Sviluppo morale nel bambino: Ci siamo lasciati la scorsa volta parlando delle teorie di Piaget e di Kohlberg. Ben presto, però, tali teorie sono state criticate in quanto si osservò come in culture diverse molti degli stadi di sviluppo si mescolavano oppure erano presenti contemporaneamente. Di fatto, forme di moralità diverse sono proprie di differenti contesti culturali e subculturali.
INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA RUBRICA DI DIVULGAZIONE SCIENTIFICA IN COLLABORAZIONE CON LA SIGMUND FREUD UNIVERSITY DI MILANO
Lo sviluppo morale: introduzione
Lo sviluppo della moralità nel bambino, come già detto nell’articolo della scorsa settimana, risulta essere una tematica di grossa portata sia da un punto di vista psicologico sia da quello sociale. Capire come si genera la moralità nel bambino aiuta a comprendere meglio se stessi nell’interazione sociale e aiuta a orientare i criteri educativi quando si svolge un ruolo di educatore/genitore. Per questo è importate approfondire le altre teorie esistenti in merito allo sviluppo morale.
Lo sviluppo morale: Altre teorie
Ci siamo lasciati la scorsa volta parlando delle teorie di Piaget e di Kohlberg. Ben presto, però, tali teorie sono state criticate in quanto si osservò come in culture diverse molti degli stadi di sviluppo si mescolavano oppure erano presenti contemporaneamente. Di fatto, forme di moralità diverse sono proprie di differenti contesti culturali e subculturali.
Lo sviluppo morale secondo Turiel
Negli anni ‘70 studi più estesi iniziarono a mostrare proprio queste anomalie nella sequenza degli stadi di sviluppo delle moralità. Una delle più produttive linee di ricerca emerse in quegli anni fu quella di Elliot Turiel : la teoria del dominio.
Secondo tale teoria nei bambini a partire dai 39 mesi si differenziano 2 rispettivi domini (ambiti) concettuali: le convenzioni sociali e gli imperativi morali. Azioni nel dominio della moralità hanno effetti intrinseci, mentre azioni che riguardano la sfera sociale non hanno effetti intrinseci interpersonali ed è per questo che trasgredire le convenzioni è ritenuto meno grave che disobbedire alle norme morali universalmente riconosciute. Moralità e convenzioni occupano quindi ambiti distinti, paralleli.
Lo sviluppo morale secondo Gilligan
La seconda maggiore critica alla teoria di Kohlberg fu rivolta da Carol Gilligan che, tra l’altro, gli rimproverò di avere utilizzato solo maschi nelle interviste, ricavandone una visione incompleta e sbilanciata. Gilligan sviluppò un concetto di moralità del prendersi cura in alternativa alla moralità della giustizia e dei diritti. Moralità, quindi, non come obbligo a non trattare gli altri in modo scorretto, ma come non sottrarsi dall’aiutare qualcuno nel bisogno.
Lo sviluppo morale secondo Bandura
Bandura (1991), più tardi, assumendo una prospettiva di interazionismo cognitivo-sociale, ha contestato a Kohlberg la concezione di una gerarchia precostituita di forme di moralità, pur riconoscendo l’esistenza di forme di ragionamento morale universali. La prospettiva teorica di Bandura considera lo sviluppo morale all’interno di un processo interattivo globale, dove entrano fattori individuali-personali e ambientali-sociali.
In questa teoria è stata data un’attenzione specifica all’organizzazione dei controlli interni, considerata come parte integrante della moralità: di essa fanno parte le auto-sanzioni, che possono assumere carattere anticipatorio e prevenire comportamenti contrari ai propri modelli.
