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Noi e la dipendenza da Internet

Cyberdipendenza: la facilità di accesso può influire sullo sviluppo di forme di dipendenza ma spesso l’uso eccessivo è legato a problemi emotivi sottostanti

Di Giovanni Maria Ruggiero, Michela Muggeo

Pubblicato il 15 Apr. 2015

Un articolo di Giovanni Maria Ruggiero e Michela Muggeo, pubblicato su Linkiesta di Domenica 12 Aprile 2015

 

L’uso eccessivo di internet è legato a problemi emotivi sottostanti, come l’ansia, la depressione, lo stress o la rabbia. Il web è utilizzato come modalità per “sentire meno” il disagio o per cercare di uscirne. Chi sviluppa dipendenza da internet ha spesso anche una personalità ben determinata e propensa alla dipendenza, all’impulsività, alla ricerca di esperienze e sensazioni nuove e alcuni tratti di aggressività.

Internet e noi: che ha da dirci la psicologia? L’impatto è negativo, oppure non c’è mai nulla di veramente nuovo sotto il sole? Ci rende drogati, o siamo da sempre scimmie bisognose di una droga? Hanno ragione i conservatori o gli ottimisti che sperano nel progresso? Sbagliano i disincantati, anche se non lo ammetteranno mai e ci prendono in giro scrivendoci: “Errai, candido Gino?” Oppure i fiduciosi, e anche loro non lo ammetteranno mai?

Non vorremo dare l’impressione di considerare internet solo una fonte di sofferenze emotive. Purtroppo siamo due psicoterapeuti, e quindi va a finire che parliamo di un disagio psicologico: la dipendenza da internet (internet addiction). Semplicemente, siamo esperti di dolori psicologici e parliamo di quello che meglio sappiamo. Prendersela con internet può essere troppo facile. E scrivere “dipendenza da internet” è un po’ generico. In realtà si diventa drogati non di internet, ma di alcune attività che avvengono su questa piattaforma. Ad esempio il sesso e il gioco, il cybersex e l’online gambling.

Naturalmente, internet ci mette del suo. Nulla di nuovo sotto il sole, sesso e gioco d’azzardo sono antichissimi desideri umani. L’esperienza virtuale però modifica la dipendenza. Il cybersex è un tipo di dipendenza sessuale con i “vantaggi del web”: anonimità e facilità di accesso. È facile rimanere nella privacy della propria casa, ingaggiati in fantasie impossibili nella vita reale. Discorso simile per il gioco, il gambling: possibilità di accesso in ogni momento del giorno e della notte e da ogni dove, da un qualsiasi dispositivo connesso.

Ormai internet è disponibile con facilità in quasi tutti i posti di lavoro, sugli smartphone e nei luoghi pubblici. E l’uso compulsivo di Internet può interferire notevolmente con la vita lavorativa e sociale di chi ne abusa, determinando un vero e proprio disturbo.

Quel che rende l’uso di Internet una droga, una dipendenza è l’eccessivo uso della rete a discapito del lavoro e delle relazioni sociali e la difficoltà a disconnettersi nonostante le conseguenze negative sulla vita offline (LEGGI ARTICOLO).

 

I segnali d’allarme che fanno temere una possibile dipendenza da Internet sono:

• Perdere il senso del tempo online: ti trovi spesso a rimanere connesso più a lungo di quanto avessi previsto? Qualche minuto si trasforma in qualche ora? Ti irriti se vieni interrotto?

• Avere problemi nel portare a termine i compiti, a casa o al lavoro: ti ritrovi a fare tardi al lavoro per avere utilizzato internet per motivi diversi? A casa trascuri la spesa da fare, la lavatrice o altre commissioni per passare più tempo connesso?

• Isolamento dalla famiglia e dagli amici: pensi che nessuno ti capisca nella tua vita reale come invece fanno i tuoi amici online? Ti ritrovi a passare meno tempo con amici o famiglia e più tempo connesso alla rete?

• Sentimenti di colpa legati all’uso di internet: ti irriti quando gli altri continuano a dire di spegnere il computer o di mettere giù lo smartphone? Non dici sempre la verità sul tempo effettivo speso online?

• Sentire un senso di euforia quando si è connessi: ti ritrovi a usare internet come valvola di sfogo quando sei triste, stressato o cerchi eccitamento sessuale? Hai provato a ridurre l’uso di internet e non ce l’hai fatta?

Internet facilita, sicuramente. La sua immediatezza, il suo essere a portata di dito contano. Però non è tutta colpa della modernità e della tecnologia. L’uso eccessivo di internet è legato a problemi emotivi sottostanti, come l’ansia, la depressione, lo stress o la rabbia. Il web è utilizzato come modalità per “sentire meno” il disagio o per cercare di uscirne. Chi sviluppa dipendenza da internet ha spesso anche una personalità ben determinata e propensa alla dipendenza, all’impulsività, alla ricerca di esperienze e sensazioni nuove e alcuni tratti di aggressività (Ko et al., 2010; Park et al., 2012; Ma, 2012).

Insomma, si oscilla tra eterne debolezze umane e nuove debolezze tecnologiche. Hanno ragione un po’ tutti: i laudatores temporis acti e quelli che dicono che da sempre l’umanità è un legno storto. Quello che non si capisce bene è l’impatto che l’utilizzo del web ha su persone con una dipendenza da internet rispetto a chi non ha questo problema.

La letteratura scientifica ci informa che l’utilizzo di internet si mantiene grazie a rinforzi in fondo molto innocenti, come ad esempio il divertimento, il passare del tempo o il cercare informazioni. Quindi non sembra che sia il caso di prendersela con internet. Però, se questo è vero per la maggioranza degli utenti, sembra che altri meccanismi, più legati all’impulsività, siano in azione nel mantenimento dei peggiori comportamenti legati all’uso di internet. Insomma internet è innocente, ma in alcuni di noi tira fuori il peggio.

Per capirci di più in questo dilemma, una ricercatrice italiana, Michela Romano, è andata a indagare come il tempo passato su internet influisce su persone che sono o non sono già consumatori abituali di internet. I risultati parlano chiaro: l’utilizzo di internet ha un pesante impatto negativo sull’umore soprattutto nel gruppo di chi è già drogato di internet.

Insomma, internet è innocente, ma in chi già ha esagerato e già si è drogato di internet, internet stesso moltiplica il disagio ulteriormente, rafforzando la spirale di dipendenza. Insomma, siamo tutti un po’ schiavi di antichissime passioni, ma in chi ha già ceduto internet rafforza le catene.

 

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BIBLIOGRAFIA:

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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