La terapia metacognitiva di gruppo puo’ rappresentare un utile alternativa nella sfida del difficile trattamento delle depressioni che non rispondono ad altri trattamenti farmacologici o psicoterapeutici poiche’ si focalizza nello specifico sui meccanismi chiave del mantenimento della psicopatologia depressiva
La depressione e la ruminazione
La terapia metacognitiva puo’ prestarsi al trattamento – non solo dei disturbi d’ansia – ma anche della depressione. Il modello metacognitivo prevede infatti che vi siano alcuni fattori che favoriscono lo sviluppo e il mantenimento dei sintomi depressivi. Questo e’ particolarmente rivelante se pensiamo alla quota di pazienti che presentano depressioni gravi e croniche non rispondenti ai trattamenti farmacologici e/o alla combinazione di questi con la psicoterapia.
L’approccio metacognitivo riconosce un ruolo centrale al pensiero perseverativo nell’eziopatolgenesi della depressione (Wells e Matthews, 1994), e piu’ nello specifico alla ruminazione. In questo quadro per ruminazione si intende una modalita’ di pensiero ripetitivo e passivo proprio riguardo i sintomi della depressione, le relative conseguenze e le possibili cause: in altre parole significa pensare continuamente al fatto che si è depressi, ai propri sintomi, nonchè analizzare le cause, i significati e le conseguenze di tali sintomi depressivi (Nolen-Hoeksema 1991, p. 569). Vi sarebbero dunque una serie di conseguenze negative della ruminazione tra cui l’ulteriore decremento del tono dell’umore e aumento dei sintomi depressivi, la diminuzione delle capacita’ di problem-solving e della motivazione, il deficit nella concentrazione e l’aumento del distress. Secondo il modello metacognitivo la ruminazione è mantenuta da un’insieme di credenze metacognitive maladattive e dalla focalizzazione rigida e inflessibile dell’attenzione (Wells e Matthews, 1994).
Le credenze metacognitive positive sulla ruminazione
A partire da queste premesse Papageorgiou e Wells (2004) hanno messo a punto un ulteriore approfondimento del modello metacognitivo della depressione secondo cui le credenze metacognitive positive riguardo i vantaggi (in realta’ erroneamente percepiti) della ruminazione motivano implicitamente –quasi inconsapevolmente- l’individuo a uno stile di pensiero disfunzionale.
Per esempio molte persone sono convinte implicitamente che attraverso l’analisi interiore possono comprendere le cause e trovare soluzioni definitive. Questo sforzo mentale per conoscere e risolvere la depressione, ma anche i problemi quotidiani, può essere il motore più che l’antidoto. I pazienti depressi possono rimanere intrappolati in una catena di pensieri negativi, di riflessioni spossanti che lasciano un sapore d’impotenza e prolungano l’umore depresso. Questa è definita ruminazione mentale e una volta innescata può essere percepita come incontrollabile e quindi dannosa.
Dunque la complessa interdipendenza tra metacognizioni e ruminazione sarebbe un fattore determinante nella depressione (di seguito una serie di riferimenti a studi sperimentali e prospettici che supportano empiricamente il modello (Papageorgiou e Wells, 2001, 2003, 2004, 2009; Roelofs et al.2007). Alcuni studi hanno inoltre riscontrato che la presenza di ruminazione è in grado di predire l’insorgenza, la gravità e la durata della depressione (Just e Alloy, 1997; Kuehner e Weber, 1999; Spasojevic e Alloy, 2001). La ruminazione sarebbe inoltre associata a una minore responsività ai trattamenti sia farmacologici che psicoterapici (Ciesla e Roberts, 2002; Jones et al. 2008).
La terapia metacognitiva di gruppo per la depressione
Il modello metacognitivo si presta ad essere applicato – al pari di altri approcci terapeutici – come terapia di gruppo. In linea generale, la terapia metacognitiva della depressione consiste in un lavoro specifico di identificazione e modificazione delle credenze metacognitive, dei processi ruminativi e attentivi rigidi e ripetitivi (Wells e Papageorgiou, 2004). Ad esempio uno studio di Papageorgiou e Wells (2000) ha dimostrato che il training attentivo è associato a una significativa riduzione di sintomi depressivi e della ruminazione in pazienti con depressione ricorrente, con un mantenimento di tali esiti positivi anche a 12 mesi dal termine della terapia. Simili risultati sono stati ottenuti anche in altri studi (ad esempio Wells et al., 2012). In riferimento alla terapia di gruppo uno studio norvegese (Dammen et al., 2015) la terapia metacognitiva di gruppo si è dimostrata significativamente efficace nel trattamento dei sintomi depressivi – anche nel follow-up.
In particolare lo studio piu recente di Papageorgiu e Wells (2015) ha voluto analizzare un campione di pazienti che presentavano una depressione grave non rispondente alle terapie. Cosa si intende con questo? Si intende un gruppo di pazienti che non avevano riscontrato beneficio nè dalla somministrazione di farmaci antidepressivi nè da una serie di (dodici) sedute di terapia cognitivo-comportamentale standard.
L’obiettivo dello studio era verificare l’efficacia della terapia metacognitiva somministrata in un setting di gruppo, in cui i pazienti di fatto hanno partecipato a 12 sedute (della durata di due ore ciascuna) di terapia metacognitiva di gruppo, con frequenza di una seduta a settimana. Il terapeuta di gruppo era l’ideatore (insieme ad Adrian Wells) del modello con 18 anni di esperienza nella somministrazione della terapia metacognitiva. Inoltre è stato effettuato un adattamento della terapia al format di gruppo: ad esempio le prime sedute si focalizzavano sull’incremento della motivazione al cambiamento e alla diminuzione della sensazione di hopelessness, ai processi di socializzazione e di condivisione del modello metacognitivo della depressione e delle proprie credenze metacognitive con gli altri membri del gruppo.
In seguito, una serie di sedute esperienziali di gruppo si focalizzavano sull’appropriazione e sulla pratica di training attentivo e della detached mindfulness. In una fase successiva le sedute avevano invece l’obiettivo di modificare le credenze metacognitive riguardo la ruminazione attraverso tecniche verbali e comportamentali, e di conseguenza apprendere ed esperire nuove modalita’ di risposta (sia a livello attentivo, cognitivo e comportamentale) ai trigger depressogeni per evitare la riattivazione delle precedenti strategie di coping ruminative disfunzionali. Al termine della terapia di gruppo di 12 sedute, a distanza di due e sei mesi i pazienti sono stati sottoposti ad ulteriori sedute di mantenimento.
La misura di outcome principale utilizzata è il grado di recupero dalla patologia come definito da Frank et al. (1991): questo indice e’ particolarmente stringente poichè richiede sia la riduzione della sintomatologia depressiva entro un range di normalità che l’assenza dei criteri per la diagnosi di disturbo depressivo maggiore.
I risultati dello studio dimostrano che la terapia metacognitiva di gruppo ha avuto effetti statisticamente significativi nel miglioramento dei sintomi depressivi, della ruminazione e nella modificazione delle credenze metacognitive, con un mantenimento anche al follow-up di sei mesi. Al termine della terapia (e anche nel follow-up) il 70 % dei pazienti non presentava piu’ i criteri per la diagnosi di disturbo depressivo maggiore.
In conclusione la terapia metacognitiva di gruppo puo’ rappresentare un utile alternativa nella sfida del difficile trattamento delle depressioni che non rispondono ad altri trattamenti farmacologici o psicoterapeutici poiche’ si focalizza nello specifico sui meccanismi chiave del mantenimento della psicopatologia depressiva.