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Cosima, una storia di abusi familiari e deliri erotomanici – Centro di Igiene Mentale- Cim n. 19 – Storie dalla Psicoterapia Pubblica

Cosima, una vita vissuta tra molestie del padre, abusi del fratello, voti religiosi e deliri erotomanici - Storie dalla Psicoterapia Pubblica - Cim n. 17

Di Roberto Lorenzini

Pubblicato il 16 Dic. 2014

Aggiornato il 15 Giu. 2015 10:47

CIM – CENTRO DI IGIENE MENTALE #19

Cosima

 

Cosima Cencelli, 45 anni, ha iniziato la parte della vita in cui si rimpiange come si era, gli amori avuti, le occasioni sfiorate. Le donne si accorgono d’un tratto di essere diventate invisibili e gli sguardi dei maschi, un tempo insistenti e fastidiosi, le trascurano per ragazzine che potrebbero essergli figlie.

Cosima di rimpianti ne ha pochi, è sempre stata una bambina, ragazza e donna brutta. Bassa un metro e cinquantacinque, capelli radi tinti di un nero corvino innaturale che lasciano intravedere il cranio. Occhi grigi puntiformi da topo, unico punto di interesse in un viso gonfio come di chi appena svegliato, per il fortissimo strabismo convergente che a momenti, senza un apparente motivo come la gobba di Igor in Frankestein junior, diventa con uno scatto improvvisamente divergente e parlandone non si sa mai dove fissarla.

Cosima Cencelli si rivolge al CIM come terza scelta dopo il suo parroco Don Felice Benetton e l’accogliente vescovo di Vontano che riesce nella manovra di dirottamento. E’ stanca di aspettare e sente che perderà la pazienza. Qualcuno deve pur darle una risposta, sente che il tempo della sua vita stringe e le promesse non possono tardare a realizzarsi anche se il ricordo della biblica Sara la consola. Il fatto che sia Giovanni Brugnoli a farle il primo colloquio è frutto del caso e della sua disponibilità a coprire i turni scoperti. Per Cosima invece sarà un evidente segno del destino che aveva predisposto quell’incontro da quando lei a sette anni si dedicò al Signore. Come spiegare altrimenti che quel lontano giorno di 35 anni fa e l’incontro con Giovanni fossero un sabato 6 seppur di mesi diversi? Questi pensieri Cosima li tenne per sé e Giovanni ne venne a conoscenza solo molti mesi dopo leggendo la memoria difensiva che lei stessa (era avvocato) aveva preparato per il GIP di Vontano che doveva decidere sull’eventuale rinvio a giudizio per stalking e molestie sessuali. Gli assistenti sociali facevano il primo colloquio per raccogliere informazioni a 360°. Poi in base a quanto emerso si decideva in riunione d’equipe l’assegnazione del caso al professionista più idoneo a seconda del problema presentato.

Con la stilografica che Biagioli gli aveva regalato da poco per il suo compleanno, Brugnoli si accinse a compilare la scheda di accoglienza. Gli invii del vescovo erano sempre situazioni impegnative. Ciò suscitava un interesse di Brugnoli di forza uguale e contraria alla sgradevolezza estetica che lo spingeva a mantenere le distanze. Si aggiunga che, cosa rara per le brutte che in genere compensano con la simpatia, Cosima era anche antipatica, arrogante e pretenziosa di risarcimento come una principessa decaduta che ce l’ha col mondo per le sue disgrazie. Insomma da fuggire a gambe levate e infatti così dovevano aver sempre fatto tutti. Impossessatasi della stilografica di cui diceva di essere amante come di tutte le cose antiche l’aprì per vedere le cartucce ed una pozza di inchiostro nero si allargò sulla scrivania innescando un profluvio di scuse e tentativi di rimediare peggiori del male. Cosima disse che per farsi perdonare gliene avrebbe regalata una più bella. Qui lo sventurato sorrise con quella dolcezza da bambino smarrito che era l’arma migliore della sua seduttività. Cosima era la quinta figlia di un ricchissimo penalista di Reggio Calabria che aveva sposato la marchesa Dellipaoli di Capo Rizzuto per nobilitare i soldi fatti assistendo delinquenti e ndranghetisti. La madre, pia donna ubbidientemente contraria agli anticoncezionali, risolse il problema con una emorragia interna che se la portò mentre metteva al mondo quella orribile creatura che era sin da subito Cosima. I due fratelli più grandi avevano quasi venti anni più di lei e vivevano al nord. Il terzo fratello di sei anni più grande prima di raggiungere i due più grandi si era premurato di iniziare al sesso le due sorelline Cosima all’età di 7 anni e Maria, più grande di dodici. Le due sorelle si serrarono a difesa da un mondo pericoloso. Il padre vedovo sempre fuori per lavoro aveva per loro delle attenzioni improprie. Maria era ancora a scuola mentre Cosima, già tornata, sentì distintamente i tre colpi ravvicinati e dopo alcuni secondi di silenzio l’ultimo pietoso alla fronte. Non ebbe neppure bisogno di affacciarsi nel cortile per capire. Lo scalpicciare affannato della portiera sulle scale ed il suo grasso abbraccio a pararle la vista furono il modo in cui venne a sapere di essere diventata orfana.

