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I giovani vittime di violenza familiare hanno più probabilità di sviluppare sintomi depressivi

Gli abusi subiti dai familiari sono definiti intimate patner violence e descritti come danni fisici, sessuali o psicologici da partner o ex o coniugi.

Di Matilde Carletti

Pubblicato il 21 Mar. 2014

 

 

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Gli abusi e la violenza subiti dai familiari vengono definiti dal Centers for Disease Control and Prevention come IPV (intimate patner violence) e vengono descritti come danni fisici, sessuali o psicologici da parte di partner attuali o ex o coniugi e rappresentano un problema molto diffuso negli Stati Uniti.

Una recente ricerca della Bowling Green State University mostra che gli adolescenti e i giovani adulti che commettono o sono vittime di IPV sono più propensi a sviluppare un maggior numero di sintomi depressivi.

I ricercatori hanno esaminato i questionari sulla vittimizzazione e sulla perpretazione dell’IPV e hanno preso in considerazione il ruolo del singolo individuo nella violenza (ad esempio se la violenza era reciproca o vissuta solo come vittima o solo come autore). Essi hanno scoperto che alcuni intervistati hanno riportato continui coinvolgimenti in abusi e violenza familiari durante tutte le loro relazioni.

I ricercatori hanno inoltre scoperto che la vittimizzazione, la perpretazione della violenza e la violenza reciproca portano ad un aumento di sintomi depressivi. Per di più, questi risultati sono validi sia per i giovani maschi che per le femmine, documentando quindi che anche i maschi non sono immuni alle conseguenze psicologiche negative associate all’IPV.

In generale, le giovani donne sviluppano più sintomi depressivi rispetto ai loro colleghi maschi”, spiega la dottoressa Giordano “Tuttavia, in termini di IPV, il nostro studio indica che alti livelli di contrasto all’interno di una relazione intima hanno un simile effetto negativo sul benessere emotivo sia nei giovani uomini che nelle donne”.

La dottoressa Johnson precisa che mentre la vittimizzazione ha un legame più diretto e intuitivo con un peggioramento della salute mentale, la perpretazione corrisponde anche ad aumento dei sintomi depressivi, questo perché la perpretazione è un indicatore di un maggior coinvolgimento in una relazione intima caratterizzata da conflitti estesi e altre dinamiche negative.

Gli sforzi di prevenzione incentrati sull’IPV sembra abbiano cambiato l’atteggiamento della gente comune nei confronti di una generale accettabilità di questo tipo di comportamenti, infatti i responsabili di queste azioni e coloro che fanno uso di violenza nei rapporti intimi non sono immuni da critiche e giudizi sociali negativi”, afferma Johnson.

Lo studio continua, infine, affermando che lo stress psicologico derivante da questi maltrattamenti, inclusi i sintomi depressivi, potrebbe minare all’autostima e alla fiducia in se stessi, compromettendo il naturale passaggio dei giovani all’età adulta.

Di conseguenza, le conseguenze di IPV possono essere a lungo termine e avere ulteriori implicazioni sulle scelte degli individui di formare una propria famiglia e raggiungere la stabilità, nonché il raggiungimento di una stabilità economica e di un’educazione adeguata.

 

 

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