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Castelli di fiammiferi. Una storia sulla disabilità e per la disabilità adatta a bambini e adulti (2013) – Recensione

Nel libro la disabilità viene letta attraverso gli occhi del fratello di una bambina affetta da autismo - Psicologia

Di Alessia Incerti

Pubblicato il 07 Set. 2015

Attraverso gli occhi di Jan, la scrittrice ci ricorda che un figlio con disabilità non è preoccupazione solo per i genitori ma anche i fratelli vivono l’esperienza della diversità e della sofferenza, anch’ essi si preoccupano e possono sentire su di loro la responsabilità della cura non solo del fratello o sorella, ma talvolta dei genitori stessi.

Un racconto semplice, vero e realistico.
La disabilità vista dagli occhi di un bambino, di un fratello, Jan, che prova a comprendere la sorella, affetta da autismo. Un fratello che sperimenta codici nuovi di comunicazione con lei, che si sforza di interpretare il suo comportamento, i suoi movimenti e lo sguardo.
Jan osserva anche le altre persone come comunicano, ed anche gli oggetti. Jan è un bambino che vive appieno la sua infanzia, usa la fantasia, gli piace immaginare che il suo pappagallo parli:
[blockquote style=”1″]Da qualche tempo Jan pensa che tutti possano parlare col frigorifero, col mouse del computer, con un’automobilina giocattolo o con un supereroe di plastica.[/blockquote] Pensa che le persone non possano vivere in un mondo dove tutto è silenzio. Dev’essere terribile!

Lisa è la sorella maggiore di Jan, il mondo di Lisa è chiuso all’esterno, il suo mondo è caratterizzato da suoni sempre uguali, da gesti ripetitivi e pochi oggetti, colori e sapori. Ad esempio solo di ravioli alla ricotta e di chiavi tintinnanti che Lisa fa scorrere sempre allo stesso modo.
Tutti, tutti parlano o pensano ad alta voce“. Solo Lisa, la sorella maggiore di Jan, non parla. Lisa è disabile, non parla con nessuno. Anche i suoi pensieri sono cosí silenziosi che nemmeno Jan può̀ sentirli. Lisa tiene tutto per sé, come se qualcuno potesse portarle via qualcosa. A volte succede che Lisa capisca ciò̀ che dice Jan. Ma raramente. E Jan scambierebbe volentieri tutte le voci che sente nella sua stanza con la voce di Lisa, se fosse possibile.

Jan vuole bene a Lisa ma sa che la maggior parte delle persone non la capisce e pensa che lei non sappia fare nulla, ma Jan è convinto che Lisa abbia dentro di sè un mondo da scoprire e che anche lei possa fare delle cose. Jan comprende quando Lisa è felice e quando non sta bene. Sullo sfondo del racconto ci sono i genitori e gli amici di Jan.

Il papà è molto impegnato nel lavoro e la mamma molto concentrata nell’accudimento di Lisa. Jan nota la fragilità e la stanchezza dei genitori, talvolta in difficoltà nella gestione di Lisa. In particolare la mamma [blockquote style=”1″]Ogni giorno sembra più́ stanca, i suoi movimenti sono più́ lenti, la sua voce più́ ansiosa.[/blockquote]

L’autrice descrive con grande delicatezza i sentimenti di Jan, un bambino sensibile preoccupato per la mamma, che comprende che non è colpa sua ma che ritiene debba fare qualcosa per la mamma e per Lisa. Jan ha paura perché́ non sa cosa possono fare i genitori quando non ce la fanno più́. La Obrecht descrive la tristezza di Jan, che vive la perdita di non poter fare esperienze con mamma, papà e Lisa: non ci sono vacanze, gite o cene al ristorante insieme, come nelle famiglie dei suoi amici.

Nella storia si affronta anche la sofferenza di scegliere un Istituto che si occupi di Lisa, Jan trattiene il respiro quando la mamma cerca di spiegare questa scelta: [blockquote style=”1″]tu sai bene quanto sia difficile per me occuparmi di Lisa. E che spesso mi saltano i nervi (…) ci sono posti per bambini come lei. Per bambini speciali (…) case belle, luminose e accoglienti, dove ci sono persone apposta per occuparsi di questi bambini.[/blockquote]

L’autrice presenta sulla scena anche i nonni, vivono sul mare del Nord e ospitano ben volentieri Jan durante le vacanze. Jan è felice di essere dai nonni ma non smette di pensare alla possibilità che vi sia Lisa, non rinuncia alla ricerca di un canale di comunicazione tra Lisa e il mondo. E lo trova!
Sarà il passatempo del nonno che costruisce sculture di fiammiferi la chiave di tutto: la possibilità per Lisa di esprimersi al mondo e la possibilità per il mondo di capire cosa Lisa sappia fare.

Un libro adatto a bambini, dai dieci anni, a genitori e a noi operatori. Un libro che ci mostra il punto di vista di un fratello sull’autismo. Attraverso gli occhi di Jan, la scrittrice ci ricorda che un figlio con disabilità non è preoccupazione solo per i genitori ma anche i fratelli vivono l’esperienza della diversità e della sofferenza, anch’ essi si preoccupano e possono sentire su di loro la responsabilità della cura non solo del fratello o sorella, ma talvolta dei genitori stessi.

Un libro che rammenta ai genitori l’importanza di un confronto con altri genitori, per condividere i vissuti di un consulto con professionisti per elaborare le esperienze traumatiche e per trovare soluzioni positive di gestione delle emozioni dolorose.

Notizie sull’autrice:
Bettina Obrecht è nata nel 1964 ed è autrice per bambini dal 1994. Vive in un mulino a Mittelhessen.

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BIBLIOGRAFIA:

  • Obrecht, B. (2013). Castelli di fiammiferi. Una storia sulla disabilità e per la disabilità adatta a bambini e adulti. Edizioni Uovonero.
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Alessia Incerti
Alessia Incerti

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

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