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Si può dire che i disturbi del sonno possono precedere la depressione? Una nuova ricerca getta luce sulla correlazione tra sonno e sintomi depressivi.

Di Elena Sirotti, Valentina Di Dodo

Pubblicato il 22 Set. 2014

Aggiornato il 26 Ago. 2019 12:51

Elena Sirotti & Valentina Di Dodo OPEN SCHOOL

 

Recenti ricerche hanno dimostrano che i disturbi del sonno contribuirebbero in prima linea all’evoluzione della sintomatologia depressiva. In questo senso si può dire che i disturbi del sonno possono precedere e prevedere la depressione.

Com’ è ormai noto i disturbi del sonno sono una caratteristica comune nella depressione, infatti rappresentano uno dei nove sintomi riscontrabili in un episodio depressivo maggiore. Alcuni dati indicano che fino al 90% delle persone con diagnosi di Depressione Maggiore hanno anche una diagnosi d’insonnia, inoltre ci sono prove empiriche che la depressione sia associata a problematiche legate al sonno anche in casi di insonnia sub-clinica.

Recenti ricerche (Chen et all.) hanno dimostrano che i disturbi del sonno contribuirebbero in prima linea all’evoluzione della sintomatologia depressiva. In questo senso si può dire che i disturbi del sonno possono precedere e prevedere la depressione.

Un recente studio americano di W. Michael Vanderlind e collaboratori, ha cercato di identificare i meccanismi di fondo che generano una correlazione tra disturbi del sonno e depressione.

Gli autori ipotizzano che i disturbi del sonno influenzino i sintomi depressivi attraverso il loro impatto sulle abilità cognitive, in particolare quelle abilità che riguardano il controllo cognitivo. Infatti, in altre ricerche che studiavano separatamente le problematiche relative al sonno e al disturbo depressivo, è stato trovato un collegamento, in entrambi i casi, proprio con un deficit nel controllo cognitivo.

Alla luce di questi risultati, Vanderlind ha esaminato se le difficoltà del sonno possano essere associate ad un ridotto controllo cognitivo su stimoli emotivi e se queste riduzioni possano essere legate o meno ad un aumento dei sintomi depressivi.

Questo studio utilizza sia questionari self-report per la misurazione della sintomatologia depressiva, che misure oggettive per valutare la qualità del sonno. In particolare i ricercatori hanno utilizzato un Actigraph, un dispositivo dotato di un accelerometro che permette di valutare la qualità e la quantità del sonno in modo oggettivo. L’Actigraph permette ai ricercatori di valutare i periodi di sonno e di veglia attraverso la misurazione dei movimenti della persona, inoltre questa tecnica permette di ottenere una misurazione anche dei ritmi circadiani, tutto in un ambiente naturale al di fuori del laboratorio.

Il campione era composto da 58 studenti universitari, i quali sono stati sottoposti a due sessioni a distanza di 3 settimane una dall’altra, durante le quali venivano somministrati i questionari e raccolti i dati. Nel periodo che intercorreva tra una sessione e l’altra veniva utilizzato l’Actigraph per raccogliere i dati oggettivi che servivano per rilevare i disturbi del sonno. L’ipotesi della ricerca era che una minore qualità e quantità di sonno avrebbe dato luogo ad un incremento dei sintomi depressivi.

In linea con l’ipotesi di partenza i dati hanno mostrato che la qualità del sonno riferita dagli studenti attraverso i questionari self-report è associata ad un aumento nei sintomi depressivi, pertanto sarebbe possibile prevedere un aumento della sintomatologia se è presente una diminuzione della qualità del sonno.

Questa scoperta supporta quelle di Chen e collaboratori, i quali suggeriscono che i disturbi del sonno non sono solamente un sottoprodotto della depressione, ma possono precedere il disturbo e i suoi sintomi. Anche se la carenza di sonno clinicamente rilevante (ad esempio insonnia) è predittiva della depressione, non è però stato possibile osservare una relazione tra la durata del sonno e il cambiamento nella gravità della sintomatologia depressiva.

 

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Fig. 1. Path analysis predicting change in depressive symptoms.

 

Infine, i ricercatori hanno testato un loro modello teorico ipotizzando che, dato il collegamento tra i disturbi del sonno e il deficit di controllo cognitivo, e i sintomi depressivi e lo stesso deficit di controllo cognitivo, allora il controllo cognitivo sugli stimoli negativi medierebbe la relazione tra la qualità del sonno e i cambiamenti dei sintomi depressivi.

La scarsa qualità del sonno è stata associata con una maggiore difficoltà di attenzione e maggiore difficoltà a distrarsi da stimoli emotivamente negativi, che a loro volta portano a prevedibili aumenti di sintomi depressivi. Inoltre è stato osservato un rapporto indiretto tra stabilità del ciclo sonno-veglia e sintomi depressivi. In sintesi, le alterazioni del sonno possono contribuire allo sviluppo di depressione alterando il controllo cognitivo.

Come ultima analisi, i ricercatori hanno esplorato la relazione di un gene detto clock con le variabili della ricerca. Questo studio presenta dei risultati preliminari, che suggeriscono che la qualità del sonno potrebbe essere influenzata dal gene clock, anche se questo gene non sembra influenzare né la durata del sonno né il controllo cognitivo.

Questo studio innovativo ha dato risultati molto interessanti e utili nella prevenzione della depressione e delle sue ricadute.

Tuttavia questi dati sono ancora parziali e la ricerca ha più di un limite: ad esempio l’esiguo numero di soggetti studiati, un modello teorico ancora non ben strutturato, l’utilizzo di questionari self-report che hanno limiti legati alla soggettività delle risposte e l’uso dell’Actigraph che basandasi sul movimento dei soggetti potrebbe aver sovrastimato o sottostimanto le ore di sonno.

In futuro la ricerca dovrebbe continuare a esplorare il rapporto tra queste variabili all’interno di un unico modello per sviluppare una sempre più completa comprensione della depressione e del suo rapporto con i disturbi del sonno e il controllo cognitivo di stimoli emotivi.

 

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