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Disturbo Borderline di Personalità: la Dialectical Behaviour Therapy – Report dal Workshop di Reggio Calabria – Parte 2

Dialectical behaviour therapy: Il workshop si apre con un’esercitazione di mindfulness. Concentrate le menti, ci prepariamo per una giornata sul trattamento

Di Francesca Martino

Pubblicato il 20 Nov. 2013

LEGGI PARTE 1

Workshop - Disturbo borderline di personalità e DBT

Dialectical Behaviour Therapy: la seconda parte del workshop si apre con un’altra esercitazione di mindfulness. Concentrate le menti, ci prepariamo per l’intensa giornata sul trattamento, condotta a due voci che con filosofia “dialettica” si muovono armonicamente tra teoria scientifica e pratica clinica.

La DBT prevede un format standard costituito da 1) terapia individuale 2) skills training 3) telefonate 4) team meeting 5) interventi sui familiari. Secondo il modello, il lavoro in team è indispensabile e rappresenta il punto centrale della terapia. Le altre componenti della DBT possono essere invece erogate con maggiore flessibilità e secondo le necessità del caso. Recenti dati dalla letteratura infatti puntualizzano l’efficacia della DBT anche solo erogando lo skills training.

La DBT è in fase di adattamento e perfezionamento per superare alcuni limiti e renderla sempre più raffinata ed efficace”. Ci informano i docenti. “Le stesse skills dell’intervento gruppale sono state aggiornate dalla Linehan nel suo nuovo manuale che uscirà nei prossimi mesi negli Stati Uniti”.

La giornata prosegue con l’insegnamento delle tecniche DBT, individuali e di gruppo, e l’applicazione di queste mediante role-playing e simulate. Rimane spazio nella terza giornata per qualche approfondimento, fatto dalla dr.ssa Fiore, sull’applicazione della DBT anche su altre popolazioni cliniche con DCA, con Dipendenze Patologiche e negli Adolescenti.

La classe partecipa attenta e incuriosita, ma le perplessità e le curiosità ovviamente non mancano. I docenti dedicano un lungo spazio finale ai commenti e alle domande degli allievi.

Il transfert e il contro-transfert che fine fanno nella DBT?” Dal pubblico.

La domanda trova risposta decisa: “Bisogna fare ciò che funziona!”. Spiega il Prof. Maffei. Solo qualche attimo per permettere alla mente saggia di entrare in azione e prosegue “La DBT ci consente di osservare e descrivere ciò che avviene in seduta, la relazione che abbiamo con i nostri pazienti. Ci permette di intervenire sulla relazione se notiamo dei comportamenti che interferiscono con la terapia, che è uno degli obiettivi centrali del trattamento. Importante è che la modalità sia sempre esplicita, chiara e coerente” .

E ancora dall’aula “Come distinguere le richieste e i bisogni reali da quelli invece strumentali che i pazienti mettono in atto per manipolarci e testarci?

Questa è purtroppo la visione diffusa in alcuni ambienti psichiatrici. I pazienti Borderline non manipolano!” sottolinea Cesare Maffei Manipolare significa attribuire intenzionalità che spesso non c’ è nei loro comportamenti e che invece troviamo in altri disturbi, come quello Antisociale. Loro fanno il meglio che possono utilizzando comportamenti problematici perché mancano di abilità più funzionali per affrontare alcune situazioni. Non c’è intenzione di ricevere un vantaggio, ma sofferenza per l’incapacità di fronteggiare l’evento diversamente”.

I pazienti Borderline non ci testano sulla fiducia se siamo chiari e coerenti” Aggiunge Donatella Fiore “La DBT è un intervento chiaro, la nostra è una posizione ben definita. Siamo punti fermi nel caos della loro sofferenza. E se non lo siamo e ci testano, dobbiamo chiederci perché”.

Il workshop si conclude con un’esperienza di partecipazione. Tutti in cerchio, le distanze si riducono, le differenze si abbattono, docenti e discenti, terapeuti e studenti, cognitivisti e analisti, tutti insieme ne “la pioggia nella foresta”.

 

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REFRAMED: DIALECTICAL BEHAVIOUR THERAPY PER IL TRATTAMENTO DELLA DEPRESSIONE REFRATTARIA

 

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Francesca Martino
Francesca Martino

PSICOTERAPEUTA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE Codidatta Studi Cognitivi Milano

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