CRONACHE LONDINESI #3
Mentalization Based Therapy di Fonagy e Bateman
Seminario avanzato – Seconda parte.
La MBT prevede una forte raccomandazione a intervenire, interloquire, interrompere il paziente, chiedere tanti chiarimenti, stimolarlo continuamente. Una tecnica molto attiva e al tempo stesso poco direttiva. Al paziente è lasciata sempre la scelta degli argomenti
LEGGI L’INTRODUZIONE – LEGGI LA PRIMA PARTE
Non ci sono molte novità in questo secondo giorno di corso avanzato di Mentalization Based Therapy (MBT). Ci si esercita guardando video, facendo simulate e discutendo in gruppo. Oppure ascoltando Fonagy e Bateman, che rifilano un altro paio di randellate al freudismo. Date le poche novità sarò breve, anche perché sono appena tornato in aereo da Londra e sono stanco morto.
Dicevo delle randellate. Fonagy dice chiaramente ed esplicitamente che la sua MBT non è una terapia psicodinamica. Lo hanno già detto ieri e lo ribadiscono. Mi chiedo: ma lo dicono tutti i giorni? Ancora una volta fa impressione sentire questo nell’Istituto Anna Freud. È davvero un segno del tempo che passa.
Non basta. Fonagy ci racconta anche della sua supervisora di tanto tempo, una freudiana ortodossa dal forte accento viennese. Anche questo fa impressione: Fonagy, penso, ha fatto in tempo a entrare in contatto diretto con alcuni membri del gruppo storico di viennesi che, fuggendo dall’Austria occupata dal Terzo Reich, emigrò a Londra. Avrà anche conosciuto direttamente Anna Freud, Melanie Klein, Ernest Jones e poi Winnicot, Fairbairn, Balint e tutta la compagnia. Mi pare plausibile, e avrei voluto chiederglielo.
Però è stato meglio non chiederglielo, dato che il racconto di Fonagy è divertente e triste al tempo stesso. Questa supervisora era una piccoletta autoritaria che si sistemava su una sedia altissima e piazzava, terrorizzandolo, il supervisionato su una sedia bassissima. Dopodiché affliggeva il disgraziato con degli sprezzanti “What did you saaaayyyy?” con inimitabile accento viennese. E Fonagy conclude dicendo testualmente che in quella maniera imparò poco. Che come giudizio sulla formazione analitica ricevuta mi pare una bella mazzata.
E continua così: per tutto il corso ci sono distanziamenti dall’analisi. La MBT prevede una forte raccomandazione a intervenire, interloquire, interrompere il paziente, chiedere tanti chiarimenti, stimolarlo continuamente. Una tecnica molto attiva e al tempo stesso poco direttiva. Al paziente è lasciata sempre la scelta degli argomenti.
Non ci sono solo chiarimenti in questa terapia, però. Il terapeuta MBT può anche invitare a ipotizzare spiegazioni diverse sugli stati mentali propri e altrui. E in alcuni casi fa qualcosa che si chiama “challenging”.
Il “challenging” non mi è chiarissimo come concetto. Se ho ben capito il terapeuta fa “challenging” quando esprime un punto di vista differente sul contenuto o la congruenza di uno stato d’animo. Somiglia alla confrontazione di Kernberg e forse al disputing cognitivo, anche se Fonagy ci tiene a dire che non è la disputa cognitiva. La quale per lui è soprattutto la disputa logico-empirica alla Beck e non quella pragmatica ed emotiva di Ellis.
In conclusione, Fonagy propone un trattamento semplicissimo riassumibile in un unico intervento: invitare il paziente a mentalizzare, a saper riformulare tutto quel che riporta in forma di stato mentale, in modo da imparare a riconoscere la natura mentale e interna dei sentimenti intensissimi e dolorosi che mostra.
Inviti a riformulare diversamente sembano meno presenti. Fonagy privilegia il riconoscimento degli stati d’animo. Anche se poi il challenging è un invito a una visione diversa.
In conclusione, la MBT è una terapia che concepisce la psiche come elaborazione cognitiva e percezione cosciente emotiva. D’inconscio e di dinamico non c’è nulla. Mentre il transfert è ridotto a fenomeno interpersonale possibile tra i tanti che possono accadere, senza un valore particolare. Come poi lo stesso Fonagy ribadisce nell’intervista che ha concesso a State of Mind e che pubblicheremo a breve, la MBT non è una terapia analitica e nemmeno dinamica.