
Esiste una correlazione tra l’insonnia e l’infiammazione cellulare? Sembra di sì e la psicoterapia cognitivo-comportamentale sembra essere efficace per entrambi i fattori presi in considerazione.
L’insonnia è diagnosticata prendendo in considerazione alcuni parametri, quali difficoltà all’addormentamento, frequenti risvegli e l’impossibilità di riprendere sonno. In aggiunta ai sintomi notturni, nella maggior parte dei casi, sono presenti anche sintomi diurni, quali ad esempio fatica, irritabilità, sonnolenza, disturbi dell’umore e difficoltà di apprendimento e memoria.
Messaggio pubblicitario L’insonnia, se di lunga durata, può avere delle conseguenze gravi con manifestazione di alcune psicopatologie come, su tutte, la depressione. Negli ultimi anni è aumentato l’interesse per lo studio relativo alle infiammazioni cellulari e sistemiche legate alla depressione e per comprendere se questi due fattori possono avere una relazione causale con i disturbi del sonno.
Alcuni studi hanno dimostrato con chiarezza che alti livelli d’infiammazione cellulare possono portare a un aumento delle Proteine C-Reattive (PCR) e a conseguenti sintomi depressivi e alterazioni dell’andamento del sonno (Meier-Ewert et al., 2004; Eisenberger et al., 2010; Raison et al., 2010; Ferrie et al., 2013). Altre ricerche, invece, hanno mostrato che la terapia cognitiva-comportamentale e l’utilizzo di tecniche meditative può indurre, almeno parzialmente, una riduzione dei leucociti e delle alterazioni trascrizionali associate alla risposta da stress (Morin et al., 2009; Irwin & Olmstead, 2012); nessuno ha però focalizzato il proprio interesse sulle possibilità di ridurre le infiammazioni sistemiche e cellulari legate all’insonnia.
Un gruppo di ricercatori dell’Università della California (Irwin et al., 2015) ha studiato gli effetti della terapia cognitivo-comportamentale e del Tai Chi sull’infiammazione cellulare, ipotizzando questo come fattore causale dell’insonnia stessa.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale per i disturbi del sonno consiste essenzialmente in una psicoeducazione, in un rafforzamento delle associazioni tra il letto e il momento di andare a dormire e in una ristrutturazione dei pensieri disfunzionali legati al sonno. Il trattamento dell’insonnia ha come obiettivo primario quello di migliorare la qualità e la quantità del sonno e i sintomi diurni correlati al disturbo.
Il Tai Chi, invece, è un’arte marziale cinese che nei paesi occidentali ha assunto i connotati di ginnastica utilizzata nella prevenzione di malattie. Non a caso, sono piuttosto noti i benefici del Tai Chi sulla riduzione della pressione sanguigna, sulla riduzione dello stress, miglioramento del sonno e sul trattamento della depressione (Wang et al., 2001, 2004; Irwin et al., 2008; Lavretsky et al., 2011)
Messaggio pubblicitario Il gruppo di Irwin e colleghi ha utilizzato 123 adulti anziani (età superiore ai cinquantacinque anni) che soddisfacevano i criteri del DSM-IV per l’insonnia primaria, dividendoli in modo casuale in tre gruppi: pazienti sottoposti a una psicoterapia cognitiva-comportamentale per l’insonnia; pazienti che praticavano il Tai Chi; pazienti che costituivano il gruppo di controllo e che quindi non ricevevano alcun tipo di trattamento. Inoltre, i ricercatori, al quarto e sedicesimo mese di trattamento, misuravano nei tre gruppi i livelli della Proteina C-Reattiva (PCR).
Lo studio ha dimostrato che la psicoterapia cognitivo-comportamentale riduceva i sintomi dell’insonnia e i livelli di attivazione infiammatoria con conseguente diminuzione dei livelli delle PCR. Questa riduzione dei fattori d’infiammazione era costante anche nei successivi follow-up a sette e sedici mesi correlato sempre al miglioramento del sonno. Il gruppo che aveva utilizzato il Tai Chi, rilevava i medesimi aspetti positivi sullo stato del sonno, ma la riduzione infiammatoria non riguardava direttamente le PCR ma la proteina TLR-4 (Toll-Like Receptor 4). Il dato interessante è che in questo secondo gruppo, nei successivi follow-up, si denotava ancora una riduzione dei livelli di TLR-4, ma i benefici del Tai Chi sull’insonnia erano svaniti e i pazienti erano tornati a manifestare disturbi del sonno. Mentre, nel gruppo di controllo non si notavano cambiamenti significativi degli aspetti presi in considerazione.
Il dato più interessante di questa ricerca è che la psicoterapia cognitivo-comportamentale da una parte conferma la sua efficacia contro l’insonnia (alla pari del Tai Chi) e che, inoltre, porta a dei benefici nella qualità del sonno rilevati anche a distanza di mesi che sembrano essere critici nella riduzione dell’attività infiammatoria cellulare e nello specifico nella riduzione dei livelli di proteine C-reattive.
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Bibliografia
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