“Non bisogna mai avere paura dell’altro perché tu rispetto all’altro sei l’altro.”
Andrea Camilleri
Il Disturbo di Ansia Sociale è la paura marcata e persistente di trovarsi in una particolare situazione sociale da cui possa derivare la possibilità di essere valutati negativamente dagli altri, tale timore compromette le abilità del soggetto durante la situazione specifica.
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Uno dei maggiori timori di chi soffre di ansia sociale è parlare in pubblico, il soggetto teme di non riuscire e, di conseguenza, di ricevere un giudizio negativo dai presenti. Conseguentemente le situazioni sociali e prestazionali sono evitate.
L’ansia è il sintomo prevalente della fobia sociale e le sue manifestazioni (rossore, tachicardia, sudorazione, tremori, bocca asciutta, confusione, ecc.) possono effettivamente determinare la realizzazione della minaccia temuta, cioè non riuscire nella propria performance e fare la cosiddetta “figuraccia”.
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Secondo una nuova ricerca pubblicata su Clinical Psychological Science, per gestire la paura del pubblico è molto utile incoraggiare il soggetto, riformulando il significato dei segnali di stress che il corpo invia. Secondo Jamieson, l’autore principale dello studio, il problema deriverebbe proprio dal pensare che lo stress sia esclusivamente un fattore negativo.
In realtà, i segnali che il nostro corpo ci invia sono soltanto un modo per comunicarci che stiamo per affrontare una situazione impegnativa, il corpo pompa più sangue verso i nostri muscoli e manda più ossigeno al cervello. La reazione del nostro corpo allo stress sociale è la stessa che produciamo davanti ad un pericolo fisico.
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Per comprendere come la gente possa sfruttare i vantaggi dello stress senza essere sopraffatta dalla paura, Jamieson e collaboratori hanno utilizzato il Trier Social Stress Test, uno dei metodi di laboratorio più affidabili per indurre lo stress come risposta ad una minaccia (Kirschbaum et al., 1993).
Nello studio, è stato chiesto a 69 adulti di tenere un discorso di cinque minuti, circa i loro punti di forza e di debolezza, con solo tre minuti per prepararsi. Circa la metà dei partecipanti ha avuto una storia di ansia sociale. Sono stati creati due gruppi a cui i soggetti sono stati assegnati in maniera randomizzata. Il primo gruppo ha ricevuto informazioni sui vantaggi di risposta allo stress del corpo e ha incoraggiato a reinterpretare i segnali corporei, emessi durante il compito di parlare in pubblico, come benefici e normali. A questo gruppo è stato inoltre chiesto di leggere una sintesi di tre studi di psicologia che hanno mostrato i vantaggi dello stress. Il secondo gruppo non ha ricevuto alcuna informazione sullo stress.
I partecipanti hanno esposto il loro discorso davanti a due giudici, i quali, di proposito, hanno mandato feedback non verbali di tipo negativo per tutta la presentazione, scuotendo la testa in segno di disapprovazione, toccando i loro appunti, e fissando impassibili il soggetto sperimentale.
Dopo il discorso, i partecipanti sono stati invitati a contare all’indietro dal numero 996, per cinque minuti a passi da sette. Anche qui, i valutatori hanno fornito un feedback negativo per tutto il tempo.
Di fronte ai giudici contrariati, i partecipanti che non hanno ricevuto la preparazione allo stress, hanno sperimentato una risposta di minaccia, come mostrato dai valori cardiovascolari. Ma il gruppo che è stato preparato, circa i benefici di stress, ha mostrato una maggiore resistenza alla prova. I soggetti hanno riferito la sensazione di avere più risorse per far fronte al compito e, significativamente, le loro risposte fisiologiche hanno confermato tali percezioni.
Sorprendentemente, questo studio ha anche scoperto che le persone che soffrono di ansia sociale, in realtà, non hanno avuto un maggiore aumento di eccitazione fisiologica, rispetto ai non-ansiosi, nonostante la segnalazione di più intensi sentimenti di apprensione.
Gli autori ritengono che tale risultato sostenga la teoria che la nostra esperienza di stress acuto o di breve durata dipenda da come noi interpretiamo i segnali fisici.
Questa ricerca è molto rilevante perchè sostiene e dimostra sperimentalmente quella che è la base della Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale (TCC): non è l’evento in sé a determinare reazioni e comportamenti ma, piuttosto, l’interpretazione personale di tale evento.
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Oltre a dimostrarne il principio fondamentale, tale ricerca riesce anche a rendere visibile il risultato di quello che è il risvolto pratico della TCC: condurre il soggetto a reinterpretare e ristrutturare i propri pensieri, aiutandolo così a modificare le azioni conseguenti.
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Tale prospettiva corregge la concettualizzazione dello stress, promuovendo modelli di risposta che, pur mantenendo l’eccitazione stressante, consentono di ottenere prestazioni ottimali.
Ecco il video in cui l’autore della ricerca illustra rapidamente la procedura sperimentale:
LEGGI:
ANSIA SOCIALE – FOBIA SOCIALE – ANSIA – PSICOTERAPIA COGNITIVA – DISPUTING E RISTRUTTURAZIONE COGNITIVA
BIBLIOGRAFIA:
- Jamieson, J. K., Nock, M. K., Mendes, W. B., (2013) Changing the Conceptualization of Stress in Social Anxiety Disorder: Affective and Physiological Consequences. Clinical Psychological Science.
- Kirschbaum C., Pirkek M., Hellhammer D. H., (1993) The Trier Social Stress Test. A tool for investigating Psychobiological stress responses in a laboratory setting. Neuropsychobiology 28, 76-81. (DOWNLOAD)