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Il bambino terribile e la scuola. Proposte educative e pedagogiche (2015) – Recensione

Il testo prende in considerazione il bambino che appare "terribile" a scuola e poco interessato ad essa; l'autore riporta delle proposte preventive utili.

Di Sara Della Morte

Pubblicato il 15 Lug. 2015

Aucouturier in questo libro prende in considerazione il bambino che si mostra “terribile”, espressione che gli insegnanti usano spontaneamente a proposito di certi bambini della scuola dell’infanzia che resistono agli sforzi per interessarli alla vita della scuola.

Bernard Aucouturier ha contribuito ampiamente a far conoscere la pratica psicomotoria, ha fornito strumenti utili rispetto al modo in cui è possibile accompagnare la crescita di un bambino, così come offrigli aiuto quando si trova in difficoltà.

La pratica psicomotoria Aucouturier (PPA) fa leva su quanto ha a che vedere con la storia profonda del bambino e che appare oggi minacciato: il gioco libero, il piacere del corpo, il contatto con il proprio mondo emotivo. La PPA crea le condizioni per lo sviluppo pieno delle sue facoltà globali.  La psicomotricità istituisce la sua ricerca sulla consapevolezza che un corpo che sente e conosce sperimentandosi all’interno di polarità, di contrasti è la condizione di quell’unica ricerca dell’esperienza di un sé corporeo in grado di dare un senso al mondo e di porre in luce il rapporto fra le sensazioni e le emozioni e il divenire delle rappresentazioni mentali nella vita psichica del bambino.

La PPA mette a punto un dispositivo multi semiotico che tiene conto del linguaggio orale, il movimento della gestualità mimica del volto e posturale del corpo, la prossemica, il grafismo del disegno e della lettura, la musica, e l’organizzazione degli spazi dell’esperienza del bambino.

Aucouturier in questo libro prende in considerazione il bambino che si mostra “terribile”, espressione che gli insegnanti usano spontaneamente a proposito di certi bambini della scuola dell’infanzia che resistono agli sforzi per interessarli alla vita della scuola. L’autore utilizza la parola “terribile” come termine generico che raggruppa tanti bambini difficili da trattare nell’ambito dell’istituzione scolastica e mantiene tale espressione che evita di cadere in una classificazione troppo puntuale dei disturbi del comportamento e dell’apprendimento  in ambito scolastico, che spinge a risposte di aiuto tecnico rischiando di dimenticarsi l’osservazione e la comprensione globale della personalità del bambino in difficoltà, e quindi di non cogliere ciò che è capace di fare e di non tenere conto di ciò che non sa fare.

L’autore individua alcuni comportamenti  specifici nell’ambito scolastico: il disturbatore, l’agitato e l’oppositore, evidenziando come alcuni sintomi, in particolare l’agitazione motoria e l’impulsività, sono individuabili molto prima del settimo anno di età. Il bambino “terribile” si manifesta a partire dalla fine della scuola dell’infanzia e soprattutto dal primo anno della primaria. L’intensità, la durata, la frequenza delle manifestazioni dei disturbi del comportamento giustificano tale definizione.

Altri aspetti del bambino “terribile” sono una mancanza d’integrazione fra la tonicità assiale ipotonica e la tonicità periferica ipertonica; una difficoltà di simbolizzazione, di rappresentazione di sé; una fragilità tonico-emozionale a causa della difficoltà a esprimere le proprie emozioni, che gli generano intense tensioni corporee e un eccesso di movimento; una mancanza di identificazione primaria e una difficoltà a stabilirsi di funzioni cognitive e di organizzazione logica del ragionamento.

Le cause dell’instabilità comportamentale e psichica sono ritenuti dall’autore plurifattoriali e possono necessitare quindi di un trattamento farmacologico (metilfenidato) associato a una psicoterapia individuale o di un gruppo in cui il corpo avrà il suo spazio nell’aiuto al bambino.

Le aspettative della scuola saranno quindi che il bambino “si comporti bene” in classe, cioè che sia capace di padroneggiare l’impulsività motoria, le emozioni e il linguaggio, che sia capace di stare seduto e composto, di controllarsi e di stare attento.

Le proposte preventive che possono essere formulate nell’ambito dell’asilo nido, della scuola dell’infanzia, e della primaria per aiutare il bambino a padroneggiare il suo corpo, le sue emozioni e il suo linguaggio sono facilitare l’azione del bambino lasciandolo agire rafforzando così la sua efficienza, la sua riuscita, la fiducia in se stesso e il piacere di muoversi verso l’autonomia; facilitare l’espressione delle emozioni così da imparare ad identificarle; facilitare l’interazione verbale consapevole contenendo così l’impulsività.

Quando inoltre i genitori offrono affetto, un quadro stabile e una dimensione di autorevolezza,  il bambino vive un sentimento di sicurezza affettiva che gli sarà utile per rafforzare il suo desiderio di crescere e la sua curiosità intellettuale.

La scuola del resto può creare un ambiente rassicurante, un’atmosfera di sicurezza affettiva esplicitando le regole essenziali per il buon funzionamento del lavoro in classe, proponendo delle situazioni di apprendimento stimolanti  partendo dall’esperienza e facilitando il passaggio da un linguaggio a contenuto episodico a un linguaggio a contenuto semantico. Infine l’insegnante affidando delle responsabilità al bambino “difficile” gli consente di sentirsi incluso nel gruppo-classe aprendo nuove prospettive di impegno nella vita scolastica.

Nel contesto scolastico vengono inoltre consigliate la pratica di aiuto psicomotorio fondata sull’attività libera e spontanea del bambino inquadrata da un dispositivo spaziale e temporale e dall’atteggiamento dell’esperto e dalla pratica di aiuto psicopedagogico.

 

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BIBLIOGRAFIA:

  • Aucouturier, B, (2015). Il bambino terribile e la scuola. Raffaello Cortina Editore: Milano.
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