A Maria non capitava ma per Cosima fu una realtà palpabile sin dalla domenica successiva ai maestosi funerali dove il parroco ricordò alle due bambine che ora la mamma ed il papà stavano alla destra e alla sinistra di Gesù per guidare le loro vite. Un uomo biondo bellissimo che diceva di essere l’arcangelo Gabriele inviato da Dio si sedette sul bordo del suo letto e le promise che se si fosse mantenuta pura fino a 33 anni come gli anni di Cristo, non concedendosi a nessun ragazzo ciò avrebbe dato la forza a Dio di distruggere la ndrangheta e allora il padreterno le avrebbe fatto incontrare l’uomo della sua vita. Maria era l’unica confidente di Cosima e le consigliò di rivolgersi al parroco. L’anziano padre Carmelo fu dilaniato dal dubbio. Da un lato l’opportunità di un rilancio turistico del paese sull’esempio di Lourdes o Medjugorje, sebbene un arcangelo ancorchè biondo tiri meno di una madonna piangente azzurro vestita. Dall’altro non gli sembrava buona cosa per la sua vecchiaia l’annuncio della distruzione della ndrangheta. Da allora il segreto rimase chiuso nel suo cuore e si avviò sulla sua strada di castità aiutata in ciò dall’aspetto che con l’adolescenza diventava, se possibile, ancor più sgradevole.

Giunta a 13 anni consultandosi con Maria decise che il voto prevedeva l’assenza di contatti sessuali con gli uomini reali. Si dedicò con passione allo sviluppo di fantasie sessualmente megalomaniche cui associò presto una masturbazione compulsiva che impediva ogni altra attività. Vivevano grazie alle abbondanti rendite della famiglia materna gestite da un fratello della madre avvocato che la prese nel suo studio. Da allora la chiamavano e sosteneva di essere avvocato ( se incalzata diceva avvocato difensore di tutti gli uomini al cospetto di Dio) ma non prese mai alcuna laurea. La casa con la vecchia portiera che faceva la domestica, sei ore al giorno allo studio dello zio, fantasie ed orgasmi ripetuti dal dopo cena alle prime luci dell’alba. Così Cosima arrivò senza accorgersene a trent’anni. Avvicinandosi la scadenza del voto, convinta che il Signore doveva aver iniziato a prepararle il predestinato, iniziò a guardarsi intorno. Non poteva che essere lui. Lo aveva sempre immaginato così con l’aspetto di Antonio Banderas ma più dolce e comprensivo. E tale era il nuovo parroco sudamericano che aveva sostituito don Carmelo che aveva concluso serenamente la sua vecchiaia senza inciampi con la ndrangheta. Quando leggeva le letture si rivolgeva chiaramente a lei e tutti quei riferimenti ad Israele come sposa illibata del Signore erano inequivocabili. Così come a lei anche a lui il Signore chiedeva un sacrificio per potersi unire al suo dono: avrebbe dovuto rinunciare al sacerdozio.

