Secondo Congresso Internazionale di Terapia Metacognitiva
02 – IL CONTROLLO METACOGNITIVO (dalla Keynote di Adrian Wells)
IMPARARE LASCIARE I PENSIERI DA SOLI CON IL CONTROLLO METACOGNITIVO
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Il congresso di terapia metacognitiva non poteva che aprirsi con la lettura magistrale di Adrian Wells, padrone di casa e fondatore di questo nuovo approccio terapeutico.
Sono passati due anni dalla prima conferenza e ora é importante ritornare a domandarsi quale é il cuore della terapia metacognitiva. Il punto centrale é considerare la psicopatologia come una questione di selezione e controllo del pensiero e del pensare che dipende dalle metacognizioni. Il problema in particolare é che i pensieri, in particolar modo se negativi, sono percepiti come importanti.
Cosa da importanza ai pensieri?
(1) Il modo in cui ne facciamo esperienza, possiamo cioé riconoscerli come semplici formule verbali o immagini, come oggetti quindi, oppure (e purtroppo) essere fusi con essi e percepirli come dati di realtà.
(2) Quanto riteniamo sia importante stare a pensare alle cose che non vanno, con l’esito di produrre narrazioni ancora piú ingabbianti. (3) Le strategie che usiamo per regolare i brutti pensieri che possono essere controproducenti (rimuginio e ruminazione).
Quindi la terapia metacognitiva é un percorso teso a imparare a pensare di meno, a lasciare i pensieri (ma anche le emozioni) da sole senza rispondervi, a fare esperienza dei pensieri intesi come oggetti e non come aspetti della realtà e ridimensionarne l’importanza. A raggiungere e migliorare un controllo metacognitivo piú flessibile.
E da qui nasce la sferzata alla Terapia Cognitivo-Comportamentale classica: nella Terapia Cognitiva viene data molta importanza ai pensieri. Ergo, terapia metacognitiva e CBT non sono necessariamente compatibili. Aumenta quindi il grado di separazione, come sempre avviene quando si costruisce una nuova entitá la scelta ricade sempre su tracciarne i confini in modo netto affinché non sia inglobata e uccisa. Ci sono alcune ricerche in corso tese a confrontare i due approcci e una loro integrazione. Ne vedremo presto i risultati.L’impressione generale é che ora per la terapia metacognitiva sia venuto il tempo di scendere dall’altare della ricerca e trovare espressioni semplici e chiare per essere piú fruibile nel mondo della pratica psicoterapeutica quotidiana.
E questo sembra essere lo sforzo anche di Adrian Wells che ci lascia con un pensiero interessante: La terapia metacognitiva aiuta i pazienti a capire che si può imparare ad essere completamente indipendenti dai propri pensieri.
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