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Remember to stay focused: cosa accade quando la memoria va in cortocircuito?

Qualche volta la memoria può vacillare influenzata da stress e distrazioni, che interferiscono con l’attenzione e il consolidamento dei ricordi

Di Francesca Chiara D`Ambrosio

Pubblicato il 08 Lug. 2025

Quando la memoria va in cortocircuito

Il cervello umano è uno strumento straordinario, in grado di immagazzinare una quantità enorme di dati e sempre impegnato nell’individuare le informazioni da preservare e quelle da dimenticare. Infatti, tralasciare le informazioni superflue o ridondanti è necessario per far funzionare in maniera adeguata le proprie capacità cognitive e riuscire ad adattarsi ai cambiamenti che si verificano nel corso della vita. In questo modo possiamo permetterci di concentrarci sulle informazioni più rilevanti e avere una mente libera da sovraccarichi (Ciceri, Amoretti, e Feldman, 2013). Tuttavia, in alcune situazioni, la nostra memoria può andare in corto circuito, creando un generalizzato smarrimento su azioni semplici o ricorrenti (dimenticato il nome di una persona appena conosciuta, il motivo per cui siamo entrati in una stanza oppure dove abbiamo parcheggiato la macchina). Poiché è evidente che, spesso, tali dimenticanze non sono sintomo di problemi di memoria, è utile interrogarsi dunque su quale sia il motivo per cui le informazioni che recepiamo svaniscano così velocemente dalla nostra mente. Tra le principali cause che provocano una difficoltà a memorizzare le informazioni vi sono stress e ansia (Neath & Suprenant, 2003). Altri fattori possono essere stanchezza, mancanza di sonno e uso eccessivo di dispositivi digitali, fino ad arrivare a condizioni che per loro natura necessitano di una maggiore attenzione, quali l’età avanzata e alcune malattie che colpiscono il cervello, come l’Alzheimer

Il fallimento della memoria può essere spiegato anche attraverso alcuni processi: decadimento, interferenza e oblio dipendente dai cue (Ciceri, Amoretti, e Feldman, 2013). Il primo rappresenta la perdita dell’informazione a causa del disuso; il secondo implica che i nuovi dati immagazzinati rallentano e rendono più problematica la rievocazione delle altre informazioni, proprio perché ne distolgono l’attenzione. Il terzo si verifica quando il segnale che dovrebbe accendere il ricordo (il cue, appunto) non è abbastanza potente o evocativo.

Lo psicologo e filosofo tedesco Hermann Ebbinghaus (1885) ha esplorato con una prospettiva scientifica i fattori per cui si dimenticano le informazioni con il passare del tempo. Attraverso i suoi studi, Ebbinghaus ha dimostrato che il decadimento della memoria può avvenire rapidamente, ma rallenta con il tempo; questo fenomeno è noto come “curva dell’oblio”.  Quindi, dopo che un nuovo concetto viene acquisito nella mente, subisce un progressivo deterioramento. Secondo Ebbinghaus, dopo circa mezz’ora, il 40% di quanto abbiamo appreso viene già dimenticato; a distanza di un giorno ne resta appena un terzo. Con il passare del tempo questo decadimento rallenta la sua velocità ma alla fine soltanto il 20/25% dell’informazione viene conservato. 

I vuoti di memoria improvvisi possono verificarsi in qualsiasi fascia di età, anche nei giovani. Nel corso degli anni, sono state proposte diverse teorie per spiegare tale fenomeno, ma non è stata ancora trovata una risposta univoca. Tra i fattori individuati, troviamo lo stress, l’ansia, la mancanza di sonno, il sovraccarico cognitivo o la mancanza di concentrazione, elementi in grado di interferire con il consolidamento delle informazioni nella memoria a lungo termine.

Strategie per migliorare la memoria

È possibile adottare alcune strategie per migliorare la memoria, tra cui mantenere attivo il cervello con esercizi mentali, creare associazioni tra le informazioni oppure provare con tecniche di ripetizione. Quindi, la chiave per potenziare la memorizzazione è unire comprensione, impegno e pratica. Per ottenere informazioni codificate nella memoria sarebbe opportuno seguire alcuni semplici step. Innanzitutto, è necessario che si focalizzi l’attenzione sull’informazione per poi organizzarla in modo tale da comprenderla pienamente, infine, per farla sedimentare nella nostra memoria, risulta utile metterla in relazione con qualcosa che il nostro cervello conosce già.

Per combattere i vuoti di memoria, occorre focalizzarsi sull’azione che si sta compiendo. Tale processo inizia con l’avvicinamento verso un qualcosa che poi viene tradotto in segnali nell’area della corteccia cerebrale deputata a quella specifica funzione.  In questo senso, la neuroscienziata Lisa Genova (2011) sostiene che notare uno stimolo richiede l’utilizzo di due facoltà: la percezione (ovvero i sensi) e l’attenzione.  Successivamente l’informazione dello stimolo rilevato può essere inviata ad altre aree della corteccia che vi attribuiranno un significato ed eventualmente uno stato emotivo. Tuttavia, occorre utilizzare volontariamente i processi di attenzione, poiché solo in tal modo i neuroni coinvolti potranno creare i “collegamenti giusti”, formando di conseguenza il ricordo. Infatti, uno dei momenti più comuni in cui si verificano gli errori di memoria è rappresentato dalla fase di codifica iniziale, poiché capita spesso di non dedicare abbastanza impegno o attenzione a un’informazione: sarebbe d’altro canto impossibile e persino controproducente ricordare tutto ciò che vediamo!

Quindi, come faccio a ricordarmi dove ho messo le chiavi? Prestando attenzione all’azione mentre la compio, focalizzandosi su ciò che sto facendo e disattivando la modalità “risparmio energetico” del cervello. 

Per formare un ricordo, quindi, bisogna prima di tutto prestare attenzione a ciò che si sta facendo, restando consapevoli dell’azione che si sta mettendo in atto e concentrandosi sul momento presente in maniera intenzionale.  

“I giorni in cui dimentico sono finiti. Stanno per cominciare i giorni in cui ricordo.” Tim Roth – Pumpkin (Pulp Fiction)

Riferimenti Bibliografici
  • Ciceri, M. R., Amoretti, G. F., Feldman, R. S. (eds.), Psicologia generale, McGraw-Hill Education, Milano 2013: 454 
  • Ebbinghaus, H. (1885). Über das gedächtnis: untersuchungen zur experimentellen psychologie. Duncker & Humblot.
  • Genova, L. (2021). Remember: The Science of Memory and the Art of Forgetting. Harmony.
  • Neath I. & Suprenant A. M., “La Memoria Umana: apprendimento e organizzazione delle conoscenze”, Seconda Edizione, Idelson-Gnocchi, 2003.
  • Per una buona memoria, l’importante è dimenticare – Focus.it
  • Dimentico tutto. Che mi sta succedendo? – Psicologi News.
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