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Lettere 1908-1938 tra Freud e Binswanger (2016) – Recensione

Nel libro pubblicato nel 2016 sono riportate le lettere che si sono scambiate tra il 1908 e il 1938 Freud e Binswanger. 

Di Marco Innamorati

Pubblicato il 19 Mag. 2016

Il dialogo epistolare tra il padre della psicoanalisi e il fondatore dell’antropoanalisi offre elementi di grande interesse per la storia della psicoterapia nel Novecento.

Negli ultimi mesi sono stati pubblicati in italiano due epistolari di grande interesse per la storia della psicologia e della psicoterapia. Dopo l’epistolario tra Jung e Pauli, è la volta delle lettere di Freud e Binswanger, disponibili per la prima volta nella nostra lingua.

Sia gli epistolari di Freud che quelli di Jung hanno arricchito e corretto molto la storia della storiografia psicoanalitica, molte volte prigioniera di assurde polarizzazioni tra agiografi e detrattori dei protagonisti della storia della psicoanalisi. Già Ellenberger (1970) e Sulloway (1979) avevano ampiamente illustrato come i resoconti storici su Freud ad opera di Jones e di altri psicoanalisi erano almeno in parte agiografici; la lettura diretta delle lettere di Freud (1986) a Fliess, tra Freud e Ferenczi (1992-2000) e soprattutto tra Freud e Jung (1974) ha consentito di comprendere fin nei particolari la storia della nascita del Movimento Psicoanalitico. Ne sono emersi un Freud forse meno eroico ma più umano; un Fliess molto sottovalutato ex post da Freud; uno Jung meno “allievo” e più teorico indipendente fin dagli esordi; un Ferenczi mai traditore e anzi tradito dal patriarca di Vienna. L’epistolario tra Freud e Binswanger arricchisce ulteriormente il quadro storico per il lettore italiano. Si spera in una prossima uscita anche dell’ultimo epistolario junghiano ancora non tradotto: quello con Erich Neumann.

Il rapporto di Binswanger con Freud e il gruppo freudiano è decisamente peculiare. Dopo aver conosciuto Carl Gustav Jung sui banchi di scuola, Binswanger lo aveva ritrovato all’ospedale Burghölzli di Zurigo, quando aveva iniziato il proprio tirocinio come volontario, nel 1906. Jung era all’epoca il principale collaboratore del primario Eugen Bleuler (colui che avrebbe coniato il termine “schizofrenia”). Proprio sotto la guida di Jung, nel 1907 Binswanger consegue il dottorato in Medicina. Affascinati ambedue dalla psicoanalisi, Jung e Binswanger effettuano insieme la loro prima visita a Freud, sempre nel 1907, iniziando con quest’ultimo rapporti di amicizia e collaborazione che però conosceranno esiti molto diversi. Jung viene rapidamente investito del ruolo di “principe ereditario”: Freud lo ritiene inizialmente la persona più adatta per guidare il nascente movimento psicoanalitico verso l’affermazione internazionale e in seguito a raccogliere la sua eredità. Tra malintesi e ambiguità, però, il rapporto si guasta rapidamente: Jung aspira a un’indipendenza teorica che Freud considera piuttosto un tradimento. Nominato Presidente dell’Associazione Psicoanalitica Internazionale nel 1910, Jung rassegna le dimissioni nel 1913 ed esce definitivamente dall’orbita freudiana nel 1914.

La relazione tra Freud e Binswanger è molto più quieto e a suo modo unico. Freud si dimostrava usualmente assai intollerante verso coloro che non accettavano integralmente le sue idee. Prima del dissidio con Jung, Freud aveva attivamente accompagnato alla porta del suo movimento Alfred Adler e la stessa cosa succederà ad altri allievi che non riteneva sufficientemente fedeli. Il dissidio teorico segnerà la chiusura dei rapporti, tra gli altri, con Stekel, Rank, e Ferenczi. Ciò non avviene con Binswanger, malgrado la freddezza con la quale Freud accoglie già la relazione del primo nel congresso psicoanalitico del 1920, che pure non costituisce una vera e propria dichiarazione di indipendenza. Né la fondazione da parte di Binswanger della Daseinsanalyse (assai impropriamente chiamata in Italia antropoanalisi) è per Freud ragione sufficiente per una stigmatizzazione pubblica.

I rapporti tra i due, del resto, erano stati improntati fin da subito piuttosto alla simpatia umana che a una possibile collaborazione teorica: Freud arriva a scrivere a Ferenczi di ritenere Binswanger intellettualmente poco dotato; ed anzi meritevole per la consapevolezza dei propri limiti (Freud e Ferenczi, 1993-1998, vol. I, p. 389). Del resto, è Binswanger a dire di se stesso, agli esordi, di non sentirsi [blockquote style=”1″]in grado di tenere testa a disquisizioni di natura teorica[/blockquote] (Binswanger a Freud, 24/1/1911). Non c’è dubbio che l’uomo destinato al tentativo di coniugare psichiatria, psicoanalisi e fenomenologia dimostrava un notevole understatement.

