Burrhus Skinner è stato uno dei più influenti psicologi del XX secolo nell’ambito del comportamentismo. Il suo principale interesse fu comprendere come il comportamento umano varii in relazione alle diverse modificazioni ambientali. Per questo divenne il padre del paradigma del condizionamento operante.
Burrhus Skinner: la vita
Burrhus Frederic Skinner nacque nel 1904 in una piccola cittadina della Pennsylvania, Susquehanna. Suo padre era un avvocato, sua madre una casalinga e suo fratello minore morì all’età di 16 anni per un aneurisma cerebrale.
Burrhus Skinner frequentò l’Hamilton College a New York con l’intento di diventare scrittore, ma, presto, si rese conto di non essere molto interessato all’ambito in questione, poiché era più avezzo a descrivere e analizzare ilcomportamento umano. Nel 1927, Skinnerdecise di dedicarsi allo studio della psicologia ad Harvard e nel 1931 conseguì il Dottorato di Ricerca in Psicologia. Successivamente, iniziò a insegnare prima ad Harvard e poi presso l’università del Minnesota, dove divenne presidente del dipartimento di psicologia.
Nel 1948 ritornò ad Harvard dove rimase per il resto dei suoi anni. Nel 1973 Burrhus Skinnerfu uno dei firmatari dello Humanist Manifesto II e fu autore di molti lavori, tra cui il Beyond Freedom, Dignity e il Walden. Nel 1990 gli fu conferito il Lifetime Achievement dall’American Psychology Association, l’Outstanding member, nel 1991 il Distinguished Professional Achievement Award, dalla Society for Performance Improvement, e, il più importante, nel 1997 lo Scholar Hall of Fame Award dall’Academy of Resource and Development.
Skinner morì nel 1990 a causa di una leucemia.
Burrhus Skinner: il contributo teorico
Burrhus Skinner partì approfondendo gli studi condotti da Edward Lee Thorndike, in particolare la legge dell’effetto e introdusse un nuovo concetto: il rinforzo. Secondo Skinner l’apprendimento avviene per prove ed errori e si attua seguendo la Legge dell’Effetto, per cui si instaura la connessione tra uno stimolo e una risposta. La risposta, se attrattiva, ha come effetto una conseguenza piacevole o positiva e il soggetto tende a ripetere il comportamento. Se, invece, la risposta è avversiva ha come effetto una conseguenza sgradevole o negativa e il soggetto tende ad abbandonare il comportamento.
Attraverso la realizzazione di quello che divenne il suo maggiore esperimento, denominato “Skinner box”, affermò l’importanza di questo concetto.
Lo Skinner Box consiste nell’osservare il comportamento di un topo all’interno di una gabbia, nella quale è presente una leva che se premuta rilascia cibo. Il topo all’inizio dell’esperimento tende a girare casualmente per osservare l’ambiente, ma ad un certo punto spinge, per caso, la leva e ottiene del cibo. La prima volta in cui ciò accade, il topo non si rende conto della connessione tra leva e cibo, ma dopo vari tentativi capisce la connessione e di conseguenza inizia a premere continuamente la leva per ottenere cibo finché non avrà soddisfatto totalmente la sua fame.
Burrhus Skinner definì questo processo rinforzo. Il rinforzo, dunque, è un processo per cui uno stimolo aumenta la probabilità che un comportamento precedente, messo in atto, possa essere ripetuto. Il cibo invece è chiamato rinforzatore ed è uno elemento che aumenta la probabilità che un comportamento sia ripetuto.
Uno stimolo può diventare un rinforzatore solo se assolve a una serie di preferenze individuali. I rinforzatori, inoltre, possono essere primari e secondari. I primari soddisfano bisogni biologici e operano in modo naturale, come ad esempio il cibo soddisfa la nostra fame; i secondari diventano rinforzanti in seguito ad un’associazione con un rinforzatore primario, ad esempio il denaro è utile in quanto ci permette di acquistare del cibo.
I rinforzatori hanno la stessa funzione della ricompensa, ovvero entrambi aumentano la probabilità che un comportamento possa essere ripetuto. Esiste però una sostanziale differenza che li distingue: la ricompensa riguarda eventi unicamente positivi, i rinforzatori includono anche quelli negativi.