Quando padre Manel prima con garbo e poi con sempre più fermezza all’aumentare delle insistenze e degli agguati della donna le disse che si era sbagliata e avrebbe fatto bene a curarsi, il mondo le crollò addosso. Entrata una sera in chiesa poco prima della chiusura in preda ad una crisi pantoplatica devastò gli altari minori, sparse a terra le ostie del tabernacolo. Roteando le stampelle degli ex voto ribaltò i portacandele e per poco non provocò l’incendio delle panche. Il primo trattamento sanitario obbligatorio avvenne in questa occasione. Durante il ricovero Cosima era inizialmente adirata con il Signore ma poi capì che aveva avuto poca fede. Evidentemente aveva preparato per lei un uomo molto migliore e non un vile indeciso come Don Manuel. E non era neppure un caso che l’avesse condotta lì. Manuel era solo l’annunciatore come Giovanni Battista rispetto a Gesù. Anche il fatto che la ndrangheta non fosse stata ancora distrutta era la prova che il tempo non era compiuto. Fu certa che il vero sposo per lei fosse il primario dottor Giannetti, moro, barbuto e fumatore di pipa come piaceva a lei. Provò a scivolare nel suo letto una notte in cui era di guardia. Si narra che quella fu l’unica volta che Giannetti rifiutò una donna. L’esagerata bruttezza fu certamente di aiuto ma ancor più il senso di pericolo che da provetto psichiatra intuì nelle advance di quella donna. Durante il ricovero, saputo che Cosima era ancora vergine, fu richiesta una consulenza ginecologica che, nonostante una rispettosa attenzione all’ispessito e intatto imene, segnalò la presenza di numerosi segni di lesioni vulvari pregresse. Da questo episodio si sviluppo un delirio bizzarro. Il signore temendo una sua diminuita fertilità con l’avanzare degli anni aveva fatto prelevare numerosi ovociti che poi aveva sparso negli uteri di donne insignificanti. Fermava bambini per strada, li carezzava, gli regalava dei dolci, a volte tentava di sottrarli alle madri per prenderli in braccio, convinta fossero suoi figli. Una frattura scomposta del setto nasale le indusse una maggiore prudenza nell’operazione di recupero figli.

L’arcangelo Gabriele che dopo la devastazione della chiesa si era astenuto per un po’ tornò a visitarla. Il tempo stava davvero per compiersi e il ritardo era dovuto alle lungaggini delle pratiche in paradiso molto simili a quelle terrestri. Passati i 40 anni la rabbia di Cosima cresceva sempre più. Ogni rifiuto comportava una reazione violenta e divenne una abituale frequentatrice di commissariati e pronti soccorsi psichiatrici dove veniva genericamente chiamata “Cosima l’erotomane” rappresentando una vera e propria croce per medici, infermieri e poliziotti che si prendevano in giro attribuendosela come fidanzata. Bersaglio delle sue attenzioni erano soprattutto uomini famosi del mondo delle arti, scrittori e cineasti. Rileggeva nelle loro opere evidenti riferimenti alla storia d’amore che avevano con lei ad insaputa di tutti. Il resto della loro vita (mogli e figli) le appariva come una montatura per mantenere sotto copertura, lontano dagli sguardi indiscreti del grande pubblico il loro purissimo amore. La denuncia scattava immancabile quando Cosima faceva improvvisamente irruzione nella vita del malcapitato. Fermava la moglie per strada e le intimava di sparire raccontandogli della fecondissima storia d’amore che aveva col marito. Si era presentata durante le celebrazioni della notte di natale rivendicando il ruolo di padrona di casa. Aveva prelevato i bambini all’uscita della scuola dichiarando di essere la baby sitter. Aveva scritto a tutte le autorità possibili dal papa al presidente della repubblica perché fosse riconosciuto il suo eroismo nella lotta alla malavita organizzata e quella che lei chiamava l’eterea maternità. I suoi ovuli sottratigli dal ginecologo e disseminati negli uteri di donne ignare che infatti si ribellavano alle sue rivendicazioni avevano ormai generato millenovecentoventisette bambini che avevano ormai tra i tre e i sette anni.

