I paradossi degli adolescenti: comprendere e accogliere una fase complessa
Come scrive Donald Winnicott, l’adolescenza va vissuta dai ragazzi e dalle ragazze: questa è la cura migliore.
L’adolescenza è una fase dello sviluppo da sempre considerata particolarmente delicata per il suo essere periodo di passaggio dall’infanzia all’età adulta, ma negli ultimi anni, in seguito all’avvento dei social network e alla pandemia da Covid-19, questo stadio si è fatto ancora più complesso, con un aumento significativo degli stati depressivi e ansiosi. I genitori si trovano spesso in difficoltà nel comprendere i loro figli e le loro figlie adolescenti, e incerti su come approcciarsi a loro al meglio.
Massimo Ammaniti nel suo libro “I paradossi degli adolescenti” fornisce un ottimo testo per comprendere questa età, partendo proprio dall’incontro con loro e dall’ascolto delle loro storie, lette attraverso la prospettiva delle teorie psicoanalitiche e della neurobiologia.
In particolare, Ammaniti ci offre un’approfondita trattazione di quelli che sono i paradossi inevitabili dell’adolescenza, ossia quelle condotte e tendenze tipiche di questa fase, che suscitano perplessità nei genitori e negli adulti in generale. Lo fa non solo descrivendo esempi di situazioni cliniche, ma anche fornendo importanti spunti per poter accogliere al meglio questa paradossalità che scopriamo interessare non solo i ragazzi e le ragazze, ma anche i genitori stessi.
I paradossi degli adolescenti: la bonaccia dell’adolescenza
Come descrive Ammaniti, l’adolescenza è un’età paradossale. Pur costituendo una rottura con il passato accompagnata da grandi trasformazioni fisiche e psicologiche, gli anni dell’infanzia si sono sedimentati nella costruzione del carattere e continuano a condizionare il presente.
Un altro paradosso è che, da una parte, gli adolescenti sono costantemente presi da loro stessi ma, allo stesso tempo, hanno un forte bisogno dell’approvazione e della conferma degli altri per sentirsi persone reali, essendo la loro identità in via di costruzione. Il gruppo diventa quindi necessario per rinforzare l’identità personale, ma può diventare anche un’arena pericolosa da cui emergono fenomeni di bullismo. Inoltre, rispetto al passato, gli adolescenti di oggi possono beneficiare di molte più opportunità di incontri, esplorazioni e viaggi, ma allo stesso tempo portano in sé un costante senso di solitudine e un profondo malessere esistenziale difficile da definire. Vorrebbero crescere e diventare autonomi dai loro genitori, ma poi si bloccano per la paura dell’imprevedibilità del futuro.
Donald Winnicott, psicoanalista e pediatra inglese, ha saputo cogliere secondo Ammaniti il carattere paradossale dell’adolescenza con la metafora della “bonaccia”, secondo cui gli adolescenti attraverserebbero rallentamenti e blocchi nello sviluppo in cui non si va né avanti né indietro, spesso perdendo la direzione di sé. Genitori e insegnanti vorrebbero aiutarli a uscire dalla stagnazione spingendoli da una parte o dall’altra ma, anche se non è facile, Winnicott suggerisce invece di aspettare che i giovani, dopo aver fatto ripetute esperienze, si rimettano in moto e riprendano la propria rotta. Questa “sconcertante” affermazione di Winnicott, secondo Ammaniti, svela un paradosso non tanto degli adolescenti, bensì dei genitori che spingono i figli a diventare autonomi, perdendo di vista che l’autonomia è invece una conquista personale che non può essere direzionata o sollecitata dagli adulti.
Tutti questi paradossi non possono essere risolti, ma vanno accettati come caratterizzanti lo sviluppo adolescenziale. Scrive Ammaniti “Non c’è altra strada se non quella di accettare questi contrasti e attendere che con il tempo siano loro stessi a scioglierli”.
I paradossi degli adolescenti: il ruolo dei genitori
Cosa possono fare i genitori per i loro adolescenti? Ammaniti evidenzia come sia fondamentale che i genitori riconoscano l’individualità dei propri figli, quello che pensano e le loro motivazioni, favorendo allo stesso tempo il confronto, in cui ognuno può far valere le proprie ragioni trovando, se possibile, un compromesso. E se non si arriva a un accordo o a un compromesso, i genitori devono mantenersi saldi nel proprio ruolo educativo, “anche se questo può provocare un contrasto o addirittura un conflitto con i figli”. Per Ammaniti, senza questo decisivo confronto, e all’occorrenza scontro, “non si instaura quella dialettica che fortifica il loro carattere e stimola la loro autonomia”. E questo diventa un altro paradosso dei genitori: aver acquisito negli ultimi tempi una maggiore capacità di comprendere i propri figli ma, allo stesso tempo, è inevitabile dover essere fermi quando si percepiscono situazioni di rischio o pericolo, fino ad arrivare a concludere una discussione accesa affermando: “Questo te lo dico io perché sono tuo padre (o tua madre)”.
Concludendo, “I paradossi degli adolescenti” è un interessante libro divulgativo rivolto a tutti, dove gli adolescenti in particolare possono sentirsi rispecchiati, e genitori e adulti possono trarre importanti spunti per potersi avvicinare a loro nel modo migliore possibile. Ammaniti suggerisce che, per poterlo fare senza essere giudicanti, può essere utile usare la propria adolescenza “mai completamente sopita”, che permette di mettersi nei loro panni e di comprenderne i comportamenti contrastanti, anche se appartenenti a generazioni lontane.