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Abuso sessuale infantile: riconoscere i segni per intervenire efficacemente

In caso di abuso sessuale infantile, emergono sia segnali emotivi che comportamentali. E' tuttavia sempre necessario un approfondimento psicodiagnostico.

Di Angela Ganci

Pubblicato il 12 Mag. 2016

Gli indicatori che possono essere chiamati in causa nell’avanzare un’ipotesi di abuso sessuale infantile sono di natura fisica e comportamentale, sebbene non esistano indici comportamentali ed emotivi che permettano di individuare in modo specifico un abuso sessuale.

 

Secondo la definizione del Consiglio d’Europa (Strasburgo 1978), il maltrattamento (o abuso) si concretizza in:

Atti e carenze che turbano gravemente i bambini e le bambine, attentano alla loro integrità corporea, al loro sviluppo fisico, affettivo, intellettivo e morale

(citato in Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, 2007).

 

All’interno dell’ampia categoria degli abusi all’infanzia, che comprende l’abuso fisico, quello psicologico, la patologia delle cure e l’abuso sessuale (Montecchi, 1998, citato in Caffo, Camerini, Florit, 2004), l’abuso sessuale infantile indica ‘qualsiasi atto compiuto con un soggetto di età inferiore ai diciotto anni finalizzato alla gratificazione sessuale di un adulto‘ (Di Giacomo e coll., 2013), di eccezionale gravità poiché prevede il ‘coinvolgimento di bambini e adolescenti, soggetti quindi immaturi e dipendenti, in attività sessuali che essi non comprendono ancora completamente e alle quali non sono in grado di acconsentire con totale consapevolezza’ (Kempe e coll., 1962).

Un fenomeno, che, secondo un’analisi compiuta da Finkelhor nel periodo 1970-1990, riguarderebbe il 7-36% delle donne e il 3-29% degli uomini, vittime di abuso sessuale infantile (citato in Di Giacomo e coll. 2013).

 

Indicatori dell’abuso sessuale infantile

Gli indicatori che possono essere chiamati in causa nell’avanzare un’ipotesi di abuso sessuale infantile sono di natura fisica e comportamentale.

Tra i primi, corpi estranei nella vagina o nel retto, tracce di liquido seminale, lesioni emorragiche, infezioni trasmissibili sessualmente, gravidanze in adolescenza; tra i secondi, disturbi del sonno, disturbo delle condotte alimentari, alterazioni del tono dell’umore con pianto, rabbia o mutismo, disturbi psicosomatici, tentativi di suicidio.

E’ importante sottolineare come non esistano indici comportamentali ed emotivi che permettano di individuare in modo specifico un abuso sessuale infantile allorché gli stessi indici possono essere presenti in seguito a stress familiari di natura non sessuale, per cui, in presenza di un segno comportamentale, anche perdurante, è necessario procedere con un approfondimento psicodiagnostico specifico (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, 2007).

 

I comportamenti sessualizzati

Tra gli indicatori di cambiamento comportamentale, particolare rilevanza assumono i comportamenti sessualizzati che, se presenti, sono probabilmente tra i pochi indicatori specifici di abuso sessuale infantile in grado di orientare, più degli altri, verso una diagnosi: l’interesse eccessivo per la tematica, la provocazione, la produzione di parole e/o disegni sul registro sessuale, spiegabili come modalità per ottenere affetto e amore attraverso il sesso e preservare un senso di integrità e di autostima (Friedrich, 1990, citato in Malacrea e Lorenzini, 2002).

 

 

Fattori di vulnerabilità e di protezione

Esistono fattori di vulnerabilità e protettivi dagli abusi, incluso quello sessuale; tra i primi, una storia di abuso nei genitori, l’isolamento sociale e le condizioni abitative inadeguate per igiene e spazi, la presenza di conflitti genitoriali o di vere e proprie patologie, come gravi disturbi di personalità, nonché deficit del bambino, come disabilità psicofisiche; i fattori protettivi comprendono invece la qualità dei legami familiari, il livello di integrazione scolastica e sociale, la presenza di valori morali/religiosi o un buon patrimonio intellettivo del bambino (Cicchetti e Rizley, citato in Caffo, Camerini, Florit, 2004).

 

 

Conseguenze dell’abuso sessuale infantile

In merito alle conseguenze psicopatologiche a lungo termine derivanti da un abuso sessuale infantile esse si collocano a vari livelli (emotivo, psicologico, neurologico), benché non si possano considerare predeterminate, dipendendo da variabili quali la durata e l’invasività dell’abuso subito, l’eventuale concomitanza di più forme di maltrattamento, l’età del minore al momento dell’abuso, l’identità dell’abusante (familiare o non) e la presenza di eventuali fattori protettivi (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, 2007).