Brugnoli era un uomo affascinante, era stato un autentico Don Giovanni ed alle sue due mogli aveva sempre affiancato numerose amanti. Lui davvero temeva di avere sparsi in giro altri figli oltre le due adolescenti cui si dedicava dopo l’abbandono da parte dell’ultima moglie. Non era un personaggio famoso ma forse si trattava di un richiamo del Signore all’umiltà e poi era stato messo sulla sua strada proprio dal vescovo di Vontano e quindi indirettamente proprio dal padreterno. Dopo i primi episodi di stalking nei suoi confronti la questione venne affrontata nella riunione di equipe. La maggioranza era per una segnalazione cautelativa alle forze dell’ordine. Irati, che da sempre invidioso dei successi amatori di Brugnoli sotto sotto godeva per la punizione che gli era toccata, sosteneva essere paradossale in quanto il magistrato non avrebbe fatto altro che affidare Cosima, evidentemente disturbata, alle cure del CIM. A quel punto assegnarla ad un altro operatore non avrebbe che peggiorato la situazione facendola sentire rifiutata. Nei capannelli intorno alla macchina del caffè traboccava livore dicendo che Cosima gli avrebbe tagliato le palle e che lui non avrebbe guarito lei ma lei avrebbe guarito lui dal suo vizietto. Per comprendere il perché di tanta animosità occorre ricordare che il secondo dei tre matrimoni del raffinato dottor Giuseppe Irati, quello che gli aveva dato le due figlie, era finito a motivo di una improvvisata che aveva fatto il giorno del precedentemente mai festeggiato onomastico della signora.

Maddalena, che era iscritta a psicologia, prendeva ripetizioni gratuite dal generoso collega del marito laureatosi da poco a pieni voti. In un ambiente colto, aperto, libero e di sinistra non si fa tanto chiasso per cose del genere. Non si tirano fuori le lupare, le mani restano a posto e le parole seguono i percorsi tortuosi delle analisi. Ci si interroga, si problematizza, si cerca di comprendere, di mettersi in discussione. Il brutto non sono le corna ma lo sarebbe il non portarle con disinvoltura, ironia, superiorità. Sebbene con estremo garbo, il successivo onomastico Maddalena lo festeggiò nel monolocale che si era comprata dopo la vendita della villetta matrimoniale. Ma queste son storie vecchie e risapute. La dottoressa filata si opponeva ideologicamente alla denuncia. Diceva che mai un paziente, e ne avevano avuti di gravi e pericolosi, era stato denunciato dal CIM. Il loro compito era quello di curanti e non di giustizieri. Non si poteva cambiare atteggiamento solo perché ad essere coinvolto e a disagio era un operatore del CIM. Era disposta a organizzare la protezione di Brugnoli ma della denuncia non si doveva neppure parlare.

La Mattaccini invece diceva che poteva essere una manovra terapeutica imponendo un esame di realtà. Il dottor Luigi Cortesi, novello Salvo D’Acquisto, si offrì di sostituire Brugnoli nella gestione del caso. Biagioli chiuse la discussione sostenendo che un cambio di operatore avrebbe solo peggiorato la situazione e che la decisione finale circa la denuncia spettava a Brugnoli che era il diretto interessato. Giovanni condivideva la posizione ideologica di Maria Filata e dentro di sé covava un lieve sentore di colpa. Non poteva negarsi che dopo il primo colloquio aveva pensato tra sé “Questa qui con quattro botte fatte bene guarirebbe subito”, purché non dovesse essere lui a dover compiere l’operazione mai tentata fino ad allora da nessun vivente. Ora si vergognava di questo pensiero becero e maschilista e temeva di aver fatto trapelare qualcosa che avesse potuto attivare il delirio di Cosima. Provò poi un’ immensa pena a pensare che la poveretta, anche da loro, veniva trattata come un problema di ordine pubblico. In tutta la riunione nessuno si era occupato della sua psiche e dei percorsi mentali della sua sofferenza. Concluse promettendo una relazione dettagliata sul caso entro due mesi e chiese di essere affiancato, senza per questo mollare, dalla Filata per gli aspetti psicologici e da Luigi Cortesi per le terapie farmacologiche.

Fu, comunque, un grande sollievo per Giovanni poter avventurarsi nel mondo delirante di Cosima, nel quale pur bisognava immergersi per coglierne il senso e magari intravedere qualche pertugio d’uscita, tenendosi per mano a Maria e Luigi che stimava professionalmente e umanamente. Si sentiva protetto più che dalle possibili advance di Cosima che di fronte ai garbati rifiuti divenivano sempre più insistenti e minacciose, dal possibile naufragare della sua stessa mente. Non è difficile smarrirsi nei gironi di una mente delirante se non si ha la supervisione attenta di Virgilio. Soprattutto per lui che forse proprio per questo timore aveva iniziato ad occuparsi dei matti e dei poveri come assistente sociale prima di essere incantato dalle sirene della psicologia.

