il bambino eredita una concezione preformata di avere una madre, che in parte determina la percezione che egli avrà dalla propria madre. In tal modo, l’esperienza del bambino è il risultato finale di una predisposizione interna a percepire il mondo in un determinato modo e della reale natura che possiede questa realtà.
  • La Persona, ovvero una maschera che l’individuo porta per rispondere alle esigenze della società nella quale è immerso. Essa costituisce il ruolo che l’individuo svolge, cioè il compito che si attenda possa svolgere attraverso un ruolo sociale. La persona è rappresentato dalla personalità pubblica, quegli aspetti che si palesano al mondo o che l’opinione pubblica attribuisce all’individuo, in opposizione alla personalità privata che esiste dietro alla facciata sociale.
  • L’Ombra, consiste negli istinti animali ereditati dall’uomo nella sua evoluzione, ovvero il lato animalesco della natura umana.

I tipi psicologici

Nel 1921 Carl Gustav Jung pubblica il suo libro più importante, “Tipi psicologici”, in cui parla della personalità, o psiche, e attribuisce un posto centrale al Selbst (Sé), intorno a cui si raggruppano tutti gli altri sistemi psichici. Il Selbest funge da collante e garantisce alla personalità l’equilibrio e l’unità.

Jung concepiva la personalità come un sistema dotato di energia e parzialmente chiuso, perché a esso si aggiunge l’energia proveniente da fonti esterne. Per spiegare la dinamica della personalità, Jung ricorre al concetto della libido, che per Freud rappresentava un insieme di tendenze sessuali dell’uomo, mentre per Jung è sinonimo di energia psichica e può essere rivolta verso l’interno o verso l’esterno.

Jung individua quattro funzioni psicologiche:

  1. Il pensiero attraverso il quale l’uomo cerca di comprendere la natura del mondo e sé stesso e utilizza processi logici;
  2. Il sentimento, che rappresenta il valore delle cose in rapporto al soggetto e apporta dei giudizi di valore
  3. La sensazione che ha la funzione percettiva dei fatti o rappresentazioni concrete del mondo.
  4. L’intuizione, ovvero la percezione attraverso i processi dell’inconscio, e permette di elaborare modelli della realtà che esulano dai fatti.

Il pensiero e il sentimento sono denominati funzioni razionali, poiché fanno uso del ragionamento. La sensazione e l’intuizione sono funzioni irrazionali, perché basate sulla percezione del concreto e del particolare.

Carl Gustav Jung distingue due tipi di atteggiamenti: introversione, in cui si orienta l’energia psichica verso il mondo interiore, pensieri ed emozioni; l’estroversione in cui si orienta la sua energia verso il mondo esteriore, fatti e persone. Ambedue questi opposti atteggiamenti sono presenti nella personalità, ma di regola uno di essi è dominante e cosciente, mentre l’altro è subordinato e inconscio. Le funzioni psicologiche si sviluppano, dunque, in ciascun individuo in maniera diversa e derivano da una alternanza tra introversione ed estroversione, processo che conduce all’unità della personalità attraverso il gioco della metamorfosi. L’oscillazione tra un estremo o l’altro determinano il manifestarsi di un diverso tipo psicologico.

Jung individuò il principio di equivalenza, secondo il quale se un valore diviene più debole o scompare, la quantità di energia a esso legata non andrà perduta per la psiche, ma riapparirà in un nuovo valore, e quello di entropia, ovvero la distribuzione di energia nella psiche tende a un equilibrio o armonia. Fra due valori di diversa forza, l’energia tenderà a passare dal più forte al più debole fino a raggiungere uno stato di equilibrio. Tutta l’energia psichica di cui la personalità dispone è utilizzata per due fini generali: svolgimento del lavoro necessario al mantenimento della vita e alla propagazione della specie. Queste due funzioni istintive raggruppano gran parte dell’energia, e la rimanete può essere impiegata in attività culturali e spirituali.

Lo sviluppo

Per Carl Gustav Jung lo sviluppo può svolgersi in senso progressivo ovvero soddisfacente per l’io, se riesce a rispondere alle richieste dell’ambiente esterno e ai bisogni dell’inconscio. Invece, se un evento frustrante dovesse interrompere il movimento progressivo dell’io, la libido non potrà più essere investita in valori orientati verso il mondo o estroversi, di conseguenza regredirà verso l’inconscio legandosi a valori introversi e portando al manifestarsi di disagio mentale.

Il fine ultimo dello sviluppo, secondo Jung, è determinato dall’autorealizzazione. Per raggiungere questo scopo è necessario che le diverse istanze della personalità si differenzino ed evolvano completamente determinando una personalità sana. Il processo attraverso il quale si raggiunge tale stato è detto processo di individuazione. La funzione trascendente permette di conciliare i poli opposti dei diversi sistemi e di operare per raggiungere la totalità perfetta. L’energia psichica può essere spostata attraverso la sublimazione, ovvero spostamento dell’energia dai processi primitivi, istintivi e meno differenziati, a processi altamente spirituali, culturali e maggiormente differenziati.

Gli ultimi anni di Carl Gustav Jung

Carl Gustav Jung, negli ultimi anni della sua vita, si dedica essenzialmente all’attività psicoterapeutica privata, a lunghi viaggi, alla rielaborazione delle sue teorie e alla stesura di saggi. L’approccio terapeutico di Jung consiste, in breve, nel riconciliare le forze opposte all’interno della personalità, non solo estroversione ed introversione, ma anche sensibilità e intuizione, emozioni e pensiero razionale. Attraverso la comprensione dell’integrazione tra inconscio personale e inconscio collettivo, la terapia permette di arrivare ad uno stato di individuazione o interezza di sé.

Nel 1944 si trasferisce nuovamente a Basilea dove ottiene la cattedra di Psicologia medica. Il 6 giugno del 1961, Carl Gustav Jung muore a Kusnacht, sulle rive del lago, nei pressi di Zurigo dove ha trascorso i suoi ultimi anni. La sua casa è ancora oggi meta di pellegrinaggi.

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