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L’illusione del controllo: il bias cognitivo che ci fa credere di controllare l’incontrollabile

L’illusione del controllo spiega perché ci sentiamo padroni degli eventi, influenzando emozioni, decisioni e comportamenti quotidiani

Di Alessandro Ocera

Pubblicato il 03 Set. 2025

Quando agire ci fa sentire al comando

Negli anni ’70 gli psicologi iniziarono a studiare sistematicamente l’importanza del controllo sugli eventi. Un celebre esperimento di Glass, Reim e Singer (1971) mostrò che chi poteva interrompere un rumore fastidioso – ad esempio premendo un pulsante – tollerava meglio lo stress e manteneva migliori prestazioni rispetto a chi subiva lo stesso rumore senza alcun controllo. Poter agire sulla situazione sembrava dunque proteggere dal disagio. In quegli stessi anni emerse però un fenomeno curioso: spesso le persone si comportano come se avessero controllo anche su eventi in realtà governati dal caso. La psicologa Ellen Langer (1975) definì questo bias cognitivo come “illusione del controllo”, ovvero la tendenza a sovrastimare la propria influenza su risultati casuali. In uno dei suoi studi, a metà dei partecipanti veniva permesso di scegliere un biglietto della lotteria, mentre agli altri il biglietto era assegnato casualmente; poco prima dell’estrazione, chi aveva scelto personalmente il proprio biglietto chiedeva in media oltre 8 dollari per cederlo, contro circa 2 dollari richiesti da chi aveva un biglietto assegnato senza scelta (Langer, 1975). Il semplice fatto di prendere una decisione o compiere un’azione dava alle persone l’illusoria sensazione di poter influenzare l’esito, anche se le probabilità di vincita erano identiche per tutti. Langer interpretò questa marcata differenza come effetto dell’illusione del controllo, un’aspettativa di successo personale eccessiva rispetto alla reale probabilità dell’evento. Da allora, numerosi esperimenti hanno confermato che gli individui tendono a percepire un controllo illusorio su eventi aleatori, specialmente in contesti familiari o competitivi, o quando ricevono feedback positivi casuali che rafforzano la loro fiducia (Alloy & Abramson, 1979; Thompson, 1999).

Meccanismi cognitivi ed emotivi

L’illusione del controllo deriva sia da bias cognitivi che da motivazioni emotive. Sul piano cognitivo, la nostra mente è predisposta a rilevare connessioni causa-effetto anche dove non esistono: se compiamo un’azione e talvolta segue il risultato desiderato (anche per puro caso), tendiamo ad associare le due cose. Gli esseri umani hanno un forte bisogno di sentirsi in controllo degli eventi e traggono beneficio emotivo dal percepirsi padroni della situazione (Lefcourt, 1973; Bandura, 1989). Al contrario, la mancanza di controllo è associata a reazioni negative: studi classici collegarono l’incontrollabilità di eventi avversi a sintomi di impotenza, stress e calo motivazionale (Overmier & Seligman, 1967; Glass et al., 1971), fino a contribuire a stati depressivi (Abramson et al., 1978). L’illusione del controllo può essere talvolta vista come un meccanismo difensivo: un eccesso di realismo sull’imprevedibilità del mondo può favorire passività e sconforto, mentre illudersi di avere un certo margine di controllo aiuta a perseverare e a proteggere l’autostima​ (Yarritu, Matute & Vadillo, 2013). 

Infatti, individui con umore depresso tendono a non manifestare l’illusione del controllo, valutando in modo più accurato (ma anche più pessimista) la propria impotenza di fronte al caso – il cosiddetto effetto “sadder but wiser”, ovvero “più tristi ma più saggi” (Alloy & Abramson, 1979). Nella popolazione generale, invece, l’illusione del controllo è considerata un bias comune e per certi versi adattivo: funge da “ottimismo” che spinge ad agire e ad affrontare le sfide, evitando che occasionali insuccessi vengano attribuiti solo alla propria incapacità​ (Yarritu, Matute & Vadillo, 2013). Le persone tendono ad attribuire i successi al proprio intervento e i fallimenti a fattori esterni o alla sfortuna (Langer & Roth, 1975), mantenendo così intatta la fiducia nelle proprie abilità.

Esempi nella vita quotidiana

Esempi concreti di illusione del controllo emergono in diversi ambiti, dal gioco d’azzardo alle situazioni quotidiane. Il gioco d’azzardo è forse il contesto più emblematico: molti giocatori sentono di poter “influenzare” la fortuna con comportamenti privi di effetto reale. Langer (1975) notò che in un contesto di lotteria, i soggetti preferivano mantenere il proprio biglietto scelto piuttosto che scambiarlo, segno che attribuivano ad esso un valore speciale derivante dal loro intervento personale. In ricerche più recenti, Cowley e colleghi (2015) hanno esaminato come i giocatori d’azzardo persistano nelle loro credenze di controllo anche dopo ripetute perdite. Hanno scoperto che i giocatori con una forte illusione del controllo tendono a focalizzarsi sui momenti di vincita durante una sessione di gioco, minimizzando o dimenticando le numerose perdite subite, così da conservare un’impressione positiva della propria performance (Cowley et al., 2015). 

