Il terapeuta non è un semplice confidente
È attraverso il contratto terapeutico che si prende consapevolezza e si sancisce che il terapeuta non è un amico né un confidente ma un professionista della salute mentale; grazie a competenze specialistiche può aiutarti a lavorare su obiettivi specifici attraverso una serie di modalità e strumenti della pratica clinica.
Il contratto terapeutico è un passaggio fondamentale che viene definito all’inizio del percorso di psicoterapia e che chiaramente ha una sua valenza per l’intera durata dello stesso: possiamo dire che orienta il paziente e il terapeuta entro i confini di una relazione che è unicamente terapeutica in cui vengono definiti obiettivi, confini e responsabilità reciproche.
In tal senso, il contratto terapeutico consiste in un accordo tra il terapeuta e il paziente e definisce i confini, i diritti, i doveri, le responsabilità sia del terapeuta che del paziente. È un accordo che esplicita in diversi aspetti che il paziente e lo psicoterapeuta si trovano entro una relazione terapeutica, che si differenzia dunque da altri tipi di relazione, quali ad esempio, un rapporto di amicizia.
E la psicoterapia non è una semplice chiacchierata: quali sono gli obiettivi e come cercheremo di raggiungerli?
Non solo chiacchiere ma… anzi, il contratto terapeutico prevede che si stabiliscano obiettivi condivisi e le modalità di lavoro (Sassaroli et al., 2010): si tratta della risposta alla domanda relativa a che cosa il paziente e il terapeuta si aspettano di ottenere dal trattamento e attraverso quali strumenti.
In concreto, nel contratto terapeutico, oltre agli obiettivi di lavoro che vengono definiti insieme al paziente, il terapeuta potrà esplicitare l’approccio psicoterapico cui si farà riferimento, accennando (in maniera comprensibile e con linguaggio accessibile al paziente) agli elementi generali, ai presupposti teorici, agli strumenti e alle tecniche che orientano la pratica clinica.
Inoltre, vengono discussi molti altri aspetti, tra cui la frequenza e la durata delle sedute, la tariffa e le modalità di pagamento, le regole per la disdetta, la durata indicativa del trattamento (seppure in alcuni casi questo aspetto poi potrebbe essere rivisto nel corso della psicoterapia). Alcuni contratti prevedono anche la definizione di modalità condivise per eventuale uso di chat o telefono definendo i confini della reperibilità del terapeuta, costruendo quindi aspettative realistiche e regole condivise.
Lo psicologo è strettamente tenuto al segreto professionale come previsto dal codice deontologico; è importante che anche questi aspetti vengano esplicitati (anche formalmente) nell’ambito del contratto terapeutico.
Ma una volta definito, il contratto terapeutico non è più modificabile?
Seppur definito nella fase iniziale, il contratto terapeutico può essere ripreso, rivisto e ricondiviso in alcune sue parti in corso d’opera.
Alcune parti permangono immodificabili, quali ad esempio la norma per cui lo psicologo è tenuto alla riservatezza e tutela della privacy o per cui vanno evitate commistioni tra il ruolo professionale e vita privata come previsto dal codice deontologico.
Invece, in altre parti può essere rivisto in funzione delle evoluzioni del trattamento, ad esempio ridefinendo gli obiettivi e gli strumenti oppure la frequenza delle sedute.
In ogni caso, in qualsiasi momento il paziente potrà decidere di interrompere il trattamento, anche con effetto immediato. D’altro canto, il terapeuta può interrompere temporaneamente o definitivamente il rapporto di cura per necessità e/o grave impedimento personale, oppure quando constati che non vi sia alcun beneficio dall’intervento né è ragionevolmente prevedibile che ve ne possano essere proseguendolo.
A che serve? Le norme che aiutano e i vantaggi di un buon contratto terapeutico
Regole, obiettivi e metodi in psicoterapia non sono solo scocciature ma hanno una valenza importante.
L’assenza del contratto terapeutico o un contratto terapeutico non ben definito e non adeguatamente condiviso tra paziente e terapeuta espone al rischio di incomprensioni basate su aspettative discrepanti e a difficoltà nella relazione terapeutica. Quindi un buon contratto terapeutico che sia formulato in modo chiaro ed esplicito favorisce un ambiente sicuro per il lavoro psicoterapico ed è uno dei punti di forza di un processo terapeutico efficace (Sassaroli et al., 2010).
In conclusione, vale la pena sottolineare che il contratto terapeutico non è una mera formalità, ma ha una funzione protettiva: includendo regole e norme e favorendo aspettative condivise aiuta la relazione tra paziente e terapeuta a stare entro saldi confini terapeutici.