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Combattiamo per la nostra privacy… ma prima condividiamolo su facebook!

E' importante parlare di privacy anche in termini psicologici e di costi psichici dovuti a un'eccessiva e sbagliata condivisione delle proprie informazioni.

Di Redazione

Pubblicato il 20 Mag. 2015

Nessuno di noi vivrebbe con porte e finestre aperte 24 ore su 24, eppure perchè non sappiamo proprio rinunciare a pubblicare le foto delle nostre ultime vacanze al mare o della serata al pub con gli amici?

 

Facebook, Twitter, Instagram e altro ancora: in un mondo governato dai social network possiamo ancora parlare di privacy? Quest’ultima rappresenta un diritto fondamentale e assolutamente importante per ogni singolo cittadino, nessuno di noi vivrebbe con porte e finestre aperte 24 ore su 24, eppure perchè non sappiamo proprio rinunciare a condividere i nostri dati o a pubblicare le foto delle ultime vacanze al mare o della serata al pub con gli amici?

Tale situazione è alquanto paradossale, e questo viene confermato anche da uno studio del 2012 condotto in Germania: gli individui che tendono a condividere più informazioni personali sui social, sono gli stessi che esigono una privacy maggiore. La prima autrice dello studio, Sabine Trepte, spiega questa contraddizione alla luce di una insoddisfazione dei partecipanti dovuta al non essere ricambiati in modo giusto dagli altri per tutte le informazioni e tutto ciò che invece loro offrono di se stessi.

Altri esperti forniscono ulteriori spiegazioni: Anita L. Allen, per esempio, spiega questo fenomeno come un tentativo, da parte di chi condivide troppe informazioni, di diventare la nuova Kardashian e farne una fonte di guadagno.

Ma non è tutto, vi sono anche dei costi psicologici dovuti alla condivisione di informazioni: secondo alcuni studi, la sola percezione di essere osservati sembrerebbe essere associata a sentimenti di bassa autostima, depressione e ansia. Se osservati da un supervisore sul lavoro o dagli amici di Facebook, le persone sono inclini a conformarsi e dimostrare meno creatività, le loro performances ne risentono e mostrano maggiore impulsività e livelli più alti di ormoni dello stress.

Si può considerare un grande passo avanti il fatto di parlare di privacy non solo in termini legali ma anche in termini psicologici con l’effetto di concentrare l’ attenzione delle persone anche sui costi psichici dovuti a un’eccessiva e a volte avventata condivisione delle proprie informazioni.

L’argomento è molto interessante e ricco di spunti di riflessione, vi rimandiamo dunque alla lettura articolo originale.

 

Imagine a world suddenly devoid of doors. None in your home, on dressing rooms, on the entrance to the local pub or even on restroom stalls at concert halls. The controlling authorities say if you aren’t doing anything wrong, then you shouldn’t mind.

 

Combattiamo per la nostra privacy… ma prima condividiamolo su facebook! Consigliato dalla Redazione

Combattiamo per la nostra privacy... ma prima condividiamolo su facebook! - Immagine: 70612704
In un mondo governato dai social network possiamo ancora parlare di privacy? Perché ci è così difficile non pubblicare informazioni personali? Gli esperti si interrogano. (…)
Tratto da: New York Times

 

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