Va notato che Binswanger aveva dimostrato una particolare fedeltà personale a Freud nel momento dell’uscita del Gruppo di Zurigo dall’Associazione Psicoanalitica Internazionale, nel 1914, staccandosi a sua volta definitivamente da Jung. Il distacco, del resto, sarebbe stato successivamente talmente netto da spingere Binswanger a non nominare mai Jung nei suoi scritti autobiografici. Binswanger arriva invece a spingersi ai limiti della piaggeria allorché scrive a Freud: [blockquote style=”1″]Sono giustamente gli spiriti indipendenti a riconoscere e ad ammirare la Sua Storia del movimento psicoanalitico[/blockquote] (Binswanger a Freud, 22/7/1914). In effetti, Freud in quello scritto (1914) non poteva certo considerarsi imparziale, dato che avocava a sé la paternità di ogni idea importante della psicoanalisi, mentre a Jung e Adler attribuiva travisamento dei principi fondamentali, tradimento e bassa volontà di compromesso dettata dall’ambizione.

Non manca d’altronde neanche l’occasione, a Freud, di dimostrare la propria ambivalenza nei confronti di Binswanger. Questi chiede a Freud l’autorizzazione di citare sue lettere in occasione della conferenza che dovrà tenere per l’80mo compleanno di quest’ultimo (Binswanger a Freud, 30/3/1936). E Freud risponde [blockquote style=”1″]mi permetto di ammonirLa sulla situazione e pregarLa di non rivelare di fronte a questi estranei gli aspetti più intimi della nostra amicizia[/blockquote] (Freud a Binswanger, 4/4/1936).

Le lettere costituiscono naturalmente un documento prezioso per la ricostruzione della storia della psicoanalisi. Ne rivelano anche aspetti inediti, come avviene fin dalla prime battute quando Freud propone a Binswanger di destinare una donna alla cura psicoanalitica di bambini dagli otto anni in su (Freud a Binswanger, 5/1/1909), poco dopo la pubblicazione del caso del piccolo Hans (Freud, 1908). Emergono anche riferimenti teorici di notevole interesse, come lo spunto sul controtransfert contenuto nella lettera di Freud del 20/2/1913. Diverse parti dell’epistolario fanno invece riferimento a specifici casi clinici, disvelando anche un lato di Freud che altrove nessuno troverebbe indizi per sospettare. Freud, infatti, in un dialogo a tre con Binswanger e Alphonse Maeder (altro membro del gruppo di Zurigo) suggerisce esplicitamente l’uso di una sonda uretrale a carico del paziente J.v.T., caratterizzato da onanismo compulsivo, come forma di contenimento del suo vizio (Freud a Maeder, 21/4/1910).

Sembra opportuno osservare che l’edizione italiana delle Lettere tra Freud e Binswanger è arricchita da un preciso e puntuale apparato di note e da un eccellente saggio introduttivo opera di Aurelio Molaro. A opera di Molaro, che aveva già scritto su Freud e Binswanger (Molaro e Civita, 2012) vale la pena di segnalare anche la recentissima uscita di un saggio dal titolo Psicoanalisi e Fenomenologia: dialettica dell’umano ed epistemologia (Molaro, 2016).

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Ellenberger, H. F., The Discovery of the Unconscious, Basic Books, New York 1970, trad. it. La scoperta dell’inconscio, Boringhieri, Torino 1972.
  • Freud, S (1908), Analyse der Phobie eines fünfjährigen Knaben, trad. it. Analisi della fobia di un bambino di cinque anni (Caso clinico del piccolo Hans), OSF, 5.
  • id. (1914), Zur Geschichte der psychoanalytischen Bewegung, trad. it. Per la storia del movimento psicoanalitico, OSF, 7.
  • id. (1986), Briefe an Wilhelm Fliess 1887-1904 (a cura di J. M. Masson), Fischer, Frankfurt a. M., trad. it. Lettere a Wilhelm Fliess 1887-1904, Boringhieri, Torino 1986.
  • Freud, s., Binswanger, L., Briefwechsel 1908-1938 (a cura di G. Fichtner), Fischer, Frankfurt a. M. 1992, trad. it. Lettere 1908-1938 (a cura di A. Molaro), Raffaello Cortina, Milano 2016.
  • Freud, S., Ferenczi, S., The Correspondence of Sigmund Freud and Sándor Ferenczi (a cura di E. Brabant, E. Falzeder e P. Giampieri-Deutsch), vol. 1 1908-1914; vol. 2 1914-1919; vol. 3 1920-1933, Harvard University Press, Cambridge Mass. 1992-2000, trad. it. voll. 1 e 2 Lettere, Cortina, Milano 1993-1998.
  • Freud, S., Jung, C. G., Briefwechsel (a cura di W. McGuire), Fischer, Frankfurt a. M. 1974, trad. it. Lettere tra Freud e Jung, Boringhieri, Torino 1974.
  • Jung, C. G., Neumann, E. (2015), Analytical Psychology in Exile: The Correspondence of C. G. Jung and Erich Neumann (a cura di M. Liebscher), Princeton University Press, Princeton.
  • Jones, E., The Life and Work of Sigmund Freud, Basic Books, New York 1953, 3 voll., trad. it. Vita e opere di Freud, Il Saggiatore, Milano 1962, 3 vol.
  • Molaro, A. (2016), Psicoanalisi e Fenomenologia: dialettica dell’umano ed epistemologia, Edizioni Libreria Cortina, Milano.
  • Molaro, A., Civita, A. (2012), Binswanger e Freud. Tra psicoanalisi, psichiatria e fenomenologia, Edizioni Libreria Cortina, Milano.
  • Sulloway, F. J. Freud Biologist of the Mind, Basic Books, New York 1979, trad. it. Freud biologo della psiche, Feltrinelli, Milano 1982.
 
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