Report dal
Secondo Congresso Internazionale di Terapia Metacognitiva
04 – Futuri sviluppi della Terapia Metacognitiva: Disturbo Borderline e Terapia di Gruppo
REPORT DAL CONGRESSO: PARTE 1 – PARTE 2 – PARTE 3
Ardue sono le sfide future per la Terapia Metacognitiva, ma i risultati sono piú che promettenti. Due aree di confine emergono come affascinanti proiezioni di ció che sará nei prossimi congressi.
La prima é rappresentata dall’estensione della Terapia Metacognitiva a pazienti con Disturbo Borderline di Personalitá.
Hans Nordhal presenta i risultati del protocollo Eris ormai giunto a un follow-up di due anni. Primo studio, solo dieci pazienti, ma i risultati spingono a perfezionare e continuare gli studi. Interessante la prospettiva:
1. I pazienti hanno una scelta, se iniziano questa terapia sanno che non durerá piú di un anno, indipendentemente dalle condizioni al termine, dopo si tenteranno interventi diversi.
2. Tutta la terapia viene condotta riportando costantemente il paziente in una posizione di consapevolezza distaccata rispetto a pensieri e al pensare. Qualcuno chiede a Nordhal: “Lei che seguiva la Schema Therapy, come mai ha cambiato e cosa trova in questo nuovo approccio?” Risposta: “La Schema Therapy era molto lenta e frustrante nella costante tensione verso la sofferenza, riviverla, cambiarla. Una sfida interessante ma anche, nelle parole dell’autore, al momento molto lontana.
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Seconda sfida é l’estensione della Terapia Metacognitiva come terapia di gruppo.
Con le prime applicazioni nel campo della depressione che sono state presentate al congresso da Costas Papageorgiou. Una presentazione esposta con luciditá rara che descrive due punti chiave del tentativo di trasportare la Terapia Metacognitiva in modalitá di gruppo. Punto primo: la psicoterapia di gruppo é spesso stata introdotta per risparmiare denaro, quando tutti i dati mostrano che pur essendo più economica, tendenzialmente risulta meno efficace di quella individuale.
Quindi la sfida é creare una terapia di gruppo che sia innanzitutto efficace. Il problema nei gruppi é che non é possibile dare una grande attenzione ai processi individuali. Per questo la via del learning by doing insegnando ai pazienti a produrre le formulazioni dei propri compagni di viaggio ed aumentare il lavoro tra loro puó essere (e sembra che sia) una semplice ma buona idea per superare i limiti della terapia di gruppo. Perché applicare direttamente é il miglior modo per acquisire.
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