Bandura ha approfondito i meccanismi e le condizioni che nel corso della socializzazione determinano l’attivazione e la disattivazione dei controlli morali interni, agendo così come cause del comportamento immorale da parte di persone e gruppi pur capaci delle più elevate forme di ragionamento morale. Egli ha individuato alcuni di questi meccanismi:
- la giustificazione morale, attraverso la quale comportamenti socialmente deleteri vengono resi accettabili personalmente e socialmente attraverso una loro ricostruzione cognitiva o forme di ideologizzazione;
- la dislocazione della responsabilità, nella quale opera un processo di attribuzione causale delle responsabilità di un atto a persone o a circostanze, per es., facendo riferimento all’autorità di superiori gerarchici, depositari del potere decisionale;
- la diffusione della responsabilità, dove le decisioni del gruppo o le esigenze del sistema frammentano o oscurano le responsabilità individuali, in modo che tutti siano colpevoli o nessuno lo sia;
- la non considerazione o distorsione delle conseguenze, nella quale opera una minimizzazione o una selezione strumentale nella rappresentazione delle conseguenze positive o negative dell’atto;
- la svalutazione, realizzata attraverso il biasimo o la negazione di caratteristiche umane di altre persone.
Questi processi di disattivazione o disimpegno dei controlli morali non agiscono insieme e subitaneamente, ma in diversi modi e a seconda delle circostanze: vi è così una graduale diminuzione delle auto-sanzioni, che può portare a un progressivo allentamento delle capacità inibitorie.
Caprara e collaboratori, basandosi sulle concezioni teoriche di Bandura, misero a punto uno strumento standardizzato (Scala di Disimpegno Morale) atto a misurare i meccanismi cognitivi del disimpegno morale in bambini della scuola elementare e preadolescenti.
D’altra parte nell’ambito del comportamentismo lo sviluppo morale è stato studiato, in primo luogo, come un aspetto dell’apprendimento: l’individuo impara le norme di comportamento morale attraverso la sequenza delle esperienze in cui alcuni atti sono soggetti a rinforzi positivi, mentre altri sono soggetti a punizioni. In questo ambito è stato utilizzato un quadro teorico composito dove gli assunti comportamentisti si fondono con quelli a carattere sociale, cognitivo e familiare.
Alcuni studiosi di ispirazione comportamentista hanno formulato una teoria del doppio binario per quanto riguarda i rapporti fra lo sviluppo del ragionamento e quello del comportamento morale: il primo seguirebbe una sequenza stadiale su basi cognitive, mentre l’azione morale verrebbe sviluppata nel contesto dell’apprendimento sociale. Fra i diversi orientamenti di ispirazione comportamentista, che si sono occupati più estesamente dello sviluppo morale, il principale è il Social Learning. In questa impostazione, si ritiene che i bambini inizialmente apprendano i comportamenti moralmente rilevanti attraverso l’osservazione e l’imitazione di modelli appropriati; questi comportamenti aumentano di frequenza se sono opportunamente rinforzati.
Inoltre, emerge che vi sono due tipi di disposizioni temperamentali che possono avere un peso significativo ai fini dello sviluppo della coscienza morale. La prima è una componente di disagio affettivo e consiste nella maggiore o minore propensione a sviluppare arousal, stati emotivi di paura, ansietà, sensi di colpa o rimorso in rapporto ad una trasgressione commessa o anticipata nella rappresentazione. La seconda si esprime nella diversa capacità di resistere ad un impulso proibito, di esercitare un autocontenimento, di sostituire un atto desiderabile a quello proibito.
Queste tendenze non sono solo espressione di fattori biologici, ma derivati dell’interazione della natura del bambino e la sua esperienza relazionale.
Lo sviluppo morale: conclusioni
Le teorie pionieristiche di Piaget e Kohlberg hanno contribuito a descrivere le linee generali di sviluppo morale. Uno dei fondamentali assi portanti di queste linee di sviluppo è quello che conduce da una moralità di tipo eteronomo ad una moralità orientata nel senso dell’autonomia e guidata da principi di tipo universale. Si deve sottolineare che, malgrado le evidenti differenze tra le prospettive teoriche, emerge come sia centrale il processo di internalizzazione, che consente al bambino di sostituire progressivamente al controllo morale, imposto da agenti esterni un sistema di principi interni legati all’identità personale, la coerenza del Sé. Tale processo si mantiene permanente nel tempo e orienta il comportamento in circostanze ed occasioni differenti.