Il grido muto degli adolescenti
Da sempre il disagio degli adolescenti è argomento assai dibattuto tra gli opinionisti in televisione, gli scrittori, i professionisti della salute mentale, gli esperti ricercatori e tra i genitori stessi. Sebbene con modalità e strumenti diversi, tutti loro sono alla ricerca di ipotesi per comprenderne le ragioni e le funzioni ed escogitare soluzioni per ridurlo.
Oggi però il disagio degli adolescenti ha assunto caratteristiche inedite e spesso si accompagna a gesti autolesivi, comportamenti aggressivi o passivi che manifestano mancanza di speranza e rinuncia a perseguire progetti di vita. Se in passato le ragioni del disagio adolescenziale si sarebbero potute imputare a società troppo rigide, limitanti e chiuse nelle comunicazioni, ad un’educazione scolastica troppo autoritaria o a famiglie maltrattanti o negligenti, ora non lo potremmo più sostenere.
I nostri adolescenti contemporanei sono spesso molto sostenuti e seguiti, frequentano le migliori scuole, hanno la possibilità condividere e commentare con gli amici le proprie esperienze e i propri vissuti ovunque e in qualunque momento, i genitori appaiono presenti e coinvolti nelle loro vite. Come mai allora i ragazzi, in questo contesto “formalmente buono”, sembrano stare così male?
Soffrire di adolescenza: il disagio dei giovani secondo la visione di Loredana Cirillo
Nella schiera di chi ha provato a rispondere a questa antica ma più che mai attuale domanda vi è la psicologa e psicoterapeuta dell’istituto Minotauro di Milano, Loredana Cirillo, nel suo libro Soffrire di adolescenza, il dolore muto di una generazione, edito da Raffaello Cortina Editore.
Attraverso il lavoro clinico con gli adolescenti e le loro famiglie, l’autrice del libro prova a leggere il disagio attuale degli adolescenti, i loro sintomi, il loro vuoto riferito, alla luce di un nuovo funzionamento sociale e individuale, caratterizzato dal paradigma del “narcisismo” che non ammette vergogna, difetti d’autostima, fallimenti o fragilità, e all’emergere di una nuova idea di genitorialità e dei ruoli familiari.
Nel libro l’autrice afferma come, in passato, abbiamo rimproverato alle madri di essersi eccessivamente sacrificate in nome dei figli, di averli protetti troppo dalle difficoltà e dai dolori della vita, di essersi troppo identificate nel loro ruolo materno e di averne fatto quasi una missione a discapito della propria autonomia e individualità personale e professionale. Oggi invece, nell’entrare a contatto con le madri degli adolescenti, ci si trova di fronte alla rinuncia a mettere al primo posto la maternità, la famiglia e la cura. I figli contemporanei con la loro sofferenza chiedono di comprendere i loro sintomi e le ragioni del loro malessere senza farle preoccupare o soffrire troppo. Tuttavia, con altrettanta fatica, raccontano anche di una profonda sfiducia nell’essere accolti e compresi, di una difficoltà a cavarsela da soli, sebbene fin da piccoli imparato a contare solo sulle proprie forze, consapevoli di non dover chiedere troppo e di dover aderire ad aspettative ideali in cui il fallimento o contatto con emozioni dolorose non sono previsti.
L’autrice spiega come, fin dalla nascita, i figli contemporanei appaiano dover rispettare il mandato di non disturbare troppo, di non comunicare davvero ciò che sentono e provano anche se viene garantita loro la libertà di espressione e l’ascolto: pena la perdita della relazione. Nell’impossibilità di esprimere le loro naturali inclinazioni e dare significato alla loro vita, questi si rifugiano nei sintomi ansiosi, nella passività depressiva, nel mutismo, nelle abbuffate e nelle restrizioni alimentari o nei gesti autolesivi.
Nel libro Soffrire di adolescenza, il dolore muto di una generazione, Loredana Cirillo descrive questo “grido” muto e sofferente dei nostri adolescenti, utilizzando anche alcuni interessanti esempi provenienti dalla mitologia greca, per provare a cogliere la loro autenticità e provare a dare senso al loro dolore.
Forse, al di là di un’educazione “formalmente buona”, gli adolescenti ci chiedono solo questo.