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Il Disturbo d’ansia per la salute (ipocondria) e la Terapia Metacognitiva

3rd International Conference Metacognitive Therapy Milan, April 8th - 9th 2016 - Workshop pre-congressuali: Robin Bailey sul Disturbo da Ansia per la Salute

Di Gabriele Caselli

Pubblicato il 08 Apr. 2016

Oggi inizia a Milano il terzo congresso internazionale di Terapia Metacognitiva organizzato da MCT Institute e da Studi Cognitivi. Sono passati tre anni dall’evento precedente, di cui abbiamo scritto proprio qui su State of Mind. E ci sono alcune novità degne di nota.

 

Innanzitutto, il congresso varca i confini inglesi e per la prima volta entra in Europa continentale proprio in Italia. La scelta di Milano nasce sia dalla collaborazione scientifica e culturale con il gruppo di ricerca di Studi Cognitivi, sia dall’esigenza di diffondere la Terapia Metacognitiva in territorio dove è ancora relativamente poco conosciuta.

La seconda novità riguarda il profumo che si respira scorrendo le pagine del programma. La sensazione principale è che la ricerca su teoria e terapia metacognitiva abbia oltrepassato un gradino evolutivo e, in qualche modo, stia diventando adulta. Tre anni fa il congresso era pieno di entusiasmo per i primi forti dati di efficacia nel trattamento dei disturbi d’ansia e della depressione. Oggi questa efficacia è molto più consolidata, da numerosi studi, da trial indipendenti, da meta-analisi. Adesso è il momento di guardare a sfide più audaci, come i primi confronti tra terapia metacognitiva ed EMDR nel trattamento dei disturbi da stress post-traumatico.

 

I workshop precongressuali

La giornata che anticipa l’avvio del congresso e che storicamente è dedicata a workshop clinici, traccia la misura di questa evoluzione con la presentazione di nuovi modelli di trattamento metacognitivo sviluppati da diversi ricercatori e terapeuti. Alcuni esempi sono il Disturbo d’Ansia per la Salute, il trattamento dello stress associato a malattie fisiche e disturbi associati a traumi complessi. A questi si aggiungono nuove modalità di fornire interventi metacognitivi come il primo protocollo di terapia metacognitiva di gruppo per il trattamento di disturbi depressivi resistenti alla terapia farmacologica.

Molti degli interventi che abbiamo avuto modo di ascoltare sottolineano una giusta cautela, poiché nonostante i dati incoraggianti, la terapia metacognitiva è ancora all’inizio del suo sviluppo e necessità di ulteriori supporti empirici. Tuttavia è costantemente sottolineato il significativo cambio di paradigma scientifico, anche nella prospettiva con cui si osserva l’esperienza interna cognitiva ed emotiva dei pazienti.

 

Terapia metacognitiva e ipocondria (o disturbo d’ansia per la salute)

Un esempio chiaro di questo spostamento emerge dalle parole di Robin Bailey, nel suo workshop sul trattamento metacognitivo del Disturbo d’Ansia per la Salute. L’ipocondria nei modelli cognitivo comportamentali è stata sempre associata a un problema di interpretazione catastrofica di sintomi fisici, vale a dire temere che una sensazione di disagio (es. un giramento di testa o un improvviso fastidio al braccio o al petto) rappresenti un segno di grave malattia. A tutti gli esseri umani, ricorda Bailey, capita di fare interpretazioni catastrofiche, di tanto in tanto. Il pensiero “e se fosse un segno d’infarto?” può emergere spontaneamente e può suscitare anche una certa paura, almeno per un momento in ciascuno di noi. Quindi la vera domanda nucleare è: “Cosa discrimina una ‘normale’ interpretazione catastrofica, che poi si spegne e non disturba la vita dell’individuo, da una interpretazione catastrofica che attiva un livello d’ansia tanto persistente da produrre un disturbo psicologico?”

La terapia metacognitiva ri-concettualizza l’ansia per la salute come un problema di regolazione e controllo del rimuginio circa i sintomi corporei e le relative interpretazioni catastrofiche. Le cosiddette meta-credenze, per esempio la convinzione che rimuginare possa essere utile per prevenire e identificare in tempo segnali precoci di malattia, rappresentano un fattore di rischio primari (Bailey & Wells, 2013, 2014, 2015;). L’effetto deleterio delle interpretazioni catastrofiche dipenderebbe dalla presenza di tali meta-credenze implicite e dal conseguente rimuginio. In sintesi, non conta tanto quante interpretazioni catastrofiche sorgono nella mente, ma come si reagisce e si risponde a queste interpretazioni catastrofiche.

Questo è solo l’inizio, vedremo in questi giorni quali altri campi la terapia metacognitiva è ormai pronta ad esplorare.

 

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Gabriele Caselli
Gabriele Caselli

Direttore scientifico Gruppo Studi Cognitivi, Professore di Psicologia Clinica presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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