Il rinforzatore positivo, dunque, è uno stimolo aggiunto all’ambiente che aumenta la probabilità di ripetere un comportamento precedente. Il rinforzatore negativo, invece, è uno stimolo spiacevole la cui rimozione aumenta la probabilità di ripetere un comportamento.
La punizione, al contrario, diminuisce le probabilità che un comportamento possa ripetersi. La punizione, dunque, è in grado di indebolire una risposta mediante l’applicazione di uno stimolo spiacevole o la rimozione di qualcosa di piacevole.
La punizione, dunque, rappresenta la strada più immediata per modificare un comportamento.
Le applicazioni pratiche del contributo di Skinner
Partendo dalla teoria di Burrhus Skinner e sulla base della frequenza e del timing del rinforzo sono stati messi a punto dei programmi di rinforzo in cui si distinguono due tipologie:
- Programma di rinforzo continuo che consiste nel rinforzare il comportamento ogni volta che viene emesso;
- Programma di rinforzo intermittente che consiste nel rinforzare il comportamento alcune volte ma non ogni volta che viene emesso.
Un comportamento, dunque, è appreso più facilmente se esposto a un rinforzo continuo, ma è soggetto ad un’estinzione più precoce. Al contrario, con un rinforzo intermittente l’apprendimento è più lento, ma più duraturo nel tempo.
Sono stati esaminati differenti programmi di rinforzo intermittente, essi possono essere ripartiti in due categorie:
- Programmi che considerano il numero di risposte emesse, prima che venga somministrato il rinforzo. Si possono distinguere in programmi a rapporto fisso, dove il rinforzo è somministrato in seguito a uno specifico numero di risposte, e a rapporto variabile, dove è somministrato il rinforzo in base alla media delle risposte.
- Programmi che considerano l’intervallo di tempo che trascorre prima che sia fornito il rinforzo. Si distingue in programmi a intervallo fisso, dove il rinforzo è fornito dopo un determinato intervallo di tempo, e a intervallo variabile, dove l’intervallo di tempo tra i rinforzi varia intorno alla media invece di essere fisso.
Tali programmi sono spesso utilizzati durante le normali pratiche di apprendimento in diversi ambiti che variano da quello sportivo a quello musicale, in ambito educativo, per il trattamento di disturbi della condotta e nel trattamento delle dipendenze.
L’uso delle sostanze può essere letto come una forma di un condizionamento operante, in cui la ripetuta associazione tra assunzione di sostanze (risposta comportamentale) e attivazione del sistema della ricompensa (rinforzo positivo) può portare prima all’aumento della risposta comportamentale, cioè l’uso di sostanza.
Secondo la terapia comportamentale, la gestione della contingenza è volta a cambiare la struttura di rinforzo che porta ad assumere la sostanza. Ciò è possibile erogando rinforzi positivi come conseguenza dell’astinenza o di comportamenti che possono competere con l’uso della sostanza e, quindi della dipendenza.
In concreto un intervento di gestione della contingenza nelle dipendenze può prevedere un controllo frequente delle urine, per verificare l’astinenza, e l’immediato rinforzo contingente per ogni campione negativo o pulito.
Gli psicologi cognitivi comportamentali utilizzano spesso il condizionamento per indurre i pazienti al cambiamento.
Un esempio di attuazione del condizionamento operante lo si può osservare nei disturbi d’ansia. Ad esempio un individuo per non sperimentare ansia mette in atto strategie di coping, che gli forniscono un’immediata ricompensa non facendogli provare questa emozione. Le tecniche usate per gestire l’ansia da parte del paziente sono: la risposta di fuga, che consiste nell’allontanamento dalla situazione dopo l’esperienza negativa; la risposta d’evitamento che riduce la probabilità un’ulteriore punizione.
Queste ultime diventano, alla lunga, disfunzionali ma resistenti in quanto portano alla diminuzione dell’ansia provocata dalla presenza di stimoli spiacevoli per l’individuo.
L’evitamento, presente nelle fobie, rende molto difficile l’eliminazione spontanea della paura, in quanto non porta la persona ad affrontare attivamente lo stimolo ansiogeno. Quando, al contrario, nell’ambiente mancano le possibilità che inducono all’evitamento, si verifica un senso d’impotenza appreso (learned helplessness), che è alla base della formazione della depressione.
Nel momento in cui queste strategie di coping disfunzionale vengono interrotte all’interno di un precorso terapeutico, l’ansia va incontro ad processo di estinzione che si attua attraverso una gestione della stessa.