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Psicoterapia: Il Disputing delle Risorse

Il paziente ansioso sottovaluta la sua capacità di gestire i problemi. Il Disputing delle Risorse lo aiuta a sdrammatizzare le sue paure.

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 04 Giu. 2012

Aggiornato il 17 Set. 2014 12:55

 

Il Disputing delle Risorse. - Immagine: © iQoncept - Fotolia.comUn degli errori cognitivi più ricorrenti alla base del pensiero negativo, soprattutto di tipo ansioso, è la sottovalutazione delle proprie capacità di fronteggiare e gestire la minaccia. Ma, più che sottovalutazione, occorre parlare di vera e propria dimenticanza e negligenza. Il paziente ansioso è completamente focalizzato sui problemi che lo preoccupano, e la loro stessa esistenza è già motivo di sensazioni di minaccia.

Con l’attenzione completamente assorbita dalle sue preoccupazioni, il paziente ansioso tende a non pensare a come affrontare queste minacce. La sua immaginazione è congelata sul momento in cui la minaccia si presenta, senza approfondire cosa potrebbe accadere dopo. Per lui o per lei, la semplice presenza della minaccia è già prova della sua ingestibilità.

Proprio per questo è bene invece chiedere come potrebbe reagire ai problemi tramite il disputing delle risorse. Es:

(Terapeuta): “Lei ha ragione, questo potrebbe essere un problema. Ma cosa potremmo fare in quella situazione?”

(Terapeuta): “Mi sembra che per lei tutto si risolva nel fatto che esiste questo problema. Ma potremmo anche pensare a cosa fare per risolverlo. Che ne dice?”

Psicoterapia: Il Disputing Logico-Empirico. - Immagine: © Carsten Reisinger - Fotolia.com
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L’idea da far passare è che “Tu sei più forte di quel che pensi” (Clark, Beck, 2010, pag. 187). Il paziente ansioso, poco abituato a ragionare su come si affrontano le minacce, spesso sottovaluta la sua capacità di gestire i problemi. Eppure, se il paziente è qui da noi in terapia, questo vuol dire che in qualche modo  in passato il paziente ha già saputo superare i suoi momenti difficili. Occorre quindi raccogliere informazioni su episodi passati.

(Terapeuta): “Bene, mi ha raccontato questa sua difficile esperienza passata di ansia e, forse, addirittura di panico. Ma ora mi racconti come a fatto a cavarsela, quella volta”.

In questo modo, sarà possibile scoprire che in realtà l’esito finale fu meno catastrofico di come se lo ricordasse il paziente. In fondo la tecnica rimane sempre quella: non dare mai nulla per scontato, mai nulla per garantito. Formulazioni e definizioni generiche vanno evitate. Occorre verificare se veramente gli episodi rievocati dal paziente come prova della realtà dei suoi problemi siano stati così negativi come lui sostiene. Le descrizioni dettagliate e non le definizioni vaghe e generiche, ci danno vera informazione.

 

 

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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