Da un punto di vista emotivo, l’abuso sessuale infantile risulta in relazione particolarmente forte e consistente con problematiche di tipo depressivo e ansioso (Copeland e coll. 2007), con i disturbi del comportamento (Smith e coll. 2006, citato in Telefono Azzurro, 2006) e con un problematico funzionamento della vita sentimentale e sessuale (Salter, 2003, citato in Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, 2007).

Le compromissioni a lungo termine sono riscontrabili anche a livello cerebrale e consistono in una maggior attivazione dell’emisfero destro, specializzato nell’espressione delle emozioni (in particolare dell’amigdala), rispetto a quello sinistro, specializzato nell’elaborazione dell’esperienza a livello cognitivo e simbolico e nella regolazione dell’emotività. Ciò si traduce nella difficoltà a dare un significato personale agli eventi, attraverso un racconto soggettivo, che contrasta il terrore muto dell’esperienza tipico del trauma e permette di integrare le esperienze dolorose del passato nell’identità in divenire (Van der Kolk, 2004).

 

 

Terapia

Ecco che il trattamento si pone l’obiettivo ultimo di rielaborare cognitivamente e costruttivamente il vissuto traumatico, orientando le energie psicofisiche verso la costruzione di un futuro che superi le ferite del passato, attraverso l’innalzamento dell’autostima e l’autoregolazione delle emozioni.

Una tecnica ampiamente utilizzata nel trattamento dei traumi seguenti ad abuso è l’EMDR, approccio psicoterapico che, impiegando i movimenti oculari per ristabilire l’equilibrio eccitatorio/inibitorio, consente un rapido ed efficace effetto decondizionante nei confronti delle memorie traumatiche permettendo una migliore comunicazione tra gli emisferi cerebrali (Shapiro, 2000). Ciò si traduce nel cambiamento delle valutazioni negative di Sé, degli altri e degli eventi (impotenza, rabbia, disperazione) e delle reazioni fisiche di iperattivazione nei confronti di stimoli legati all’evento, percepiti come pericolosi, fino alla migliore discriminazione dei pericoli reali da quelli immaginari condizionati dall’ansia.

Il ricordo dell’esperienza traumatica diviene in tal modo una parte del passato, un ricordo lontano, in un distanziamento emotivo che riduce l’influenza paralizzante del dolore sulle possibilità di autodeterminazione, e induce un cambiamento a livello delle strutture e del funzionamento cerebrale (EMDR Italia, 2016). In casi di abuso sessuale infantile la psicoterapia (in particolare di quella cognitivo-comportamentale) è da considerarsi opzione preferenziale, riservando l’utilizzo di farmaci solo a casi selezionati (Di Giacomo e coll. 2013).

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Angela Ganci
Angela Ganci

Psicologia & Psicoterapeuta, Ricercatrice, Giornalista Pubblicista.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Caffo, E., Camerini, G.B., Florit, G. (2004). Criteri di valutazione nell’abuso all’infanzia. Elementi clinici e forensi. Milano: McGraw-Hill
  • Di Giacomo, E., Alamia, A., Cicolari, F., Cimolai, V., & Clerici, M. (2013). Abuso sessuale nei confronti di soggetti minorenni: un’inguaribile ferita? Riv Psichiatr, 48 (4): 273-284 DOWNLOAD
  • EMDR Italia (2016). Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari. Trovato il 26 Aprile 2016 su http://www.emdritalia.it/ita/html/emdr.html
  • Kempe, C.H., Silverman, F.N., Steele, B.F., Droegemueller, W., & Silver H.K. (1962). The battered-child syndrome. JAMA, 181:17-24
  • Malacrea, M., Lorenzini, S. (2002). Bambini abusati. Linee guida nel dibattito internazionale, Milano: Raffaello Cortina
  • Shapiro, F. (2000). Eye Movement Desensitization and Reprocessing. Basic Principles, Protocols, and Procedures. Second Edition. New York: Guilford
  • Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza. (2007). Linee guida in tema di abuso sui minori. Trento: Erickson
  • Telefono Azzurro (2016). Quali sono le possibili conseguenze di un abuso? Trovato il 26 Aprile 2016 su http://www.azzurro.it/it/informazioni-e-consigli/consigli/abuso-e-maltrattamento/quali-sono-le-possibili-conseguenze-di-un
  • Van der Kolk, BA (2005). Trauma e memoria. In Van der Kolk, BA, McFarlane, A, Weisaeth, L. (a cura di). Stress Traumatico (pp. 279-299). Roma: Ed. Magi
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