expand_lessAPRI WIDGET

Le direzioni future della terapia metacognitiva

Le nuove aree di applicazione clinica della terapia metacognitiva e i futuri sviluppi in campo teorico del modello metacognitivo 

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 01 Apr. 2016

Applicazioni della terapia metacognitiva a una gamma più ampia di disturbi psicopatologici

Oltre ai disturbi d’ansia e alla depressione, la terapia metacognitiva recentemente e’ stata applicata a diversi altri disturbi e condizioni di di stress psicologico.

Per prima cosa notiamo un allargamento allo spettro psicotico, ad esempio con l’utilizzo della tecnica training attentivo nella schizofrenia (Valmaggia, Bouman, & Schuurman, 2007).  Un trial recente ha verificato l’efficacia di un protocollo completo di terapia metacognitiva a un gruppo di pazienti con diagnosi di schizofrenia, rilevando effetti positivi a livello sintomatologico che si mantengono anche nel follow-up (Morrison et al., 2012). Dunque questi primi dati suggeriscono che la terapia metacognitiva è applicabile in modo efficace anche nella popolazione clinica di pazienti schizofrenici, saranno necessari ulteriori trial con campioni più numerosi per supportare maggiormente queste prime evidenze.

In secondo luogo, altri studi si sono focalizzati sul ruolo delle metacognizioni in un alcuni disturbi quali la sindrome da affaticamento cronico  (Maher-Edwards, Fernie, Murphy, Wells, & Spada, 2011) dimostrando non solo una correlazione positiva tra i sintomi e le credenze metacognitive, ma anche un maggior potere predittivo di queste ultime sui sintomi rispetto ad ansia e depressione.

Sempre nell’area del distress emotivo correlato a patologie somatiche è utile citare l’appiclazione della terapia metacognitiva a soggetti che hanno affrontato e superato patologie gravi: ad esempio il case study di McNicol e colleghi (2013) descrive passo per passo l’andamento di un protocollo di terapia metacognitiva a un caso di distress emotivo persistente in una giovane adulta sopravvissuta a leucemia in adolescenza.

In terzo luogo, in letteratura è evidente un trend importante nello sviluppo sia a livello teorico che clinico del modello e della terapia metacognitiva nelle dipendenze patologiche, quali ad esempio i contributi relatavi all’abuso alcolico e all’addiction in generale (Spada, Caselli, & Wells, 2013; Spada, Caselli,  Nikčević, Wells, 2015).

 

I trend nei costrutti teorici: il mode metacognitivo

A livello teorico nell’ambito dell’approccio metacognitivo, le novita’ emergenti riguardano la concettualizzazione e lo sviluppo del costrutto di prospettive. Secondo Wells (2013) Il mode metacognitivo è simile al concetto beckiano di  distanziamento. Nel contesto della terapia cognitivo-comportamentale Beck (1976) definiva il distanziamento come l’abilita’ di vedere i propri pensieri in modo oggettivo, nel senso di identificarli come fenomeni psicologici.

Anche nel modello metacognitivo, il mode metacognitivo avrebbe come caratteristica centrale il distanziamento che implica anche l’esperire i propri pensieri come distinti dal sè e dalle proprie percezioni. L’individuo che è in grado di passare flessibilmente da una modalità piu automatica (“object mode”, in cui eventi e fenomeni mentali non vengono visti come distinti) al mode metacognitivo avrebbe un alto funzionamento in termini di consapevolezza e regolazione dei propri processi  cognitivi. In tal senso, l’approccio metacognitivo distingue a livello teorico i concetti di:

·       Conoscenza metacognitiva: la conoscenza di che cosa e’ un pensiero, la credenza che i pensieri sono regolabili e non sono dannosi e la conoscenza di strategie per regolarli.

·       Consapevolezza metacognitiva: la capacita’ di riconoscere e focalizzarsi su un pensiero.

·       Distanziamento: la capacita’ di riconoscere un pensiero come un fenomeno mentale oggettivamente distinto dagli eventi.

·       Decentramento cognitivo: la capacita’ di vedere un pensiero come distinto dal se’

·       Controllo esecutivo: la capacita’ di regolare l’attenzione e implementare in modo flessibile le strategie in risposta a un dato pensiero.

Mentre la terapia cognitivo-comportamentale standard mira a modificare gli appraisal dell’individuo in relazione ai diversi trigger emotigeni, il paziente della terapia metacognitiva è invece spinto ad apprendere che è la modalità di pensiero e attentiva ridondante e rigida all’origine della sofferenza emotiva.

 

La metacognizione e l’attaccamento

Altre riflessioni teoriche (Wells, 2013) riguardano i fattori che sottostanno le differenze individuali riscontrabili nella regolazione metacognitiva: perchè per qualcuno sarebbe più semplice far defluire i pensieri e non fissarvisi rigidamente mentre per altri è così scontato sentirsene completamente assorbiti?  Sappiamo ancora poco riguardo le influenze sullo sviluppo delle credenze metacognitive disfunzionali e della sindrome cognitivo-attenzionale.

Dalla rifessione e dall’osservazione clinica sembra che la sindrome cognitiva-attenzionale sia particolarmente rigida e pervasiva in pazienti che hanno esperito traumi precoci, neglect emotivo e pattern di attaccamento insicuri o disorganizzati. La teoria dell’attaccamento asserisce che la relazione di attaccamento con il caregiver sia una fonte di informazione fondamentale per costruire i modelli operativi interni di sè e degli altri.

Similmente e chiaramente riferendosi alla teoria dell’attaccamento, l’approccio metacognitivo ipotizza che la relazione con l’altro significativo possa influenzare la capacità di regolare i propri processi cognitivi. Ad esempio, la mancanza di vicinanza da parte del caregiver in un momento di distress del bambino porterebbe al mantenimento o all’escalation emotiva in un tentativo di ottenere vicinanza e sicurezza; il mantenimento di emozioni a elevata intensità sarebbe legato alla presenza di modalità cognitivo-attentive rigide, persistenti e ripetitive che dunque si vedrebbero rinforzate nella loro funzione. Anche questa area di studi è tuttora in una fase preliminare e ampiamente da sviluppare a livello teorico ed empirico.

 

Congresso Internazionale Terapia Metacognitiva Milano 2016

Si parla di:
Categorie
SCRITTO DA
Linda Confalonieri
Linda Confalonieri

Redattrice di State of Mind

Tutti gli articoli
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Fotolia_62897614_I cambiamenti neuropsicologici nei pazienti depressi dopo la terapia cognitivo comportamentale e la terapia metacognitiva
Cambiamenti neuropsicologici nei pazienti depressi dopo la terapia cognitivo-comportamentale e la terapia metacognitiva

La Terapia Metacognitiva riduce l’umore depresso e favorisce il cambiamento delle funzioni neuropsicologiche della memoria di lavoro e le funzioni esecutive

ARTICOLI CORRELATI
WordPress Ads
cancel