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Genitori maltrattanti: caratteristiche comportamentali e psicopatologia

Fattori di rischio per i figli, oltre storie di violenza dei genitori: la loro depressione e/o disturbo post-traumatico da stress (PTSD).

Di Alice Mannarino

Pubblicato il 14 Mag. 2012

Aggiornato il 01 Ago. 2012 14:43

 

Genitori maltrattanti: caratteristiche comportamentali e psicopatologia. - Immagine:  © elisabetta figus - Fotolia.comCredo che essere genitori rimanga il mestiere più difficile del mondo. Infatti qualsiasi genitore, pur cercando di svolgere al meglio il proprio “ruolo”, può mettere in atto comportamenti non adeguati alle necessità del proprio figlio o al suo benessere psicologico. Al di là dei piccoli errori educativi che qualsiasi genitore commette almeno una volta, esistono ancora oggi genitori violenti e maltrattanti.

Per avere successo le cure genitoriali devono come prima cosa favorire le modalità di adattamento che consentano al bambino di sviluppare competenze adeguate, evitando l’instaurarsi di modelli di adattamento dannosi. Black et al. (2001) hanno individuato una serie di fattori di rischio che caratterizzano l’adulto maltrattante, tra cui l’essere stato a sua volta maltrattato nell’infanzia e nell’adolescenza e l’aver ricevuto scarso supporto familiare e sociale. Altri fattori di rischio comprendono la giovane età della madre, l’abuso di sostanze, la povertà, la disforia, lo stress familiare e le scarse capacità di coping del genitore (ovvero la capacità del genitore nel gestire in maniera attiva ed efficace le situazioni difficili).

I Comportamenti aggressivi dei bambini - Immagine: © Pixlmaker - Fotolia.com
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Il comportamento del genitore trascurante sembra essere quello meno analizzato fino ad oggi a livello scientifico. Gli studi che si sono interessati a questo aspetto hanno identificato in tali genitori bassa stime di sé, forte impulsività, scarso supporto sociale e figli che presentano spesso problemi di comportamento.

Per quanto riguarda la dimensione del maltrattamento psicologico alcuni studi hanno confrontato un gruppo di madri abusanti con un gruppo di madri non abusanti dal punto di vista psicologico. Dallo studio emerge come le madri abusanti siano portatrici in misura maggiore di sintomi nevrotici, aggressività, ostilità, alti livelli di ansia, bassa autostima e scarsi punteggi di ragionamento verbale.

Per quanto riguarda invece l’abuso sessuale la letteratura mette in evidenza una serie di caratteristiche tipiche psicologico-sociali dell’abusante, che tra l’altro non si differenziano da quelle dell’abusante extrafamiliare. Esse comprendono: problemi emotivi e sessuali, scarsa istruzione e povertà, incapacità di reggere lo stress, rigidità, solitudine e infelicità. Gli studi sull’abuso sessuale hanno indagato inoltre le caratteristiche delle famiglie nel loro complesso, le quali risultano essere caratterizzate da instabilità, irregolarità e repentini cambiamenti.

In merito al rapporto tra psicopatologia e violenza nell’infanzia, interessante è lo studio di Peerars e Capaldi; questi studiosi hanno svolto un significativo studio longitudinale in due fasi. Durante la prima fase hanno selezionato ed intervistato 109 soggetti per verificare la presenza di eventuali storie di maltrattamento. La seconda fase si è svolta dieci anni dopo, quando i ricercatori hanno intervistato gli stessi soggetti e i loro figli maschi per mettere in evidenza possibili correlazioni tra la loro pregressa storia di violenza, comportamenti violenti verso i figli, psicopatologia dei genitori, qualità delle cure primarie e stile educativo coerente. Dai risultati è emerso che i principali fattori di rischio per i figli, oltre alla pregressa storia di violenza dei genitori, riguardano due disturbi psicopatologici dei genitori: la depressione e il disturbo post-traumatico da stress (PTSD). La depressione sembra rendere i genitori nervosi e facilmente irritabili e questo sembra renderli anche maggiormente aggressivi e violenti verso i figli. Per quanto riguarda il PTSD esso non correla direttamente con condotte genitoriali violente ed aggressive ma sembra associarsi ad una destabilizzazione del funzionamento familiare che potrebbe evolvere verso manifestazioni di chiusura, rigidità e violenza verso i figli.

Infine è importante citare anche quella parte di studi che si è concentrata sugli effetti a breve e medio termine nell’avere assistito a violenza intrafamiliare. Si sono rilevati danni per i bambini in tutte le aree di funzionamento: cognitivo, comportamentale, psicologico, fisico ed emotivo. Questi bambini tendono a manifestare maggiore aggressività, crudeltà verso gli animali, difficoltà di empatia, disturbi alimentari, disturbi del ritmo sonno-veglia e scarse abilità motorie. In fase preadolescenziale e adolescenziale è stata riscontrata una più alta incidenza di comportamenti devianti (bullismo, fughe da casa, maggior violenza nei rapporti sentimentali e tendenza a gesti auto lesivi).

 

 

BIBLIOGRAFIA: 

  • Black D.A. (2001) Risk factors for child sexual abuse, in “Aggression e violent behaviour”, 6, 15-32.
  • Camerini G.B. et al. (2011), Manuale di Valutazione delle capacità genitoriali, Scienze psicologiche e diritto, Maggioli editore.
  • Pears K.P., Capaldi D.M. (2001), International Trasmission of Abuse: a Two-Generational Prospective Study of an At-Risk Sample, in “Child abuse and
  • Neglect”, 25, 1439-1461.
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