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Film e Psicoterapia. Recensione de “I Territori dell’Incontro”.

Il film, ripropone in modo creativo la realtà, utilizza l’immagine per rendere con immediatezza simbolica la vita reale.

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 06 Set. 2012

 

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Recensione "I Territori dell'Incontro" di Coratti, Lorenzini, Scarinci e Sagre.
Coratti, Lorenzini, Scarinci e Sagre (2012). "I territori dell'incontro". Alpes Editore.

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Il libro i “Territori dell’incontro“, in uscita in questi giorni per la casa editrice Alpes, scritto da Brunella Coratti, Roberto Lorenzini, Antonio Scarinci, Anna Segre, apre scenari molto interessanti alla terapia cognitiva. La dedica iniziale cita: “A tutti quelli che hanno scritto insieme a noi la sceneggiatura del film che stiamo interpretando”, e il libro parla proprio di questo, di un film o di un libro da leggere, ma in un contesto particolare che è quello terapeutico. Uno dei punti focali della terapia cognitiva, dopo l’iniziale comprensione del problema, consiste nell’assegnazione di homework, in cui è richiesto impegno e lavoro costante da parte del paziente per modificare le idee disfunzionali all’origine del disagio. Gli homework velocizzano il cambiamento incrementando le funzioni meta-cognitive del paziente, offrendo in questo modo una visione oggettiva della propria situazione clinica. Quindi, il lavoro da fare si estende oltre il tempo delle seduta, allo scopo di “esplorare le possibilità di cambiamento delle varie componenti del sistema”. Tra i tradizionali compiti da assegnare al paziente è possibile consigliare la lettura di un libro o la visione di un film. Naturalmente, contenuti e trame variano al variare del tipo di sofferenza presentata dal paziente. L’homework, di conseguenza, diventa parte fondamentale del percorso terapeutico perché stabilisce un continuum tra una seduta e l’altra.

Fornire al paziente libri da leggere e/o film da guardare è utile perché svolge:

1. Una funzione protesica della mente del paziente:

  • Aumenta la consapevolezza guardando il problema in terza persona;
  • Fa scoprire alternative di pensiero e di comportamento;
  • Permette di imparare per imitazione (modeling);
  • Falsifica credenze e decatastrofizza.

2. Una funzione di simulazione in cui un particolare evento (A) permette:

  • Di ricostruire sequenze problematiche (“B”=Pensieri, “C”=Emozioni e Comportamenti) (v. tecnica ABC);
  • Di esporre il paziente ad un livello intermedio tra immaginazione e realtà.

 

Autoterapia del delirio. - Immagine: © Lucian Milasan - Fotolia.com
Ebook Consigliato: "Autoterapia del Delirio" di Roberto Lorenzini.

In molti nella pratica clinica consigliano libri da leggere come coadiuvanti o supportivi alla terapia, mentre esiste una minore propensione all’uso di film. Si evidenzia in maniera molto netta la superiorità del film rispetto al libro, poiché le immagini permettono di evocare più facilmente sentimenti e emozioni. Infatti, il cinema, ripropone in modo creativo la realtà, ma utilizza l’immagine per rendere “con immediatezza simbolica la vita reale”. Questa modalità permette al paziente di diventare consapevole dei propri meccanismi patogeni, di intervenire sulle valutazioni e sulle interpretazioni, offrendo visioni alternative attraverso nuovi scenari, ovvero arrivare alla formazione di una realtà nuova e più adattiva.

Come avviene il processo di cambiamento con la lettura di un libro e la visione di un film?

Ovviamente, in tre tappe:

  • Diventare consapevoli del problema;
  • Prendere distanza critica da ciò che è necessario modificare;
  • Costruire un’alternativa.

 

Lo scopo finale è far diventare il paziente psicologo di se stesso, acquisendo una capacità di mastery tale da poter elaborare strategie di coping funzionali.

Storie di Terapie. Una Rubrica a cura del Dott. Roberto Lorenzini.
Leggi la Rubrica di State of Mind, a cura di Roberto Lorenzini.

Quindi, i film e i libri aiutano e velocizzano questo processo di cambiamento, perché offrono soluzioni immediatamente visibili al problema mostrato, senza doverci lavorare per molto tempo. Quindi, letteratura e cinematografia permettono la consapevolizzazione dei temi problematici e il distanziamento da essi, offrendo la possibilità di esporsi immaginariamente ad una situazione temuta, allargano i limiti individuali e mettendo in discussione bisogni, scopi, credenze, attraverso il campo dell’esperienza. Dunque, i libri e i film sono metafore, ricche di codici comunicativi, utilizzabili come i miti, le favole, i sogni per aiutare a capire meglio se stessi e le proprie esperienze di vita, oltre che per favorire il passaggio dalla situazione attuale a esperienze nuove. La metafora utilizzata è in realtà una struttura di pensiero, essenziale nell’organizzare l’esperienza: consente la costruzione di un linguaggio comune mobilizzando le risorse soggettive per superare le resistenze al cambiamento e la facilitazione dei processi di problem solving con minor carico mentale. Dulcis in fundo, nel libro è trattata a largo spettro la patologia mentale, dove per ogni sintomatologia si consigliano, con tanto di motivazioni in allegato, diversi libri e film.

Naturalmente è necessario identificare pazienti con cui è possibile usare tale tecnica. Per questo, come per ogni tecnica che si rispetti, è necessario discuterla e valutarla anticipatamente con il paziente, previa attivazione di un atteggiamento negativo che potrebbe minare l’alleanza terapeutica.

 

Non immaginare le cose come le giudica il prepotente o come egli vuole che tu le giudichi,

ma sappile vedere come effettivamente sono.

(Marco Aurelio, Pensieri, 166/79)

 

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