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Disturbo Evitante di Personalità – Il riconoscimento delle emozioni

I pazienti con Disturbo evitante di personalità hanno peggiore consapevolezza delle proprie emozioni e minore capacità di esprimerle concettualmente.

Di Giancarlo Dimaggio, Raffaele Popolo

Pubblicato il 17 Ott. 2013

Aggiornato il 29 Ago. 2019 12:49

Di Giancarlo Dimaggio e Raffaele Popolo

 

Disturbo evitante di personalità - Il riconoscimento delle emozioni. -Immagine: © aleshin - Fotolia.comI pazienti con Disturbo evitante di personalità  rispetto a quelli con disturbo borderline avevano peggiore consapevolezza delle proprie emozioni e minore capacità di esprimerle concettualmente. La difficoltà nel riconoscimento era particolarmente marcata per le emozioni di interesse e disprezzo. 

La conoscenza sul disturbo evitante di personalità (DEP) si è approfondita negli ultimi anni. Appare sempre più evidente che si tratta di un disturbo diffuso, grave, co-occorrente con numerosi disturbi sintomatici e comportamentali – quali disturbi d’ansia, dell’umore, disturbi alimentari, abuso di sostanze e alcool –  e per il quale mancano modelli di trattamento di provata efficacia. 

Significativi passi avanti nella conoscenza dell’evitante riguardano l’importanza che hanno i problemi nella conoscenza e regolazione delle emozioni in questi pazienti. Sembra consolidato il dato che la difficoltà a identificare i propri affetti è un aspetto tipico del DEP. Studi recenti portano dati specifici.

I pazienti con DEP rispetto a quelli con disturbo borderline avevano peggiore consapevolezza delle proprie emozioni e minore capacità di esprimerle concettualmente.

La difficoltà nel riconoscimento era particolarmente marcata per le emozioni di interesse e disprezzo (Johanssen et al., 2013). La carenza nell’identificare l’interesse è coerente con l’idea che in questi pazienti ci sia un’inibizione del sistema esploratorio, che li porta ad essere riluttanti a muoversi in ambienti (sociali) ignoti.

Due studi condotti con i nostri colleghi a Indianapolis e Roma portano dati che illustrano ulteriormente le caratteristiche di scarsa conoscenza e regolazione emozionale nel DEP.

In un campione di veterani di guerra in trattamento per abuso di sostanze, è emerso che non la sola alessitimia, ovvero la scarsa consapevolezza dei propri affetti, prediceva nel campione di pazienti analizzati la presenza di disturbo evitante. Solo un sottogruppo che oltre a scarsa alessitimia aveva bassa Mastery metacognitiva presentava infatti tratti marcati di DEP.

In sintesi, tratti evitanti in pazienti che abusano di sostanze sembrano associati da una combinazione di scarsa consapevolezza degli affetti e insufficienti strategie di regolazione del comportamento sociale basate su una conoscenza adeguata sugli stati mentali.

In termini semplici: se un paziente non ha buona consapevolezza degli affetti ma adotta strategie funzionali, del tipo “quando sono teso faccio esercizio fisico e mi calmo” difficilmente avrà tratti evitanti. Se invece ha scarsa consapevolezza degli affetti, non riesce a dire meglio di “sono teso” e non ha buona mastery “quando sono teso non so che fare, sono nervoso, irritabile” probabilmente avrà aspetti evitanti (Lysaker et al., in stampa). Questo può aprire la strada all’uso di sostanze come modalità maladattiva di regolazione degli affetti.

I pazienti con DEP inoltre, sembrano avere una tendenza peculiare ad inibire le proprie emozioni, molto più che in altri disturbi del cluster C e in modo opposto a pazienti con disturbo borderline di personalità (Popolo et al., proposto per la pubblicazione).

Nel complesso sembra che approfondire la conoscenza sugli aspetti disfunzionali nella conoscenza e regolazione degli affetti permetterà di conoscere ulteriormente i meccanismi che sostengono il DEP con la speranza di trattare più efficacemente sia il disturbo stesso che i disturbi sintomatici e comportamentali ad esso associati.

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DISTURBO EVITANTE DI PERSONALITA’ – DROGHE & ALLUCINOGENI – DISTURBI DI PERSONALITA’

 

 

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Giancarlo Dimaggio
Giancarlo Dimaggio

Psichiatra e Psicoterapeuta - Socio Fondatore del Centro di Terapia Metacognitiva-Interpersonale

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