L’illusione del controllo affiora anche nelle decisioni quotidiane. Un esempio comune è il fenomeno dei pulsanti placebo: quante volte premiamo insistentemente il pulsante dell’ascensore per chiudere le porte più in fretta, o quello del semaforo pedonale per far scattare il verde, convinti di accelerare il processo? In realtà spesso questi pulsanti extra non hanno alcun effetto immediato, ma premendoli otteniamo una sensazione di controllo che ci rassicura. Analogamente, molte persone adottano piccole ritualità scaramantiche (come indossare un “portafortuna” durante un esame o una partita) ritenendo di influire sugli esiti: si tratta di comportamenti legati al pensiero quasi-magico, nati dal bisogno di avere almeno un’illusione di controllo in situazioni d’incertezza. Anche nel consumo di prodotti e servizi le aziende a volte sfruttano questo bias, offrendo ai clienti un ruolo attivo per aumentare il loro coinvolgimento. Ad esempio, i concorsi a premi spesso permettono ai partecipanti di scegliere i propri numeri “fortunati” o di decidere quando fermare una ruota della fortuna, pur sapendo che il risultato è casuale: questa partecipazione attiva dà l’impressione di incidere sull’esito e rende il gioco più allettante.

Tra ottimismo e rischio: perché conoscere il bias è importante

L’illusione del controllo rappresenta un bias cognitivo ambivalente, capace di produrre sia benefici psicologici che conseguenze dannose. Da un lato, percepire di avere un certo potere sugli eventi, anche quando questo è illusorio, può sostenere l’ottimismo, la motivazione e la resilienza allo stress (Glass et al., 1971). In molte situazioni, credere di poter influenzare un esito incerto aiuta a perseverare, anziché abbandonare il compito di fronte alle difficoltà. 

In ambito clinico e sanitario, tale percezione è associata a migliori esiti comportamentali, purché rimanga entro limiti realistici. Dall’altro lato, però, questo bias può indurre a decisioni rischiose, come accade nel gioco d’azzardo, negli investimenti o nella guida, quando si sopravvalutano le proprie capacità e si ignorano i fattori di rischio (Cowley et al., 2015). 

A livello sociale, l’illusione del controllo può alimentare giudizi severi e poco empatici verso chi subisce eventi negativi, rafforzando l’idea che ognuno sia pienamente responsabile della propria sorte. Per queste ragioni, è essenziale sviluppare una consapevolezza critica: riconoscere l’illusione del controllo non significa abbandonare la fiducia in sé, ma imparare a bilanciarla con il realismo.

Riferimenti Bibliografici
  • Abramson, L. Y., Seligman, M. E., & Teasdale, J. D. (1978). Learned helplessness in humans: Critique and reformulation. Journal of Abnormal Psychology87(1), 49–74. 
  • Alloy, L. B., & Abramson, L. Y. (1979). Judgment of contingency in depressed and nondepressed students: Sadder but wiser? Journal of Experimental Psychology General108(4), 441–485. 
  • Bandura, A. (1989). Human agency in social cognitive theory. American Psychologist44(9), 1175–1184.
  • Cowley, E., Briley, D. A., & Farrell, C. (2015). How do gamblers maintain an illusion of control? Journal of Business Research68(10), 2181–2188. 
  • Glass, D. C., Reim, B., & Singer, J. E. (1971). Behavioral consequences of adaptation to controllable and uncontrollable noise. Journal of Experimental Social Psychology7(2), 244–257. 
  • Langer, E. J. (1975). The illusion of control. Journal of Personality and Social Psychology32(2), 311–328.
  • Langer, E. J., & Roth, J. (1975). Heads I win, tails it’s chance: The illusion of control as a function of the sequence of outcomes in a purely chance task. Journal of Personality and Social Psychology32(6), 951–955.
  • Lefcourt, H. M. (1973). The function of the illusions of control and freedom. American Psychologist28(5), 417–425.
  • Overmier, J. B., & Seligman, M. E. (1967). Effects of inescapable shock upon subsequent escape and avoidance responding. Journal of Comparative and Physiological Psychology63(1), 28–33. 
  • Thompson, S. C. (1999). Illusions of control. Current Directions in Psychological Science8(6), 187–190.
  • Yarritu, I., Matute, H., & Vadillo, M. A. (2014). Illusion of control: the role of personal involvement. Experimental psychology, 61(1), 38–47. 
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