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Fobia sociale: perfezionismo e ruminazione come predittori di ansia sociale e depressione

Lo studio ha esaminato la relazione tra perfezionismo, ruminazione, accettazione e reappraisal nei pazienti che soffrono di Fobia Sociale - Psicologia

Di Massimiliano Iacucci

Pubblicato il 23 Ott. 2014

Aggiornato il 03 Nov. 2014 09:46

Alcuni fattori di personalità come il perfezionismo e la disregolazione emotiva sembrano essere implicati nel mantenimento dell’ ansia sociale.

La fobia sociale è un disturbo d’ansia caratterizzato da ansia significativa indotta dall’esposizione a determinate situazioni interpersonali o prestazionali in pubblico (come parlare o mangiare insieme ad altre persone, firmare un documento davanti a degli osservatori, utilizzare un bagno pubblico, conoscere nuove persone, esprimere la propria opinione in gruppo, prendere la parola in una riunione), spesso associata ad evitamento di situazioni, comportamenti, luoghi, contesti, persone che possono elicitare le situazioni temute. La sua caratteristica principale è la paura di essere criticati dagli altri durante azioni o compiti di vario genere o essere soggetti alla valutazione di altre persone. Le persone con fobia sociale temono che le loro prestazioni o azioni appariranno agli occhi degli altri inadeguate e/o ridicole. Il concetto di paura del giudizio altrui è l’aspetto centrale della fobia sociale, oltre ad essere considerato fondamentale anche nell’eziologia e nel mantenimento del disturbo (Clark, Wells, 1995).

La fobia sociale, spesso, si accompagna ad altri disturbi come la depressione e la dipendenza da sostanze (Kessler, Stang, Wittchen, Stein, Walters, 1999). Le persone con fobia sociale tendono ad abusare di sostanze o di alcool per fini autoterapeutici: infatti, grazie alla loro azione “disinibente”, queste sostanze aiutano ad alleviare l’ansia che origina dal confronto con le situazioni temute. I soggetti che soffrono di Fobia Sociale presentano una significativa disfunzione sociale e professionale e scarsa qualità della vita (Fresco, Erwin,  Heimberg, Turk, 2000).

I modelli cognitivi comportamentali che cercano di spiegare l’origine e il mantenimento della Fobia Sociale evidenziano il ruolo dell’ansia anticipatoria (generata da preoccupazioni, pensieri, ricordi, immagini, aspettative, conseguenze catastrofiche fantasticate prima di esporsi alla situazione temuta, come la possibilità di essere criticati dagli altri o giudicati negativamente in una determinata situazione sociale), dell’attenzione focalizzata e della valutazione a posteriori dell’evento (PEP) che riguarda sia la valutazione dei comportamenti tenuti al termine della performance, sia delle emozioni, dei pensieri, e dei ricordi esperiti, nonché il giudizio relativo alla propria performance e alle sue future conseguenze su di sé e sul proprio futuro (Clark e Wells, 1995; Rapee, Heimberg, 1997)

Alcuni fattori di personalità come il perfezionismo e la disregolazione emotiva sembrano anch’essi implicati nel mantenimento della ansia sociale (Juster, Heimberg, Frost, Holt, Mattia, Faccenda, 1996; Kashdan,  Breen, 2008).

Il perfezionismo è definito come il desiderio di raggiungere i più alti standard prestazionali e presenta la tendenza ad una eccessiva autocritica (Frost, Marten, Lahart, Rosenblate, 1990). Il perfezionismo è stato concepito come un costrutto multidimensionale da Frost e colleghi che ne rilevano 6 dimensioni: : 1) eccessiva preoccupazione di commettere errori (CM), 2) dubbi sulle azioni (DA), 3) critiche genitoriali (PC) e 4) aspettative dei genitori (PE), 5) bisogno eccessivo di organizzazione (O), 6) elevati standard personali (PS). (Frost, Marten, Lahart, Rosenblate, 1990; Hewitt, Flett, 1991). I pazienti con Fobia Sociale mostrano elevati punteggi di perfezionismo disadattivo, che comprende l’eccessiva preoccupazione di commettere errori (CM), il dubbio riguardo l’azione, gli alti standard personali e l’alto criticismo genitoriale (PC) (Juster, Heimberg, Frost, Holt, Mattia, Faccenda, 1996; Antony, Purdon, Huta, Swinson, 1998; Kumari, Sudhir, Mariamma, 2012; Rosser, Issakidis, Peters, 2003).

Il perfezionismo sembra essere un importante fattore di mantenimento sia di “negative affect” (uno stato emotivo negativo o affetto negativo) che si esprime con umore ansioso e depresso (o disforico), che di ansia anticipatoria (Clark e Wells, 1995).

La ruminazione è un insieme di pensieri ripetuti e ripetitivi sul proprio stato d’animo negativo che impedisce il comportamento attivo e quindi la ricerca di una soluzione. La ruminazione viene attivata in risposta a flessioni dell’umore e produce un prolungamento e aggravamento della sintomatologia disforica. In sintesi, si tratta di una catena di pensieri e quesiti generici e astratti che una persona inizia a porre a se stessa in risposta a uno stato emotivo negativo. Un esempio può essere: «Perché succede a me? Perché mi sento così triste? Perché reagisco sempre in questo modo? Perché non riesco a dare un senso a quello che mi succede?». In questo senso la ruminazione è stata concettualizzata come una reazione cognitiva che tende a perseverare e aggravare l’umore depresso. I modelli cognitivi della Fobia Sociale evidenziano anche la tendenza a rimuginare sui pensieri che derivano dal giudizio di fallimento prestazionale auto attribuitosi dopo l’esperienza sociale (Clark e Wells, 1995).

