L’esperienza musicale: come la musica attiva emozioni e cervello
Ascoltare musica è un’azione comune, piacevole e quotidiana, che si accompagna sempre all’elicitazione di emozioni intense e di varia natura: dalla nostalgia che ci assale al riaffiorare di alcuni ricordi, fino alla tristezza, all’adrenalina, alla gioia e al senso di pace e rilassatezza che si origina dalla magica combinazione di suoni, melodie e parole. Durante questo processo all’apparenza così naturale e scontato, tuttavia, si innescano complessi meccanismi cerebrali che consentono a ognuno di noi di fare esperienza della musica in modo unico e potente, con interessanti effetti sulle oscillazioni bioelettriche del nostro cervello.
Sistema uditivo e anatomia dell’orecchio
Le neuroscienze rappresentano un campo all’avanguardia e la loro applicazione alle ricerche sulla percezione e gli impatti della musica costituisce indubbiamente un’avventura curiosa, affascinante e molto stimolante.
Prima di indagare le basi biologiche della percezione musicale e dei suoi effetti sul cervello e sul nostro stato psicofisico, tuttavia, è importante e doveroso fare un passo indietro e approfondire l’anatomia dell’organo sensoriale deputato alla rilevazione del suono (ossia le onde sonore che si muovono nello spazio) e quindi della percezione uditiva: l’orecchio. La parte più visibile, l’orecchio esterno, è costituita in primis dal padiglione auricolare (o pinna), in cui il suono si incanala prima di continuare nel canale uditivo che le onde sonore devono attraversare per raggiungere la membrana timpanica, più comunemente detta timpano. La vibrazione di tale membrana causata dal passaggio delle onde sonore viene poi trasmessa al cosiddetto orecchio medio, una regione cava contenente 3 ossicini: il martello, l’incudine e la staffa. Quest’ultima si occupa di trasmettere le vibrazioni all’orecchio interno, dove il suono viene finalmente convertito in segnale neurale. La struttura più importante dell’orecchio interno è la coclea, una sorta di cilindro avvolto a spirale e riempito di un liquido a cui sono trasferite le vibrazioni. Essa è suddivisa in tre sezioni e comprende l’organo del corti, ovvero l’organo recettore uditivo principale composto da due membrane (membrana tettoria e membrana basilare) e dalle cellule recettoriali uditive (cellule ciliate).
La musica: una speciale forma di percezione uditiva
La percezione della musica, dunque, in cosa consiste e quali regioni cerebrali coinvolge? In sostanza, essa è una speciale forma di percezione uditiva che richiede il riconoscimento delle sequenze di suoni di varie tonalità e timbri, la loro aderenza alle regole che governano e la combinazione tra note e struttura ritmica, che dovrebbe auspicabilmente essere armonica per risultare piacevole all’ascolto.
I risultati di diversi studi sull’uomo e sulle scimmie (Bendor, Wang, 2006) hanno suggerito che la corteccia uditiva primaria, e in particolare una regione del giro temporale superiore, laterale e rostrale, è deputata alla discriminazione delle tonalità pure, mentre il riconoscimento della tonalità dei suoni complessi spetta esclusivamente alla corteccia uditiva associativa.
Altre ricerche (Peretz, Zatorre, 2005) affermano che vi sono anche altre aree del cervello coinvolte in vari aspetti della percezione musicale: la corteccia frontale inferiore, ad esempio, gioca un ruolo nel riconoscimento dell’armonia, la corteccia uditiva destra sembra implicata nella percezione del tempo sottostante la musica, mentre la corteccia uditiva sinistra è coinvolta nell’individuazione di pattern ritmici. Danni alla corteccia uditiva sono alla base di una condizione patologica nota come amusia, caratterizzata dalla perdita della capacità di percepire o produrre gli aspetti melodici e ritmici della musica.
Infine, anche il cervelletto e i gangli della base, dal canto loro, contribuiscono alla sincronizzazione dei ritmi musicali e dei movimenti associati.
A livello più ampio, invece, sappiamo che l’emisfero cerebrale destro (più intuitivo) si occupa della parte più propriamente musicale della percezione di un pezzo alimentando la nostra immaginazione e l’esperienza emotiva, mentre l’emisfero sinistro (più logico) si focalizza principalmente sul linguaggio, analizzando quindi la struttura e le parole della canzone.
Tutte queste regioni coinvolte rappresentano meccanismi di biologia cerebrale che possediamo sotto forma di circuiti neurali innati: alcuni rapporti di frequenza tra suoni presenti anche nello spettro della voce umana vengono infatti riconosciuti e privilegiati già fin dalla nascita. Non si tratta di risposte di preferenza cosciente, bensì di risposte innate innescate dal nervo acustico e dei sistemi di codifica del suono.
Musica e dopamina
Il potere della musica è in grado di spingere il nostro organismo, e in particolare il nostro cervello, a reagire con effetti simili a quelli provocati dall’assunzione di una sostanza psicoattiva. Ascoltare musica, infatti, innesca i meccanismi di rilascio del neurotrasmettitore dopamina da parte dei neuroni del sistema dopaminergico. Questo agente chimico, fortemente legato ai circuiti del piacere e della ricompensa del nostro cervello, produce emozioni intense, benessere, senso di gratificazione e motivazione, generando effetti benefici sul battito cardiaco, sul sistema vascolare e sulla pressione sanguigna, fungendo da efficace strategia di coping e incoraggiandoci a ripetere nuovamente l’esperienza di ascolto per rivivere quelle sensazioni terapeutiche.
Inoltre, è stato dimostrato che ascoltare musica, cantare o suonare uno strumento musicale ha un impatto benefico anche sul potenziale plastico del nostro cervello, soprattutto se l’apprendimento avviene durante l’infanzia, incrementando così la connettività e i meccanismi di sinaptogenesi (Schneider, 2002).
La musica: una meravigliosa forma d’arte!
Insomma, una vita senza musica risulterebbe indubbiamente spoglia dello spettro di emozioni intense e uniche che certi brani musicali e melodie sanno elicitare in ognuno di noi. Questa meravigliosa forma d’arte è capace di realizzare un incredibile passaggio dal particolare all’universale, permettendo a ciascuno di noi di identificarci nei messaggi che vengono veicolati dalle canzoni e di sentirci più compresi, uniti e sostenuti, esprimendo un potere di autoregolazione terapeutica per mente e corpo davvero straordinario.