Cosima fin dall’inizio della sua vita era stata una creaturina brutta e sgraziata apparsa tale persino ai genitori che non avevano saputo amarla. Solo Gesù avrebbe potuto amarla nonostante la sua bruttezza esteriore ed interiore. Anche dentro era schifosa. Infatti dopo le molestie del padre e l’abuso del fratello sentiva un demone perverso e lussurioso agitarsi in lei tormentarla tutti i giorni e accrescersi continuamente alimentandosi della compulsiva masturbazione con cui tentava di acquetarlo. Aveva trovato un senso alla sua vita nel dedicarsi al Signore e nel sacrificarsi per la lotta alla ndrangheta che le aveva portato via il padre. La promessa dell’arcangelo l’aveva compensata per quasi quarant’anni ed in un modo o nell’altro aveva vissuto una vita per lei eroica. Quando era andata a riscuotere il premio del suo sacrificio i conti non erano più tornati. Di settimana in settimana la carrozzeria della macchina di Brugnoli si arricchiva di incisioni reclamanti amore che grondavano disperazione. Le due figlie di 14 e 16 anni erano state fermate due volte all’uscita del liceo da quella brutta signora che gli aveva raccontato una strana storia. Il padre gli aveva spiegato la vicenda e loro l’avevano trovata simpatica e avevano rassicurato il padre di essere tranquille. In un paio di occasioni Giovanni era stato assalito fisicamente all’uscita del CIM e fatto oggetto di pesanti palpamenti da parte di Cosima completamente nuda sotto un lungo cappotto da militare sovietico. La mail di Brugnoli era intasata da video porno amatoriali con Cosima unica protagonista. In un primo momento i curanti avevano pensato di indirizzare Cosima verso una vita religiosa in qualche istituzione disposta ad accoglierla e per questo avevano anche parlato col vescovo di Vontano che era l’inviante. Un monastero di suore, una casa di cura gestita dalle religiose. Progressivamente però il delirio erotomanico si arricchiva di agiti. Giovanni la vedeva comparire dovunque andasse e non riusciva a capire come fosse a conoscenza dei suoi spostamenti. Al bar in piazza. Nella faggeta dove andava per funghi. Due file sotto a lui allo stadio. Era la cassiera del cinema, l’addetta al bagno dell’autogrill sull’autostrada, la benzinaia che faceva il pieno all’auto istoriata dalle sue stesse incisioni, la signora sull’auto accanto al semaforo. A volte le sembrava persino la giornalista del TG. Lei si limitava a guardarlo, sorrideva triste e, non sempre, si apriva un attimo il sovietico pastrano a mostrare le sue nudità. Si convinse che stava impazzendo e chiese a Luigi Cortesi di prescrivergli del serenase adducendo un periodo di insonnia whiskey resistente. Continuava a non voler denunciare per motivi ideologici e perché certo di coprirsi di ridicolo raccontando i suoi deliri persecutori. Il P.M di Vontano dottor Ferracuti aveva proceduto d’ufficio anche a seguito delle pressioni confidenziali del capitano Ruffi del carabinieri di Monticelli dopo che l’incendio doloso dell’auto di Brugnoli aveva rischiato di appiccare le fiamme ai locali della Caritas che ospitavano i senza tetto. Ferracuti ricostruì la storia recente delle molestie interrogando tutti gli operatori del CIM e chiuse in un mese le indagini. Poi la pratica fu affidata insieme alla memoria difensiva scritta dalla stessa Cosima al giudice delle indagini preliminari che doveva decidere per l’archiviazione o il rinvio a giudizio. Scrupoloso chiese al CIM la cartella clinica che studiò con attenzione e si riservò una settimana per esprimere il suo verdetto. Verificata l’evidente non imputabilità della signora Cencelli la affidava alle cure del CIM e costata l’incompatibilità con il pur bravo psicologo Brugnoli ne raccomandava l’assegnazione ad un medico esperto che più volte aveva collaborato con il tribunale quale il dottor Giuseppe Irati.

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