La valutazione a posteriori dell’ evento è stata associata a livelli più elevati di ansia sociale (Abbott, Rapee, 2004) e si distingue dalla ruminazione per il fatto che si sofferma sul fallimento prestazionale piuttosto che sui sintomi depressivi (Kocovski, Rector, 2007). La ruminazione è simile, ma non combacia neanche con il rimuginio. Il rimuginio o preoccupazione (“worry”) è definito come una concatenazione di pensieri e immagini relativamente incontrollabili e attivati dall’individuo allo scopo di prevedere o prevenire eventi negativi in condizioni di incertezza (Borkovec, 1994). Nonostante aspetti comuni, il rimuginio risulta più fastidioso e orientato a prefigurare pericoli futuri mentre la ruminazione appare maggiormente duratura e orientata ad analizzare e comprendere le cause del proprio malessere (Papageorgiou e Wells, 2004; Watkins, Moulds e McIntosh, 2005). Mentre la ruminazione ha ricevuto grande attenzione dalla ricerca nello studio della depressione (Just, Alloy, 1997; Nolen-Hoeksema,  Morrow, Fredrickson, 1993) è stato studiato meno estesamente nel contesto dei disturbi d’ansia. Alcuni studi riportano che la ruminazione è prospetticamente associata con alti livelli di ansia (Nolen-Hoeksema, 2000) e di ansia sociale (Kocovski, Endler, Rector, Flett, 2005). La ruminazione, inoltre, sembra essere collegata al perfezionismo e sembrerebbe mediare la relazione tra perfezionismo e umore disforico (Harris, Pepper,  Maack, 2008).

La disregolazione emotiva è un fattore importante nella genesi e nel mantenimento dei disturbi dell’umore e  d’ansia (Campbell-Sills, Barlow, 2007) e nella Fobia Sociale in particolare (Kashdan, Breen, 2008). I pazienti con Fobia Sociale esprimono meno frequentemente le emozioni positive, prestano meno attenzione alle loro emozioni e hanno più difficoltà a descrivere le emozioni rispetto agli individui con disturbo d’ansia generalizzato e ai controlli (Turk, Heimberg, Luterek, Mennin, Fresco, 2005).

La regolazione cognitiva delle emozioni si riferisce alla capacità di modulare le proprie reazioni emotive attraverso un diverso modo di pensare, meno disfunzionale (Garnefski, Kraaij, Spinhoven, 2001). “Reappraisal” ovvero il “riesame” o la “rivalutazione” o la “riconsiderazione” è, in ambito clinico, un processo mentale cosciente che permette di modificare l’interpretazione che si dà ad uno stimolo emotivo, con l’obiettivo di ridurre il potenziale effetto stressante (Gross, 2002).  In psicoterapia, una forma “positiva” e “costruttiva” di reappraisal (positivo) può essere la cosiddetta “ristrutturazione cognitiva”, che permette di esaminare pensieri, emozioni e comportamenti legati a particolari eventi stressanti e di produrre una ‘nuova valutazione’ degli eventi stessi, che sia più funzionale e costruttiva agli scopi dell’individuo. Reappraisal può essere associato però anche ad “esiti negativi” laddove l’interpretazione degli eventi è sistematicamente orientata in senso negativo, accompagnata da una rigida e deficitaria valutazione degli aspetti cognitivi ed emotivi, tipica dei soggetti ansiosi e/o depressi. Reappraisal e  l’accettazione sono modulatori positivi nella regolazione delle emozioni (Aldao, Nolen-Hoeksema, Schweizer, 2010; Gross, 1998). Reappraisal, attraverso la generazione di interpretazioni positive di una situazione stressante, riduce lo stress, ed è associata ad una migliore salute psicologica, attraverso l’esperienza di emozioni positive, al miglioramento delle relazioni interpersonali, ad una migliore autostima e soddisfazione della qualità della vita. (Gross, 1998; Gross, John, 2003; John, Gross, 2004)

L’accettazione dell’esperienza si riferisce all’accoglimento non giudicante di ciò che si vive interiormente, senza l’assillo del controllo né della spiegazione (Garnefski, Kraaij, Spinhoven, 2001). L’accettazione è associata a miglioramento dell’umore (Campbell-Sills, Barlow,  Brown, Hofmann, 2006) ed è considerata una componente importante nella terapia cognitiva comportamentale di terza generazione, come ad esempio la Terapia cognitiva basata sulla mindfulness (MBCT) (Segal, Williams, Teasdale, 2002) e l’Acceptance and Commitment Therapy, in italiano “Terapia di accettazione e di impegno nell’azione (Hayes, Wilson, 2003).

Lo studio ha voluto esaminare la relazione tra perfezionismo, ruminazione, accettazione e reappraisal e valutare come tali dimensioni influenzino i livelli di ansia e depressione nei pazienti che soffrono di Fobia Sociale.

 

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Massimiliano Iacucci
Massimiliano Iacucci

Psicologo della salute, clinico e di comunità. Specializzando in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva di Roma. Counsellor Gestaltico.

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