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Elizabethtown (2005) di Cameron Crowe – Recensione del film

Quella del film Elizabethtown (2005) è una trama che gioca sul tempo, il tempo giusto, il tempo perso; gli incontri, il rincontrare, il trovarsi. 

Di Manuela Agostini

Pubblicato il 27 Giu. 2016

Elizabethtown è una piccola città del Kentucky e anche il titolo del film/commedia di Cameron Crowe uscito nel 2005.

 

Tra i protagonisti, nella loro meravigliosa diversità, troviamo Drew, interpretato da Orlando Bloom, fautore della rovina dell’azienda di note scarpe per cui lavora, e Claire, la bellissima e bravissima Kirsten Dunst, giovane e ottimista hostess che, dopo alcuni incontri e interminabili telefonate, gli farà vedere il mondo sotto un’altra prospettiva.

Una trama che gioca sul tempo, il tempo giusto, il tempo perso; gli incontri, il rincontrare, il trovarsi. Lo stesso giorno che Drew perde il lavoro riceve anche la notizia della morte del padre. Torna a casa e scopre che dovrà andare ad Elizabethtown per contrattare le disposizioni per la sepoltura e la cerimonia funebre con i parenti del ramo familiare del defunto, nel Kentucky, dove questo si trovava il giorno della dipartita.

Durante il volo verso Louisville, Drew incontra Claire, il volo è deserto e i due fanno conoscenza. Lei gli darà le indicazioni per arrivare nella vicina Elizabethtown, ai saluti farà il primo, dei diversi finti scatti fotografici. Fissa cosi, Claire, i momenti importanti, istantanee che tutti noi in qualche modo fissiamo nella mente nei momenti significativi della nostra vita. Il gesto del click c’è, lo esplicita e nel vederlo ci fa sorridere, in qualche modo tira fuori qualcosa di cui siamo a conoscenza, che capiamo o a cui forse dovremmo dare più peso.

Arrivato ad Elizabethtown, il Drew strutturato, quello che ha costruito un immagine e una personalità fatta di aspettative create dagli altri, quello che per via del lavoro ha perso momenti, persone e tempo, scomparirà lasciando il posto ad una persona tutta nuova, gettando uno sguardo finalmente reale e sincero sulla vita, aiutato dalla spensierata Claire, che lo supporterà anche nell’elaborazione del lutto e soprattutto nel superare il rimpianto di non aver più la possibilità di passare del tempo, dato troppo per scontato, con il padre.

Perdere una persona cara ci mette di fronte uno specchio. Oltre al dolore che si prova per l’assenza, prematura o attesa che sia, le emozioni che ci invadono sono tantissime e diversissime e alla fine facciamo i conti con noi stessi. Quanto abbiamo dato? Siamo o siamo stati sinceri con il nostro io più profondo? Quanto tempo perdiamo dietro sciocche dinamiche abitudinarie o litigi superflui? Quanto diamo per scontate certe cose o quanto le rimandiamo?

Il processo di elaborazione del lutto viene è suddiviso in quattro fasi:

  1. Negazione
  2. Rabbia
  3. Depressione
  4. Accettazione

Nella prima fase il soggetto manifesta uno stato di calma apparente determinata dalla negazione della realtà, reprime le emozioni; quando la persona che ha subito la perdita raggiungerà una sorta di sicurezza consapevole si lascerà andare anche emotivamente (Parkes, 1980). Invaderà il bisogno fisico e psicologico dell’oggetto perduto, si comincerà a pensare in modo ossessivo agli eventi che hanno condotto al distacco.

Si arriverà cosi in qualche modo alla negazione della realtà, troppo dolorosa da accettare. Durante questa fase potrebbe comparire anche un’ideazione suicidaria determinata dalla voglia di un ricongiungimento con la persona morta (Kast, 1996).

In un secondo momento, quando comincia a farsi strada la consapevolezza dell’inevitabilità del distacco, subentra la collera per l’abbandono subito; la rabbia, la seconda fase ed è fondamentale per la ristrutturazione interna della persona che ha subito la perdita.

La terza fase, lo stato di depressione è la fase in cui il soggetto si sente svuotato, senza più confini sicuri (Parkes, 1980).

L’ultima fase è l’accettazione si prende atto di qualcosa che non si può modificare, che non si può far altro che accettare.

Le fasi del lutto sono intensamente riassunte tutte nelle scene finali del film, nel viaggio di ritorno in parallelo con il sorgere di un nuovo Drew, destrutturato e pronto ad una nuova vita con un efficace colonna sonora e un buon montaggio che sottolinea quest’intenzione.

Elizabethtown (2005) TRAILER:

 

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SCRITTO DA
Manuela Agostini
Manuela Agostini

Dott.ssa in Psicologia della salute clinica e di comunità

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Kast, V. (1996). L’esperienza del distacco: lutto, perdita, abbandono come occasione di trasformazione e crescita. Como: Red Edizioni.
  • Parkes, C. M. (1980). Il lutto. Studi sul cordoglio negli adulti. Milano: Feltrinelli.
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