Psichiatria e psicoterapia
Prosegue il percorso di riflessione sull’integrazione tra psichiatria e psicoterapia con la tavola rotonda organizzata da Studi Cognitivi a Firenze, che ha visto come relatore principale il Prof. Carlo Faravelli, psichiatra e psicoterapeuta, insieme alla Prof.ssa Sandra Sassaroli, al Dott. Filippo Turchi e alle Dott.sse Roberta Stoppa, Stefania Righini, Elena Caterina Ponzio e Carolina Alberta Redaelli.
L’incontro ha rappresentato un’occasione di confronto tra discipline e generazioni di clinici su un tema cruciale per la pratica e la formazione contemporanea: come restituire alla diagnosi e alla psicopatologia la loro complessità, e come tradurla in percorsi terapeutici integrati e personalizzati.
Dalla storia della psichiatria alla clinica di oggi
Il Prof. Faravelli ha ripercorso la storia della psicopatologia, sottolineando come la psichiatria moderna, nel passaggio dal modello narrativo a quello categoriale del DSM, abbia guadagnato in standardizzazione ma perso in profondità clinica.
La diagnosi – ha ricordato – è nata come tentativo di individuare somiglianze, ma nella sua versione attuale rischia di ridurre l’individuo a un insieme di criteri, cancellando le sfumature fenomenologiche e biografiche.
Le antiche descrizioni cliniche, al contrario, restituivano la dimensione soggettiva e narrativa del disturbo, utile non solo alla comprensione ma anche alla formazione del clinico.
Faravelli ha evidenziato il rischio di una “reificazione diagnostica”, ovvero di trattare le categorie nosografiche come entità reali. La sfida attuale, ha sostenuto, è riconnettere la diagnosi alla persona, integrando i criteri descrittivi con la storia evolutiva, i processi affettivi e relazionali, e le evidenze neuroscientifiche più recenti.
Dalla diagnosi alla persona: il ruolo della psicoterapia
Nella seconda parte dell’incontro, la Prof.ssa Sandra Sassaroli ha tracciato l’evoluzione della psicoterapia cognitivo-comportamentale, dal modello razionalista a quello costruttivista e processuale.
Negli ultimi decenni, la CBT ha spostato il suo focus dalla correzione dei contenuti cognitivi alla comprensione dei processi mentali e relazionali che li generano.
Le terapie di terza generazione – come la metacognitive therapy, la schema therapy o la terapia basata sulla mentalizzazione – hanno introdotto modelli più complessi e integrativi, dove la relazione terapeutica è riconosciuta come fattore di cambiamento ma non come unico elemento risolutivo.
Sassaroli ha sottolineato come l’integrazione tra dimensioni diverse consenta di personalizzare l’intervento, adattandolo al funzionamento del singolo paziente e alle sue specifiche vulnerabilità.
Questa prospettiva processuale permette di mantenere la scientificità dei protocolli CBT, ma con maggiore flessibilità clinica.
La formazione come terreno comune
La Dott.ssa Roberta Stoppa nel suo intervento ha messo in luce come la formazione in psicoterapia nelle scuole di specializzazione in psichiatria sia ancora frammentaria, nonostante i progressi normativi degli ultimi anni. Dalle interviste condotte con direttori delle scuole di specializzazione in psichiatria, stakeholder e specializzandi in psichiatria emerge un quadro chiaro: la psichiatria resta centrata sulla diagnosi e sul trattamento farmacologico, ma cresce la consapevolezza dell’importanza della psicoterapia come strumento integrativo e personalizzato.
Nello specifico, si rileva la crescente necessità di integrare la psicoterapia nei servizi di salute mentale, in risposta ai cambiamenti epidemiologici e all’aumento di quadri che non rispondono adeguatamente al solo trattamento farmacologico. In particolare, l’arrivo di nuovi pazienti gravi – spesso giovani con comportamenti impulsivi, autolesionismo e uso di sostanze ma con esame di realtà preservato – mette in evidenza i limiti degli interventi farmacologici e la necessità di adottare modelli psicoterapeutici validati e applicabili.
Cruciale è anche l’integrazione con il lavoro di équipe e la definizione di criteri condivisi per valutare le competenze psicoterapeutiche. Solo così è possibile combinare in modo efficace interventi farmacologici e psicoterapeutici, offrendo trattamenti più completi, misurabili e fondati su evidenze cliniche, in grado di rispondere alle esigenze complesse dei pazienti.
Un nuovo linguaggio condiviso
La tavola rotonda, che ha coinvolto il Prof. Faravelli, la Prof.ssa Sassaroli, il dott. Turchi e le dott.sse Stoppa, Redaelli, Righini e Ponzio, ha messo in luce che il dialogo fra psichiatria e psicoterapia non è solo un’esigenza culturale, ma una necessità clinica.
Come ha ricordato il Prof. Faravelli, la psichiatria del futuro sarà realmente scientifica solo se saprà tornare a essere profondamente umana: capace di osservare, descrivere e comprendere l’esperienza soggettiva, integrando le diverse dimensioni della mente e del corpo.
La serie di incontri promossa da Studi Cognitivi proseguirà con ulteriori momenti di confronto dedicati ai modelli integrativi nella pratica clinica e nella ricerca.
Tavola rotonda “Tra psichiatria e psicoterapia, due mondi interconnessi” – Milano, 21 Novembre 2025